Napoli si sta trasformando in Venezia? L’overtourism, soprattutto sotto Natale, congestiona la città e in consiglio comunale è stato proposto di mettere addirittura un ticket di 5 euro per entrare nel centro storico. Ma è davvero questa la soluzione? Ecco perché la città non deve trasformarsi e perdere la sua identità…
Quando pensiamo a Napoli, ci vengono subito in mente la pizza, il mandolino e il mare. Sono gli elementi che catturano l’immaginario collettivo e attirano turisti da ogni dove, spesso accompagnati da pregiudizi e stereotipi: “Occhio al portafoglio”, perché si sa, si mangia bene ma la malavita è sempre dietro l’angolo. Eppure, Napoli non è solo questo. Napoli è una città di un’anima travolgente, ma anche di innumerevoli difficoltà. Le grandi città, dicono le statistiche, mostrano una resilienza superiore rispetto alle realtà di provincia. Milano, Bolzano, Monza e Bologna sono spesso considerate esempi virtuosi di un equilibrio tra sviluppo economico, sostenibilità ambientale e benessere sociale. Ma guardiamo al Mezzogiorno: qui il divario è marcato, e Napoli ne è il simbolo. Tra i problemi più pressanti per la città partenopea c’è il cosiddetto “overtourism”. Se siete mai stati a San Gregorio Armeno a Natale, avete già capito di cosa parlo: un fiume di persone che si accalca tra bancarelle e vicoli, trasformando un luogo già magico in un incubo logistico. Ma non è solo questione di strade impraticabili: c’è il rischio concreto che Napoli, come Venezia, si trasformi in un parco divertimenti per turisti, una città-vetrina vuota della sua autenticità, mentre chi ci vive soffre per la crisi economica e il degrado urbano. E così si arriva a una proposta che fa discutere: “Un ticket d’ingresso da 5 euro per accedere al centro storico di Napoli durante i periodi di maggiore afflusso, come il Natale”. Questa l’idea avanzata dal consigliere comunale Gennaro Esposito di Azione, con l’obiettivo di regolare i flussi turistici, ridurre l’impatto del turismo mordi e fuggi e incentivare un turismo più responsabile e sostenibile.
Sulla carta, le motivazioni sembrano nobili: tutelare il patrimonio storico-artistico, ridurre il sovraffollamento, migliorare la qualità della vita dei residenti. Ma la domanda è: è davvero giusto pagare per passeggiare su una strada pubblica? Napoli rischia di seguire l’esempio di Venezia, dove il ticket d’ingresso – pensato per gestire i flussi – ha sollevato polemiche feroci, trasformando una città viva in una macchina da soldi a misura di turista. E soprattutto: è questa la soluzione che i napoletani chiedono? La verità è che la città non si sta ribellando contro i turisti che mangiano pizza o comprano souvenir, ma contro una gestione politica miope. Basta ascoltare i flash mob organizzati dai cittadini: “Vogliamo case, non alberghi”, “Non lavoro in nero, ma diritto all’abitare”. Il vero problema non è il turista che si gode una limonata sui Decumani, ma le troppe case trasformate in bed&breakfast, che sottraggono spazi abitativi ai residenti. Il nodo è un altro: la città non ha bisogno di tasse d’ingresso, ma di politiche che tutelino chi a Napoli ci vive ogni giorno. E qui si apre un capitolo ancora più ampio. Perché la Campania, così ricca di bellezze, non riesce a valorizzare appieno il suo patrimonio? Perché San Gregorio Armeno scoppia di gente, mentre luoghi straordinari come la Reggia di Caserta, Caserta Vecchia o l’Anfiteatro Campano restano dimenticati? Cosa manca a queste meraviglie per attrarre visitatori? Forse la risposta è semplice: una gestione degna di questo nome.
E invece, cosa fa la politica? Preferisce puntare su interventi che sembrano più spot pubblicitari che soluzioni concrete. Il governatore De Luca, ad esempio, continua a concentrare le risorse su Salerno e la Costiera Amalfitana, lasciando Napoli e le altre province in una condizione di abbandono. Maria Muscarà, consigliera indipendente, non ha esitato a criticare la gestione regionale: “Si investe sull’aeroporto di Salerno, lasciando Napoli nel caos”. E intanto si liberalizzano le concessioni balneari anche d’inverno, trasformando le spiagge libere in un business privato. Il risultato? Un cittadino deve pagare per ogni cosa, senza vedere miglioramenti reali. E allora torniamo al punto di partenza. Napoli ha davvero bisogno di un ticket d’ingresso? O di politiche che proteggano i suoi cittadini dall’overtourism senza penalizzarli? La risposta sta nei cartelli delle proteste: servono case, non biglietti. Serve valorizzare l’intero territorio campano, non solo le solite mete da cartolina. Serve una politica che pensi al bene comune e non al tornaconto immediato. Perché Napoli non può e non deve diventare una copia di Venezia, con il suo fascino sacrificato sull’altare del turismo. Napoli deve restare Napoli: viva, autentica, e soprattutto, una città per chi ci vive.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link