Una speranza a cui aggrapparsi. Il popolo rossoblù ha la scorza dura e, suo malgrado, è abituato a vivere crisi societarie così devastanti. E ora è pronta a sostenere chi voglia salvare davvero il Taranto calcio dandogli però prospettive certe. Che è l’esatto contrario di promesse farneticanti di serie A ma, semplicemente, la richiesta di trasparenza e serietà.
«La situazione è sull’orlo del baratro – dice Luca Balistreri, avvocato e grande sostenitore del Taranto – È auspicabile la soluzione di Ferrarese di coinvolgere imprenditori tarantini che, pare, sia stata parzialmente raccolta. Un risveglio delle coscienze a Taranto è un elemento fondamentale al di là dei colori politici: la funzione sociale del calcio in una città martoriata è determinante. Capisco il rischio ma gli imprenditori dovrebbero sentire l’esigenza di investire. È vero che anche la classe imprenditoriale è penalizzata ma sarebbe una risposta di solidarietà rispetto a una realtà che ha da sempre esercitato una funzione sociale, una scialuppa per salvare il titolo sportivo. Sul tappeto ci sarebbe anche la soluzione proposta dal senatore Mario Turco: è un’idea che hanno realizzato a Genova e può salvare il salvabile».
Negli ambienti vicini al tifo organizzato, chiaramente ci sono rabbia, amarezza e delusione. Sull’ipotesi di una cordata di imprenditori tarantini, i supporter sono possibilisti escludendo però facce note che nel passato hanno gestito la società.
Per Mimmo Battista, tifosissimo e fratello del compianto consigliere Massimo, però, «i progetti nati così senza convinzione sono destinati a fallire. Non è mai stato colto dalla classe imprenditoriale che il Taranto calcio non è un peso ma un’opportunità, probabilmente non ci sono imprenditori lungimiranti. In questo momento è molto complicato, a parte a Benevento presidenti mecenati non ce ne sono. Per me è meglio resettare tutto e ricominciare. Il Taranto ha una funzione sociale e aggregativa, se non si capisce questo non andiamo da nessuna parte. Non è mai stato utilizzato come prodotto fino in fondo, gli ultimi tre fallimenti li hanno provocati tre tarantini. Bisogna recuperare identità e brand. Il futuro è nerissimo ma siamo pronti ad affrontare qualsiasi cosa».
Infine, Gianluca Sostegno – ex presidente di Fondazione Taras, trust di tifosi che detiene il 7% delle quote societarie – torna anche sulle responsabilità che hanno determinato l’attuale situazione: «Chiaramente la stagione è andata ma almeno dovremmo salvare il titolo sportivo per poi vedere la posizione di questi imprenditori, sempre se sono realmente disponibili a investire. Mi dispiace per la posizione di De Molfetta (attuale presidente dell’Aps Taras ndr) evidentemente non ha capito che l’operazione Cambell è un bluff. L’Aps doveva fare pressione per capire la real fattibilità. Si è andati avanti per inerzia, è tutto sbagliato. C’è un concorso di colpe, in primis Giove avrebbe dovuto mettere in vendita la società prima: a quest’ora non saremmo in quella situazione. Il Comune si è mostrato in qualche modo come garante di questo fondo ma non si capisce chi c’è dietro e da dove e da chi arrivò quel primo bonifico».
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