Martedì 17 dicembre, l’arcivescovo Gian Franco ha celebrato la Novena del Santo Natale nella parrocchia di San Giuseppe, a Sassari, con la partecipazione dei Responsabili degli Uffici di Curia e degli Uffici Pastorali Diocesani, insieme ai membri delle Équipe e delle Commissioni.
Di seguito riportiamo il testo dell’omelia tenuta dall’Arcivescovo.
«Il tempo della Novena, nel quadro del tempo liturgico dell’Avvento, ci aiuta a prepararci bene alla celebrazione del Natale del Signore. Questa sera siamo grati a don Tonino e alla cara comunità di San Giuseppe che ci accoglie, anche come organismi di Curia, del Centro Pastorale e dell’Accademia, per condividere questo appuntamento di preghiera mentre è in corso la Visita pastorale nelle parrocchie della città di Sassari.
Il primo elemento che desidererei sottolineare è, anzitutto, il dono della Novena. Come ben sappiamo, la Novena è una pia pratica introdotta agli inizi del 1700 grazie al contributo dei Padri di San Vincenzo, i Padri della Missione. La prima Novena fu pregata e cantata nella chiesa dell’Immacolata a Torino.
Perché San Vincenzo e i suoi figli sentirono il vivo desiderio di proporre la novena? Il vero obiettivo era invitare il Santo Popolo di Dio a gustare l’amore celebrando il Natale. Non bastava dedicare un solo giorno alla memoria della Natività del Verbo di Dio, ma era necessario un tempo più intenso. Questo appuntamento mi sembra molto importante perché, in una società dove è venuto meno il senso della storia e forse anche la consapevolezza che il Verbo di Dio si è fatto carne nella storia, la Novena può essere un itinerario di preghiera e catechesi per ripercorrere la Storia della Salvezza. Possiamo riscoprire che la nostra è una storia di salvezza.
Ecco perché i canti della Novena e le sue melodie sono pensati per farci gustare la dolcezza dell’amore di Dio. Forse, in passato, si è caduti in un intimismo spirituale, ma noi siamo chiamati a recuperare la capacità di cantare l’amore di Dio. Questa è l’essenza cristiana: cantare l’amore di Dio. La Novena ci offre questa splendida opportunità, un’occasione catechetica per rivivere il tempo in cui Dio ha preparato la venuta del Verbo. L’inizio della Novena recita: “Regem venturum Dominum, venite adoremus.” Al centro c’è Cristo. Venite ad adorare il Re che sta per venire. Venite adoremus! Questo è l’obiettivo: suscitare l’incontro tra il Cielo e la Terra, favorire la nostra capacità di donazione.
Non è casuale che nella celebrazione della Novena ci sia al centro Gesù Eucaristia con l’esposizione del Santissimo Sacramento. Cristo continua a essere presente nella nostra vita attraverso l’Eucaristia in modo sublime e peculiare. La Novena di Natale, all’inizio dell’anno liturgico, ci invita a volgere lo sguardo verso Colui che è il centro della nostra vita spirituale e della storia: Cristo.
È interessante ricordare che i Padri della Missione compresero l’urgenza di trasmettere, nel XVIII secolo, il messaggio dell’amore di Dio in un contesto culturale profondamente razionalista e illuminista. Utilizzarono testi e melodie capaci di parlare al cuore, allo spirito e ai sensi. Questa metodologia non è nuova: già i Padri della Chiesa, nel IV secolo, componevano testi semplici e facilmente memorizzabili per aiutare le comunità cristiane a ravvivare la loro fede. Lo facevano Sant’Ambrogio, Sant’Ilario e Sant’Agostino, tra gli altri.
Anche oggi, narrare cantando e utilizzando melodie accessibili è un mezzo potente per imprimere nella mente e nel cuore i misteri di Cristo. Stiamo per iniziare un anno particolare, un anno sacro. Preghiamo che possa essere un anno in cui riscoprire e riaccendere la speranza».
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