Pescato 2024 nel Garda: cala vertiginosamente la quantità di coregone.
Tempo di bilanci, anche per il pescato
Fine anno, tempo di bilanci anche per quanto riguarda il pescato. A fotografare la situazione che interessa il bacino lacustre benacense il vicepresidente della Comunità del Garda e vicesindaco di Peschiera del Garda Filippo Gavazzoni .
Partendo dai dati del pescato forniti dai grossisti che acquistano le specie ittiche direttamente dai pescatori è giunto alle seguenti conclusioni: a balzare agli occhi, in modo particolare, il calo vertiginoso del coregone , una vera e propria specialità ricercata e servita nei ristoranti gardesani oltre che specie fondamentale per i pescatori professionisti locali.
«Nel 2020 la quota annuale di coregoni prelevata a livello professionale, calcolata su circa l’80 per cento del pescato, era di 56 tonnellate – ha spiegato Gavazzoni – mentre nel 2024, con i dati aggiornati a qualche giorno fa e considerabili quindi definitivi, si parla solamente di 12, con un calo progressivo annuo di circa il 20 per cento sulla quota precedente».
In particolare si è passati dai 56mila chili del 2020 ai 45mila del 2021 e poi dai 31mila del 2022 ai 23mila del 2023 per terminare con i 12mila del 2024. Una tendenza in decrescita quindi per il coregone (specie immessa nel 1918 per supportare il settore della pesca) la quale causa non pare però essere collegata direttamente al decreto ministeriale che ha di fatto messo uno stop ai ripopolamenti di specie non autoctone.
«Naturalmente questa analisi non può avere un valore scientifico – ha precisato Gavazzoni – ma ho voluto recuperare questi dati per indurre alla riflessione su alcuni aspetti fondamentali. Questo decreto ha interrotto il ripopolamento e l’attività degli incubatoi nel 2021, che non hanno più ricevuto quindi le uova spremute dagli esemplari che sarebbero stati catturati in deroga al fermo pesca a tutela della riproduzione. Se a questo dato, che è certo, aggiungiamo che la media stimata di crescita sul lago di Garda per avere un coregone lavarello in misura per la pesca è di due anni (per arrivare ad una lunghezza di almeno 30 cm), risulta evidente che il calo riportato sopra non è da ricondursi, come detto, solo all’interruzione dei ripopolamenti. Quindi per ora, al netto dello stop alla riproduzione, che ha comunque il suo impatto come diceva l’ittiologo Enzo Oppi “In ambienti dove l’habitat risulta in parte o totalmente compromesso”, le cause o sono da ricondursi ad un prelievo eccessivo rispetto alla reale produttività del lago (es: nascono 10 pesci e ne prelevo 12), oppure questa specie stenta a riprodursi in modo efficace naturalmente ma un fattore non esclude a priori l’altro».
Tra i pescatori domina l’incertezza per il futuro
Risale a quasi due mesi fa la lettera che i pescatori professionisti del lago di Garda hanno inviato, tramite la Cisl, al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin , a Stefano Laporta presidente dell’Ispra e all’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste Alessandro Beduschi :
«Chiediamo – si legge – la ripresa immediata delle semine del coregone , anche per un numero limitato di avannotti».
Forte è l’incertezza per il futuro:
«Non abbiamo ancora ricevuto risposta, speriamo di riuscire a fare ancora una stagione, ma se continua così saremo costretti a cambiare lavoro».
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