La scia dei prolungati blackout elettrici nel territorio appenninico, iniziata domenica 8 dicembre, pareva cessata. Ma l’altro ieri non era ancora così. Fabio Braglia, presidente della Provincia di Modena, nonché sindaco di Palagano, giovedì scorso aveva scritto via social ai cittadini palaganesi: “Enel ci informa che tutte le utenze sono state rialimentate”. Ma venerdì faceva sapere che c’erano 370 utenze di energia elettrica disalimentate tra Boccassuolo, le Macinelle, Raggiola e le Lame”. Aggiungendo: “Enel ci informa che i gruppi elettrogeni installati ieri non sono sufficienti ne stanno arrivando altri. So che la pazienza è finita, la mia già da un po’…”.
Presidente Braglia, la sua pazienza è giunta al punto di rottura? “Le criticità di questi giorni hanno messo in evidenza la fragilità di un territorio che sta mettendo in forte crisi la crescita e lo sviluppo di intere comunità. La montagna non paga solo un gap geografico, anche infrastrutturale, come ci hanno dimostrato le oltre 6.000 utenze scollegate per diversi giorni, nel corso della settimana passata”.
Dal recente incontro in Provincia con i gestori delle reti elettriche, presenti i sindaci, sono arrivate rassicurazioni e impegni? “Dal confronto con Enel e Inrete è emersa l’urgenza di investire in questo territorio, con la stessa fondamentale necessità di investimenti per assicurare i servizi alla persona, tema fortemente discusso lo scorso anno, a cui aggiungiamo la perenne scarsità di risorse per la manutenzione delle infrastrutture stradali, aggravate anche dal recente taglio di 1,5 miliardi di euro destinati alle Province per la manutenzione stradale”.
Quindi sempre meno disponibilità finanziarie a disposizione. “Viviamo in un territorio a forte rischio idrogeologico e stiamo ancora attendendo i fondi per il ripristino dei danni del maltempo dello scorso anno, a cui si sommano quelli della precedente alluvione, senza dimenticare la manutenzione ordinaria della viabilità. Anche quest’anno la Provincia ha versato oltre 20 milioni di euro allo Stato, un esborso che sottrae fondi ai servizi per i nostri cittadini”.
L’Appennino è attrattivo, ma la precarietà dei servizi favorisce non aiuta e favorisce lo spopolamento. “Il Governo ci dica se vuole che la nostra montagna continui a essere un luogo abitato oppure no. La ricetta per salvarle l’Appennino dai reali problemi che l’affliggono, senza pararsi dietro slogan di facciata, è semplice: meno tasse per chi ci vive e sceglie di abitarci, sgravi fiscali per aziende, imprese e attività commerciali e servizi più vicini. Vogliamo scongiurare lo spopolamento del territorio montano, vogliamo renderlo attrattivo per cittadini, famiglie, imprese e per fare questo servono anzitutto i servizi, serve una de-contribuzione fiscale e servono agevolazioni per chi vuole progettare e costruire il proprio futuro qui, in montagna. Il montanaro è abituato a rimboccarsi le maniche, a darsi da fare… ma non possiamo chiedergli l’impossibile”.
Che cosa chiedete agli organi preposti? “Noi siamo sempre stati disponibili e pronti a fare la nostra parte, a supportare i comuni e i territori più periferici, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter operare e per questo il sostegno da parte dello Stato e del livello di governo regionale è fondamentale. Anni fa l’allora senatore modenese Vaccari si era fatto promotore di un disegno di legge specifico proprio per la montagna, così come la consigliera regionale Palma Costi ha promosso politiche attive per i nostri territori e più recentemente la Regione ha compreso l’Appennino tra le Aree interne da tutelare e sviluppare. Tutto questo è lodevole, ora serve un ulteriore scatto in avanti”.
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