La riforma pensioni segna un nuovo capitolo per i lavoratori del sistema contributivo: a 64 anni sarà possibile lasciare il lavoro sommando previdenza obbligatoria e complementare. È questa una delle principali novità emerse dai lavori della Commissione Bilancio della Camera, che sta affrontando la complessa approvazione della manovra economica.
La Commissione Bilancio della Camera ha introdotto alcune importanti modifiche al sistema previdenziale italiano e altre misure di rilievo economico e fiscale. Tra queste, spicca una norma che consente ai lavoratori assunti dopo il 1996 di accedere alla pensione anticipata a 64 anni, purché rientrino nel sistema contributivo. Questa misura, insieme ad altre disposizioni approvate, come la riduzione dell’aliquota Ires per le imprese e lo stop alle detrazioni per le caldaie a gas, rappresenta una svolta significativa in diversi ambiti della politica economica e sociale italiana.
Pensioni anticipate: una maggiore flessibilità per il sistema contributivo
L’attuale normativa permette ai lavoratori del regime contributivo di andare in pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma a una condizione: l’importo dell’assegno pensionistico deve essere pari a tre volte la pensione minima per gli uomini e 2,8 volte per le donne. Questa soglia spesso impedisce ai lavoratori con redditi medi o bassi di accedere al pensionamento anticipato.
La modifica approvata consente di superare questo limite attraverso l’utilizzo dei fondi previdenziali complementari. In altre parole, sarà possibile sommare l’assegno della previdenza obbligatoria con la rendita derivante dai fondi privati, ampliando le possibilità di raggiungere la soglia richiesta.
Secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, la norma introduce un’importante novità nel panorama previdenziale italiano. «Per la prima volta, la previdenza obbligatoria e quella complementare potranno essere cumulate per ottenere un assegno pensionistico adeguato e anticipare il pensionamento a 64 anni», ha dichiarato Durigon. Questa modifica premia la flessibilità in uscita, permettendo a un maggior numero di lavoratori di lasciare il mercato del lavoro in anticipo rispetto alle regole attuali.
Silenzio assenso per il Tfr nei fondi pensione
Un’altra norma in discussione riguarda l’introduzione del silenzio assenso per il trasferimento del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) nei fondi pensione. Questa misura, che potrebbe essere approvata solo negli ultimi passaggi in Commissione, sarebbe applicabile esclusivamente ai nuovi assunti, contribuendo a incentivare la previdenza complementare. Tuttavia, il costo di questa operazione rende incerta l’approvazione definitiva, che potrebbe slittare alle ultime battute del dibattito parlamentare.
Ambiente ed energia: stop agli incentivi per le caldaie a gas
Tra gli emendamenti approvati, uno presentato dal Movimento 5 Stelle elimina, a partire dal 1° gennaio 2024, le detrazioni fiscali per l’acquisto di caldaie a gas. Questa misura si inserisce nel quadro della direttiva europea “Case Green”, che punta a migliorare l’efficienza energetica degli edifici e prevede il divieto di installazione di caldaie a gas a partire dal 2040.
La decisione, pur mirata a ridurre l’impatto ambientale delle abitazioni, ha suscitato critiche da parte di Assotermica, l’associazione che rappresenta l’industria del riscaldamento in Italia. Il settore, che conta oltre 10.000 lavoratori e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, rischia di subire gravi conseguenze economiche. L’associazione ha evidenziato come il provvedimento possa avere ripercussioni non solo sulle imprese, ma anche sulle famiglie, che si troverebbero ad affrontare costi più elevati per l’adeguamento energetico.
Agevolazioni fiscali: Ires premiale per le imprese
Sul fronte delle imprese, la Commissione ha introdotto una misura che prevede una riduzione dell’aliquota Ires dal 24% al 20% per le aziende che rispettano specifici requisiti. Per accedere a questa agevolazione, le imprese devono accantonare almeno l’80% degli utili maturati nel 2023 e reinvestirne almeno il 30% nelle proprie attività.
La misura ha lo scopo di incentivare gli investimenti e rafforzare la crescita economica delle imprese italiane, premiando quelle che dimostrano una visione a lungo termine. Tuttavia, il costo di questa iniziativa sarà coperto attraverso un prelievo temporaneo sul sistema bancario, una scelta che potrebbe generare tensioni nel settore finanziario.
Ritardi e criticità nei lavori parlamentari
Nonostante le importanti decisioni prese, i lavori in Commissione Bilancio stanno procedendo a rilento, con continui rinvii causati dalla riscrittura degli emendamenti e dal clima di tensione politica. Dopo una pausa forzata per consentire alla premier di intervenire in Aula, i lavori della Commissione dovrebbero riprendere per finalizzare il testo della manovra.
I ritardi hanno già avuto un impatto sulla tabella di marcia per l’approvazione definitiva. Il testo è atteso al Senato il 23 dicembre, con un primo esame in Commissione, e dovrebbe arrivare in Aula il 27 dicembre. Il voto finale è previsto per il 28 dicembre, probabilmente accompagnato dalla fiducia.
Le critiche delle opposizioni
Le opposizioni non hanno risparmiato critiche sulla gestione dei lavori. Cecilia Guerra, deputata del Partito Democratico, ha denunciato il metodo adottato per l’approvazione degli emendamenti, definendolo disorganizzato e poco trasparente. «Ci apprestiamo ad approvare per parti separate un maxiemendamento con temi completamente disomogenei», ha affermato.
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