ADRIA (Rovigo) – “Siamo nel mezzo di un’autentica rivoluzione nel pianeta Sanità, con i fondi del PNNR per realizzarla e una scadenza improrogabile: marzo 2026. Il mancato rispetto della scadenza avrebbe come conseguenza la restituzione dei fondi finanziati dall’Europa, che non farà sconti”.
È stata una grande serata in casa Lions lo scorso 6 dicembre, allo “Stella d’Italia” di Adria, con la presenza del dottor Pietro Girardi, classe 1965, manager della sanità veneta dal 2006 prima nello IOV, poi nell’USL 19 di Adria (2013-15), a Verona e dintorni (2016-2024), fino ad approdare lo scorso marzo 2024 all’Usl 5 Polesana in veste di Direttore Generale.
Sono dunque informazioni di primissima mano quelle che – su invito del Presidente Andrea Marangon – Girardi ha portato all’attenzione di soci ed ospiti in casa del Lions club “Contarina-Delta Po” nella sua veste di Primo dei manager sanitari responsabili del nostro territorio.
“Parleremo stasera degli ultimi 20 anni di evoluzione della programmazione sanitaria”, ha esordito Girardi davanti ad una platea decisamente attenta ad un argomento scottante e ad un relatore così qualificato. L’evoluzione della sanità italiana dal 2010 ad oggi – illustra Girardi – ha visto una serie di cambiamenti per certi versi epocali, legati all’invecchiamento della popolazione, ai progressi tecnologici e a una gestione sempre più sostenibile delle risorse, solo per citarne alcuni: “immagino che tutti abbiano potuto notare il progressivo spostamento dell’attività dall’ospedale al territorio, l’emigrazione dal pubblico al privato, un numero importante di ospedali chiusi, il calo dei ricoveri e delle prestazioni specialistiche, l’aumento delle strutture miste come le RSA pubbliche e private, le strutture per disabili e l’avvio degli Ospedali di Comunità. Certo, tra ombre e luci: come l’alto numero di medici e pediatri di base persi e nello steso tempo un aumento dell’assistenza domiciliare integrata”.
Il DM 77/2022 segna una vera svolta, a partire da nuovi modelli organizzativi, dalla creazione di nuove strutture e modalità di somministrazione delle cure mediche, da un nuovo numero di telefono – oltre al noto 118 – il 116/117 per “segnalare un problema” cui si può dare risposta anche sul territorio e da cure più rapide e a bassa intensità, avvicinando l’assistenza sanitaria al cittadino e riducendo la pressione sugli ospedali. Ma il quadro completo farà emergere l’“Ospedale di Comunità”, con un esempio già presente nell’ospedale di Adria, anche se strutturato solo in parte. Di queste strutture, ne è prevista una ogni 100.000 abitanti.
Grande novità e grande ruolo avranno le “Case di Comunità”, un’evoluzione più efficiente della mai partita “medicina di gruppo”. Ve ne sarà una ogni 50.000 abitanti, dunque 5 in provincia di Rovigo; conterranno 10/15 ambulatori, 35 medici, 7 infermieri e alcuni volontari; l’apertura sarà garantita h24. Saranno presenti assistenti sociali di Comune e Usl e i medici di famiglia – al di là del loro ambulatorio personale – dovranno garantire almeno 2 ore di presenza alla settimana: un vero hub cui farà riferimento – nel casi della provincia di Rovigo – il 20% dell’intera popolazione con ruolo fondamentale degli infermieri, ormai tutti laureati, e che i medici coordineranno, e con uno sguardo attento anche all’assistenza domiciliare.
Altre strutture previste, gli URT per le prestazioni riabilitative e fisioterapiche, e gli Hospice, la cui impostazione sarà radicalmente modificata per supportare pazienti e familiari nei momenti più critici e decisivi della propria vita. Il tutto sarà concepito nell’ottica di criteri di giudizio e e livelli organizzativi uguali tra pubblico e privato, che devono saper convivere per migliorare l’offerta sanitaria a disposizione del cittadino.
Le prospettive future della sanità italiana saranno altresì legate all’integrazione dei modelli di cura, alla digitalizzazione avanzata (ormai è di casa l’A.I., ossia l’Intelligenza Artificiale), e all’efficienza del SSN (con il reclutamento di medici e soprattutto di infermieri, ormai introvabili), conclude Girardi. La messa a terra del DM 77/2022 dovrebbe consentire una sanità più inclusiva, integrata e tecnologicamente avanzata, anche se alcune sfide rimarranno in termini di risorse economiche da reperire e di una gestione più equa tra le diverse regioni.
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