Sardegna sempre più povera, con un tasso di povertà che nel 2023 è salito al 15,9%, ben più alto di quello nazionale che si attesta al 9,7% della popolazione. Sono 118mila le famiglie in difficoltà nell’Isola, 9mila in più rispetto al 2022. In Italia sono 2 milioni 217mila, +1,4%.
Questi i dati Istat, drammatici, illustrati stamani in Consiglio regionale in occasione del XIV dossier della Caritas diocesana di Cagliari.
E un primo assaggio di quello che è stato il 2024 nel Cagliaritano ce lo offrono i numeri forniti dalla Caritas. I contatti avuti dai vari servizi nel 2024 sono stati più di 180mila, nel 2023 erano 20mila in meno. Il solo servizio mensa a Cagliari ha erogato 121.084 pasti da ottobre 2023 a settembre 2024 (una media di 192 al giorno), le mense di Settimo, Sinnai e Maracalagonis ne hanno erogati invece 34.740. E i dati rendono solo parzialmente l’idea, perché ci sono anche numerose altre mense per i poveri.
Più di 13mila pacchi distribuiti, 1.511 visite dello Studio medico specialistico, 1.489 contatti del Centro d’ascolto Kepos che si occupa di migranti. Altri dati che fotografano la realtà e danno l’idea delle enormi difficoltà presenti nel territorio e del grande impegno dei tanti volontari al servizio delle persone più fragili.
Tutti gli indicatori sono in crescita, spiega la Caritas. E gran parte dei richiedenti è sardo, il 71,7% per la precisione. «Preoccupante la situazione dei maschi, che evidenziano maggiori problemi legati ai rapporti familiari: spesso sono soli, disoccupati e con problemi abitativi». In grande aumento il numero di anziani costretti a rivolgersi ai servizi della Caritas: il 13,3% del totale, nel 2018 era appena il 7,6%.
A chiedere aiuto sono soprattutto disoccupati (51%), ma non solo. Il 14,5% delle persone che si rivolge alla Caritas ha un lavoro, segnale allarmante di come ad oggi neanche un salario possa garantire una vita dignitosa. E ancora: il 13,6% è composto da casalinghe, l’11,5% da pensionati. C’è chi ha un reddito insufficiente (21,1%) e chi non ha reddito (18,6%). Alcuni non hanno una casa (3,7%), altri sono pieni di debiti (2,6%), altri ancora hanno perso un lavoro (1,7%). Tanti profili diversi, dietro cui si celano altrettante storie diverse, con un unico comune denominatore: senza l’aiuto dei volontari, non si va avanti.
Quanto agli stranieri, in forte aumento il numero dei senza fissa dimora. E sono soprattutto bosniaci e ucraini coloro che si rivolgono ai volontari. Un quarto del totale dei migranti in situazione di difficoltà dispone di un titolo di studio superiore.
Gli interventi si concentrano sia nell’erogazione di beni e servizi, sia nell’ascolto. E sono diverse le cause che hanno portato all’incremento dei poveri: le guerre, i rincari energetici, la situazione drammatica della sanità, i bassi salari.
Alla presentazione del dossier è intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini: «Metteremo più risorse economiche, ma non bastano, bisogna mettere in campo anche risorse umane per realizzare un’infrastruttura sociale capace non solo di affrontare le emergenze, ma anche di creare una nuova mentalità più aperta, sensibile e solidale».
«La povertà – ha concluso Comandini ringraziando l’arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi – in Sardegna è in continua crescita, ben oltre la media nazionale. Bisogna trasformare i numeri in azioni, basta voltarsi dall’altra parte. Ognuno di noi sia protagonista della solidarietà».
(Unioneonline/L)
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