Cringiare, Ghostare, flexare: sfido chiunque abbia più di 30 anni a capirci qualcosa quando ragazzi della Gen Z e Alpha si rivolgono a noi usando questi termini!
“Il dizionario per Boomer” di Beatrice Cristalli è un agile e interessante libro che si pone l’ambizioso compito di creare uno strumento d’incontro e di decodifica di due mondi contigui, ma così lontani nella realtà, cioè quelli dei cosiddetti Boomer e della Generazione Z. Il sottotitolo del libro “capire le parole delle nuove generazioni” è l’orizzonte di senso all’interno del quale si muove l’autrice che, con competenza e passione, si matte a servizio di noi poveri Boomer. La lingua italiana è generosa: sin dalla sua “nascita” ha accettato di buon grado prestiti da altri idiomi e dialetti, e si è lasciata modificare e aggiornare dalle mode e dai costumi. Come è possibile quindi che adesso nessuno capisca come parla la Generazione Z, i nati tra il 1996 e il 2010? E perché́ ci fa tanta paura aprirci a queste nuove possibilità̀ lessicali? Sono queste le riflessioni dell’autrice che ci spingono a nostra volta a chiederci le cause dell’incomunicabilità tra adolescenti e adulti che vivono all’interno dello stesso contesto socioculturale. E così, tra un approfondimento e un altro, tra la scoperta dell’origine del termine “Amio” così detestato da molti di noi e quello di “gender fluid”, trovano spazio in questo gustoso dizionario anche rimandi alla letteratura, tra i molti ci piace ricordare quello riferito alle pene d’amore di Guido Cavalcanti e l’origine del termine “Scudetto” all’interno della rubrica “Neologismo d’autore” (a proposito, senza sbriciare, sapete chi ha inventato questa parola così significativa per molti italiani?).
L’aspetto che riteniamo più interessante è che nel cercare di creare ponti tra due generazioni, l’autrice accompagna i lettori all’interno di un viaggio nelle emozioni e nelle relazioni dei ragazzi e delle ragazze del 2024. Scopriamo in questo modo la sofferenza quando qualcuno ci “ghosta” (ed i rimandi pirandelliani di questo termine), il fastidio dell’ICK (una sorta di shock e disgusto che sopravviene dopo una relazione affettiva), la sorpresa per una Red Flag, termine che ha assonanze di significato con il già citato ICK, il desiderio di shippare una coppia, magari proprio la nostra, soprattutto se ahimè le cose non sono andate come volevamo.
Scorrendo il dizionario ci imbattiamo in anglicismi, troncature di parole, mix tra lingue, proprio nella logica sopracitate che vede la lingua come un organismo vivo e vitale che si sviluppa e si trasforma grazie alle esperienze di chi la parla, di chi la vive questa bellissima nostra lingua. Questa attenzione alla vitalità non deve far credere che manchino riferimenti culturali elevati, che invece sono una caratteristica costante del testo, sia per quanto riguarda i già citati neologismi d’autore che vedono, tra gli altri, coinvolti Pascoli, Leopardi, dante, D’Annunzio sia per i riferimenti etimologici che spingono lettori e lettrici ad andare ad approfondire, come il riferimento a Madame Bovary per quanto riguarda i “sottoni d’amore” o ai termini dialettali (vi lanciamo una sfida, riuscite a scoprire quale termine della Gen Z e Alpha rimanda al termine gergale romano di “poveracci”?)
Vedrei bene questo libro come strumento di lavoro nella scuola secondaria, di primo e secondo grado, sia nella sua dimensione di ponte generazionale, sia come momento ludico, o ludiforme, per giocare a conoscersi, incontrarsi, scambiarsi idee, visioni, idiomi. Negare la vitalità della lingua è una retorica non solo inutile, ma anche dannosa quando ci troviamo a lavorare con adolescenti che, della forza vitale e del movimento, fanno la loro bandiera.
Mentre scrivevo questa appassionata recensione mia figlia di 10 anni si è avvicinata a me, ha sfogliato il libro e sorridendo mi ha detto: finalmente un libro che possiamo usare per capirci meglio. Ecco, sinceramente non credo che l’autrice Beatrice Cristalli che è linguista, formatrice, autrice di podcast pensasse proprio a mia figlia Bianca mentre scriveva questo libro, ma se il suo obiettivo era quello di fornire una bussola per aiutare a promuovere il dialogo intergenerazionale, posso affermare che il suo obiettivo sia stato abbondantemente raggiunto. “Servirebbe un dizionario anche per noi” ha suggerito la piccola Bianca, invito che condividiamo con l’autrice e chissà che dopo il dizionario per boomer non decida di cimentarsi in un’altra appassionante sfida, quella di costruire un dizionario per Gen Z dove inserire, tra le altre, le parole totocalcio, modem 56k, squilletto, giradischi e cassette.
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