Natalia Ferrara, vicepresidente dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca, commenta le conclusioni del rapporto sul fallimento di Credit Suisse, presentato oggi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta. Lo fa puntando il dito anche contro la Finma: “A cosa serve un’Autorità di vigilanza che non svolge il proprio ruolo?”, si domanda l’esperta.
“Diciotto mesi per dire quello che come Asib, Associazione svizzera degli impiegati di banca. Forse è mancato un po’ di coraggio da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta”. Natalia Ferrara, vicepresidente dell’Asib, reagisce così al rapporto pubblicato oggi sul tracollo di Credit Suisse. Un documento in cui, ricordiamo, la Cpi bacchetta l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), ma precisa che “non c’è stato alcun comportamento scorretto da parte delle autorità politiche”. Per Ferrara, le conclusioni a cui è giunta la Cpi “sono giuste, ma ora servono le reazioni. A partire dal 2017 la Finma ha permesso delle agevolazioni rispetto alle leggi vigenti, coprendo una situazione di instabilità di Credit Suisse e facendo credere a tutti, mercati compresi, che le cose andavano meglio di come era la realtà”. Questo, “non è possibile e qualcuno deve rispondere di questi comportamenti”. Un qualcuno che per Ferrara “sono i vertici di Credit Suisse”, ma non solo. “A cosa serve un’Autorità di vigilanza se non svolge il proprio compito?” si chiede la vicepresidente dell’Asib.
Per questo, a livello di conseguenze per quanto successo, Ferrara si domanda “se i vertici di Credit Suisse non debbano essere perseguiti penalmente, perché la malagestione andrebbe forse declinata in un altro modo”. Mentre per quanto riguarda la Finma, l’Associazione ha già chiesto le dimissioni della presidente con l’assunzione, da parte sua, delle proprie responsabilità, visto che essendo a capo dell’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari dal 2021, doveva e poteva riconoscere la gravità della situazione”.
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