Nella giornata di mercoledì 17 dicembre il Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha comunicato al parlamento la volontà dell’esecutivo di voler espandere le capacità militari del Paese, in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati dalla NATO per gli stati membri.
Il potenziamento militare dell’alleanza risponde all’alta minacciosità del contesto geopolitico attuale, dove le logiche di potenza e deterrenza militare sembrano essere tornate protagoniste. Dal febbraio del 2022, in seguito allo scoppio del conflitto russo-ucraino, le dinamiche internazionali hanno subito delle grosse variazioni e sono cambiati anche gli obiettivi e le necessità degli stati e delle alleanze.
La “dimensione post-storica” dell’Occidente
Ciò si è verificato in particolare in Occidente, dove per decenni la guerra aveva cessato di essere uno strumento adottato dagli stati per risolvere le controversie internazionali (ad esclusione delle guerre jugoslave). Gli stati occidentali hanno vissuto per diversi anni in un contesto essenzialmente pacifico, dove il commercio, l’interdipendenza economica e commerciale, lo sviluppo economico e tecnologico e il benessere sembravano essere gli unici elementi sui quali si basavano gli affari internazionali.
L’Occidente era a tutti gli effetti entrato in una dimensione post-storica, ovvero un contesto dove elementi come la guerra, le rivoluzioni, le battaglie ideologiche e gli scontri religiosi e culturali non erano più protagonisti della politica internazionale. Il mondo occidentale aveva completamente abbracciato ciò che Francis Fukuyama ha teorizzato nella sua opera “The end of history and the last man” (1989); ovvero, un contesto socioeconomico e politico basato su una imperturbabile omogeneità culturale caratterizzata da elementi classici della visione liberale, uscita vincitrice dallo scontro titanico contro l’URSS: il capitalismo, il libero mercato e la democrazia.
Il politologo statunitense aveva previsto che tutto il mondo avrebbe fatto propri questi assiomi, e che il modello occidentale sarebbe stato adottato da tutti gli stati del mondo, indipendentemente dalla loro posizione geografica o dai loro tratti culturali; conseguentemente ciò avrebbe comportato la fine della storia e la presenza di un solo modello politico-economico nello scenario mondiale. La previsione di Fukuyama si è rivelata errata, e avvenimenti come quello accaduto il 24 febbraio 2022, sono delle docce gelate per l’Occidente, il quale non è pronto ad affrontare sfide di questo tipo, semplicemente perché non credeva più di doversene occupare.
La contromossa occidentale
Lo scenario geopolitico attuale, caratterizzato da attori che non sembrano avere particolare timore di risultare immorali nel ricorrere all’esercizio della forza, può essere visto anche come un rifiuto di quello che è il modello occidentale, che non sempre pare adeguarsi a tutti i contesti, indistintamente da quelle sono le caratteristiche storico-culturali di una determinata area geografica.
Uno di questi attori è sicuramente la Russia, la quale dal proprio punto di vista ha dato delle giustificazioni di varia natura sul suo ricorso alla forza militare. Una di queste è la potenziale rottura dell’equilibrio di potenza in Europa orientale qualora la NATO avesse incluso fra gli stati membri l’Ucraina, e motivazioni di carattere storico-culturale che portano la Russia a vedere il territorio ucraino come l’area in cui è stato concepito il concetto di Russia stesso (Rus’ di Kiev).
Queste sono alcune delle argomentazioni adottate dalle élites politiche russe quando sono chiamate a giustificare l’operazione militare speciale; di conseguenza, in un contesto internazionale composto da attori di questo tipo, l’Occidente necessita di ritornare a dei concetti ormai dimenticati, come la forza militare, la strategia e la potenza.
Il potenziamento militare tedesco va inquadrato in quella che è una risposta indiretta della NATO all’operazione militare russa. Infatti, dallo scoppio del conflitto russo-ucraino in poi, la NATO ha indicato agli stati membri di aumentare la spesa militare, rinnovare i sistemi d’arma e aumentare il numero di soldati.
L’Occidente registra il bisogno di ritrovare sicurezza da un punto di vista strategico, e per raggiungere questo obiettivo poter contare su eserciti europei potenti potrebbe essere una svolta chiave, nonostante l’alleanza si poggi già sulla principale potenza militare mondiale, gli Stati Uniti d’America.
Il piano tedesco
Il Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha dichiarato che l’obiettivo della Germania è di raggiungere quota 230 mila uomini, procedendo ad alzare il target, dato che l’obiettivo definito in precedenza prevedeva un’estensione del personale militare fino a 203 mila uomini. Si tratta di dichiarazioni che potrebbero apparire velleitarie per via della difficoltà che la Germania sta trovando nel reclutare nuovi soldati, infatti, per il momento tocca quota 180 mila.
Tuttavia, queste affermazioni permettono di comprendere quanto sia importante, nel contesto attuale tedesco, l’ambito militare e il potenziamento della propria forza. Il Ministro della difesa tedesco ha già toccato diverse volte questo argomento negli ultimi mesi: il 24 novembre Pistorius ha dichiarato che lo sforzo sostenuto dalla Germania in ottica potenziamento è svolto in favore del rafforzamento dell’Ucraina, sottolineando quindi come l’impegno tedesco sia completamente dedicato alla NATO e ai suoi obiettivi strategici.
Il piano tedesco però non si limita solo ad un potenziamento basato sul reclutamento di un maggior numero di uomini, ma anche sul rinnovamento dei propri sistemi d’arma; infatti, ad inizio mese è stato presentato un programma tedesco che mira all’acquisto di 4 ulteriori unità di sottomarini U212CD, prodotti in collaborazione con la Norvegia. Per questo programma la commissione di bilancio del Bundestag dovrebbe stanziare 4,7 miliardi di euro; i sottomarini favorirebbero il rafforzamento della marina militare tedesca, già iniziato con la produzione di due nuovi battelli.
Conclusioni
Risulta complesso prevedere se la Germania riuscirà realmente a raggiungere gli obiettivi di potenziamento e rinnovamento delle proprie capacità militari, di certo però è possibile comprendere come tematiche legate agli affari militari stiano prendendo sempre più piede in Paesi che fino a qualche anno fa credevano di non doversene più occupare. La storia non è finita, anzi, continua a regnare sovrana e a spaventare chi credeva di averla superata.
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