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Pensioni, dal 2025 più i contributi in busta paga. Quanto si perde e guadagni futuri #finsubito prestito immediato


Tra gli emendamenti proposti alla legge di Bilancio 2025 ce n’è uno che interessa tanto le pensioni quanto gli stipendi.

Nell’ottica di risolvere un duplice problema – da una parte chi inizia a lavorare oggi rischia di avere una pensione inadeguata per vivere, dall’altra quello per cui le tendenze demografiche comporteranno un brusco calo delle entrate per l’Inps – il governo ha infatti pensato a una proposta che, su base volontaria, potrebbe rappresentare una valida soluzione.

Per chi lo vorrà, dalla busta paga verrà sottratto un 2% in più di contributi che si va ad aggiungere alla contribuzione già dovuta, pari al 9,19% nel settore privato, 8,80% nel pubblico (a cui va aggiunta poi la parte a carico del datore di lavoro).

Una proposta che si applica ai soli neoassunti nel 2025, i quali potranno quindi scegliere se – anziché ad esempio aderire a un fondo pensione – farsi togliere più soldi dalla busta paga così da garantirsi una pensione futura più alta.

A tal proposito è lecito chiedersi quanto si perde sullo stipendio laddove si aderisca a questo strumento, nonché quali sono effettivamente i guadagni sulla pensione: solo così si può capire se – e quando – questo strumento che dovrebbe entrare in vigore nel 2025 è davvero conveniente.

Quanti soldi si perdono in busta paga

È importante prima di tutto fare chiarezza su come i contributi versati incidono in busta paga, in particolare sul processo che porta al calcolo dello stipendio netto partendo dal lordo.

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Nel dettaglio, in prima istanza sul lordo vengono tolti i contributi dovuti dal lavoratore che quest’anno, per coloro che guadagnano meno di 2.692 euro, sono stati ridotti per effetto dello sgravio contributivo voluto dal governo per tagliare il cuneo fiscale. Dal 2025 tornano a essere applicati per intero, ma il lavoratore godrà di un trattamento fiscale agevolato a compensazione (o quasi) della perdita.

Dopodiché, solo sul lordo al netto di contributi si calcolano le imposte dovute a titolo di Irpef e di addizionali comunali e regionali.

Sappiamo che l’emendamento alla legge di Bilancio 2025 prevede la possibilità di incrementare del 2% l’esborso dei contributi dovuti. Ad esempio su uno stipendio di 1.000 euro sono 20 euro in più al mese: ma attenzione, perché non significa che sul netto ci saranno esattamente 20 euro in meno in quanto bisogna considerare la minore imposta dovuta in quanto calcolata su una base imponibile più bassa. Di fatto l’esborso sarebbe di circa 14-15 euro netti al mese.

A tal proposito, ecco una tabella in cui a seconda di quanto si guadagna viene specificato l’importo lordo, e netto, nel caso in cui si voglia aderire a questa facoltà:

Importo stipendio Versamento lordo mensile Versamento lordo annuo
1.000 20,00 260,00
1.200 24,00 312,00
1.400 28,00 364,00
1.600 32,00 416,00
1.800 36,00 468,00
2.000 40,00 520,00
2.200 44,00 572,00
2.400 48,00 624,00
2.600 52,00 676,00
2.800 56,00 728,00
3.000 60,00 780,00
3.200 64,00 832,00
3.400 68,00 884,00
3.600 72,00 936,00
3.800 76,00 988,00
4.000 80,00 1.040,00
4.200 84,00 1.092,00
4.400 88,00 1.144,00
4.600 92,00 1.196,00
4.800 96,00 1.248,00
5.000 100,00 1.300,00

Attenzione poi perché ci sarebbe un ulteriore risparmio, in quanto sull’esborso complessivamente sostenuto viene prevista una deducibilità al 50%, rendendo l’investimento più sostenibile.

Deduzioni e detrazioni fiscali: quali differenze?

Di quanto aumenta la pensione?

Nella tabella di cui sopra è quindi considerato l’esborso – lordo – di cui il lavoratore si farebbe carico nel caso in cui accettasse l’incremento dell’aliquota contributiva del 2%, con un valore che va da 20 a 100 euro lordi al mese in caso di stipendi compresi tra 1.000 e 5.000 euro.

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A questo punto serve capire come il versamento incide sulla pensione futura, per quanto comunque non sia possibile fare un calcolo di lungo periodo dal momento che non disponiamo di quegli elementi essenziali per il calcolo della pensione nel regime contributivo. Per farci un’idea possiamo però utilizzare i valori aggiornati al 2025, quale il tasso di rivalutazione dei contributi pari al 3,662% e il coefficiente di trasformazione variabile in base all’età in cui si smette di lavorare, pari ad esempio al 5,088% per chi va in pensione a 64 anni, 5,608% per aspetta i 67 anni.

Detto questo, vediamo quanto inciderebbe un anno di versamento extra sulla pensione futura:

Importo stipendio Versamento annuo Versamento annuo rivalutato Aumento pensione per chi ci va a 64 anni Aumento pensione per chi ci va a 67 anni
1.000 260,00 269,14 13,72 15,10
1.200 312,00 323,94 16,45 18,57
1.400 364,00 378,74 19,28 22,05
1.600 416,00 433,54 22,10 25,53
1.800 468,00 488,34 24,93 29,00
2.000 520,00 543,14 27,75 32,48
2.200 572,00 597,94 30,58 35,96
2.400 624,00 652,74 33,40 39,43
2.600 676,00 707,54 36,23 42,91
2.800 728,00 762,34 39,05 46,39
3.000 780,00 817,14 41,88 49,87
3.200 832,00 871,94 44,70 53,35
3.400 884,00 926,74 47,53 56,83
3.600 936,00 981,54 50,35 60,31
3.800 988,00 1.036,34 53,18 63,78
4.000 1.040,00 1.091,14 56,00 67,26
4.200 1.092,00 1.145,94 58,83 70,74
4.400 1.144,00 1.200,74 61,65 74,22
4.600 1.196,00 1.255,54 64,48 77,70
4.800 1.248,00 1.310,34 67,30 81,18
5.000 1.300,00 1.365,14 70,13 84,66

Nelle ultime due colonne è quindi indicato l’importo teoricamente spettante per un anno di contributi maggiorato. Basta quindi moltiplicare quanto previsto per il numero di anni in cui si conta di effettuare questi versamenti per avere un’idea di quanto complessivamente spetterà. Ad esempio, per 10 anni si andrebbe da 150 a 850 euro in più l’anno, per 20 anni da 300 a 1.700 euro.



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