A partire dal 1.01.2025, l’ordinamento italiano non contemplerà più alcuna forma di detrazione fiscale a favore dell’acquisto e dell’installazione di caldaie alimentate da gas o altri combustibili fossili, invertendo definitivamente la rotta rispetto alle tradizionali politiche di incentivazione adottate fino a ora e anticipando tendenze previste dalle norme comunitarie.
L’emendamento introdotto nella legge di Bilancio 2025, coerente con la Direttiva (UE) 2018/844 in materia di prestazione energetica degli edifici, punta così a superare la visione ancorata alle fonti non rinnovabili, allineandosi al percorso di decarbonizzazione integrale del settore edilizio entro il 2050. Questa scelta non costituisce un semplice passaggio tecnico, ma un mutamento culturale e strategico che obbligherà, nella pratica, committenti, progettisti, imprese di costruzione e installatori ad aggiornare le proprie logiche operative, valutando attentamente le alternative disponibili per il riscaldamento degli spazi abitativi.
Fino alla fine del 2024, rimarranno operative le aliquote di detrazione stabilite dall’ecobonus, come la possibilità di beneficiare di una riduzione fiscale sino al 65% per l’installazione di caldaie a condensazione di classe A dotate di avanzati dispositivi di termoregolazione, nonché del 50% per le ristrutturazioni che comprendano l’impiego di caldaie a condensazione di classe A. Tali incentivi, tuttavia, cesseranno dal 2025 per tutti gli impianti alimentati da carburanti di origine fossile, a meno che l’intervento non preveda un’integrazione tecnologica con sistemi più innovativi, ad esempio accoppiando la caldaia convenzionale con una pompa di calore.
L’orientamento del legislatore appare perfettamente in linea con le politiche nazionali di riduzione delle emissioni e i piani europei di efficienza energetica, dato che i sistemi di riscaldamento basati su combustibili fossili rappresentano una rilevante fonte di inquinamento. Negli ultimi decenni, le caldaie alimentate a gas naturale, GPL o gasolio hanno conquistato un ruolo centrale nel riscaldamento domestico, in parte grazie alle agevolazioni fiscali che ne rendevano l’adozione più conveniente. Con la rimozione di tali incentivi, i contribuenti non potranno più contare su riduzioni d’imposta per l’acquisto di impianti caratterizzati da emissioni climalteranti e dovranno ripensare l’impiantistica in termini di maggiore sostenibilità.
Le opzioni disponibili per il futuro sono molteplici e, sotto il profilo tecnico, sempre più affidabili: le pompe di calore, che sfruttano energia termica prelevata dall’ambiente e convertita in calore per gli interni, risultano decisamente più efficienti e integrabili con impianti solari fotovoltaici, consentendo un approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili con benefici sia ambientali che economici. I sistemi ibridi, in cui una pompa di calore opera in sinergia con una caldaia a gas, rappresentano una transizione graduale, limitando l’impiego di combustibili fossili e migliorando l’efficienza complessiva. Analogamente, le caldaie a biomassa offrono una soluzione a basso impatto di CO2, mentre gli impianti elettrici alimentati da energia rinnovabile diventano particolarmente appetibili se combinati con moderni sistemi di accumulo. Inoltre, per determinati contesti, le soluzioni geotermiche garantiscono un comfort termico ottimale sfruttando il calore del sottosuolo.
Questa svolta normativa obbliga dunque a una riflessione sugli attuali paradigmi del riscaldamento domestico, spingendo il mercato verso apparecchiature più pulite e riducendo progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili. L’aspetto economico non va trascurato: sebbene l’investimento iniziale in soluzioni tecnologicamente avanzate possa risultare più elevato rispetto alla tradizionale caldaia a gas, nel medio e lungo periodo l’utente ne trarrà vantaggio grazie al taglio dei consumi, alla maggiore stabilità dei prezzi delle fonti rinnovabili e a un potenziale miglior valore dell’immobile.
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