In Italia su 1,1 milioni di ettari totali, 500 mila sono abbandonati
In Italia, l’abbandono dei terreni olivicoli è una vera e propria emergenza. Una recente ricerca del centro studi del consorzio nazionale di olivicoltori, ha evidenziato che in Italia su 1,1 milioni di ettari totali, 500 mila sono abbandonati.
Dal 2010 al 2020 le aziende olivicole sono complessivamente scese del 31% a fronte di una superficie sostanzialmente stabile. Non fa eccezione la regione Campania in cui si registra un calo del 40% delle aziende olivicole presenti sul territorio (dati Ismea scheda olio di oliva febbraio 2023).
In questo quadro si inserisce la notizia dell’approvazione dell’ordine del giorno contro l’abbandono promosso dall’associazione città dell’olio in collaborazione con l’onorevole Giuseppe Bicchielli nell’ambito del decreto ambiente, che ha l’obiettivo di arginare il preoccupante fenomeno dell’abbandono dei terreni agricoli con conseguenze tragiche in termini di dissesto idrogeologico.
“Un risultato atteso, un traguardo importante, frutto del lavoro sinergico che ha visto le città dell’olio giocare un ruolo di primo piano nel processo che ha portato alla stesura e all’approvazione dell’ordine del giorno al decreto ambiente contro l’abbandono dei terreni agricoli – ed olivicoli in particolare – presentato dall’onorevole Pino Bicchielli che ringraziamo per essere un punto di riferimento, un interlocutore credibile per tutto il mondo dell’olivicoltura.
Grazie al Governo e ai parlamentari che hanno sostenuto questo ordine del giorno, il percorso è tracciato e noi siamo pronti ad essere parte attiva del tavolo tecnico interministeriale con le regioni, gli enti locali e le principali associazioni nazionali di settore che ci auguriamo venga istituito nel breve periodo, per dare concretezza ed attualità alla normativa nazionale vigente sulle terre abbandonate” ha dichiarato il presidente delle città dell’olio Michele Sonnessa.
“Per le città dell’olio il tema dell’abbandono dell’olivicoltura è una priorità assoluta e a testimoniarlo vi sono le numerose iniziative messe in campo dall’associazione nel 2024 per contribuire ad invertire questa preoccupante tendenza: dall’istituzione del tavolo tecnico città dell’olio relativo all’elaborazione di una proposta di legge (o di altro atto normativo) per il contrasto dell’abbandono dell’olivicoltura, alla marcia contro l’abbandono organizzata l’ultima domenica di ottobre in occasione della camminata nazionale tra gli olivi in tutta Italia, al progetto pilota per il recupero deli terreni olivicoli abbandonati che si sta attuando in Toscana in collaborazione con Anci Toscana ed ente terre della regione Toscana.
L’abbandono è in costante crescita in quasi tutto il territorio nazionale ed è per questa ragione, abbiamo sostenuto con forza la realizzazione di un piano strategico di recupero degli oliveti abbandonati da cui dipende la sopravvivenza delle comunità dell’olio nate intorno ad una coltura millenaria – la civiltà dell’olivo – di cui dobbiamo prenderci cura.
Combattere l’abbandono equivale, inoltre, a contribuire a far fronte alle numerose emergenze ambientali che riguardano i cambiamenti climatici, il rischio idrogeologico, gli incendi e la tutela della biodiversità oltre che a dare nuovo slancio ai territori guardando a tutti i servizi ecosistemici che l’olivicoltura multifunzionale produce, incluso quello relativo all’oleoturismo, che risponde alle crescenti richieste di un pubblico di visitatori sempre più interessato a fare esperienze legate all’olio Evo e alla scoperta dei territori da cui nasce.
L’approvazione di questo ordine del giorno è un passo in avanti verso la realizzazione di alcune delle proposte nate in seno all’attività trentennale delle città dell’olio: l’attività di censimento, l’introduzione di agevolazioni fiscali per la regolarizzazione catastale, per l’acquisto o la presa in gestione di terreni agricoli abbandonati, la promozione dei modelli cooperative di comunità e associazioni fondiarie nei comuni interessati.
Servono norme, strumenti ed iniziative attualizzate di contrasto all’abbandono dell’olivicoltura tradizionale e multifunzionale che includano anche il riconoscimento dell’olivicoltura storica ed eroica”.
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