Sedici indagati e un giro di mazzette per indennizzi. Corre lungo questo filo l’inchiesta condotta dei militari della Guardia di finanza di Vibo Valentia, coordinata e diretta dal procuratore Camillo Falvo, dalla quale emergono numerosi episodi di cui gli indagati dovranno rispondere: un “sistema” che consentiva di ottenere agevolazioni o false certificazioni che attestassero una malattia, o per fare liquidare le pratiche relative ad incidenti, al fine di ottenerne la relativa indennità… ed era sufficiente istruire la pratica e “lubrificarla” con un “dono” che partiva dalle mille euro in su (con ricariche Postepay) passando anche dall’elargizione di generi alimentari, sino a oggetti di valore, tra cui un Rolex d’oro, e a telefonini.
Tra loro, ricordiamo, i finanzieri hanno eseguito tre misure interdittive (più la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e conseguente interdizione delle attività per la durata di 12 mesi) ad Antonio Salvatore Pasqua, medico del Patronato Inas e responsabile dell’assegnazione del punteggio delle pratiche dei singoli beneficiari, e ai due funzionari addetti alla gestione e all’istruzione delle pratiche amministrative Inail, Giuseppe Mercuri e Giuseppe Tomaino (questi anche materiale liquidatore delle pratiche). Le altre persone raggiunte da avviso di garanzia sono: Nazzareno Bellissimo, Michele Cichello, Stefano Cuccione, Giuseppe D’Amico, Vincenzo Mazzotta, Salvatore Francesco Meddis (dirigente medico legale Inail e responsabile dell’assegnazione dei punteggi delle pratiche), Francesco Monteleone, Nicola Antonio Monteleone, Salvatore Naccari, Giuseppe Pizzonia, Francesco Scannadinari, Fabio Schicchi (infermiere Inail) e Angelo Sorrentino. Il computo delle Fiamme gialle si è fermato a 350mila euro quale nocumento alle casse pubbliche e 125mila in materia di tangenti.
L’inchiesta avrebbe fatto emergere anche casi di irregolari certificati per false allergie al cemento… come causa di altrettanto falsa dermatite; oltre a istruire le pratiche al fine di liquidare infortuni sul lavoro o malattie professionali per malattie preesistenti; o riconoscere il danno biologico subíto all’arto dominante superiore sinistro di uno degli indagati, che aveva falsamente dichiarato di essere mancino, anziché destrorso, e che aveva fatto incassare una “mazzetta” oscillante tra 4000 e 5000 euro.
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