Il nuovo testo voluto da Matteo Salvini introduce l’obbligo di targa, assicurazione e casco. Andrea Giaretta (Assosharing): «Visione propagandistica e ideologica»
L’approvazione del nuovo Codice della Strada, entrato in vigore lo scorso 14 dicembre, ha portato con sé una lunga scia di polemiche e critiche. Tra le novità più discusse ci sono anche le nuove regole sui monopattini elettrici, che – a detta degli operatori del settore – non solo disincentivano la mobilità alternativa ma rischiano anche di essere illegittime e inattuabili. Al punto che il ministero dei Trasporti di Matteo Salvini potrebbe essere costretto a fare un passo indietro su alcune delle questioni più controverse. «In questi primi dieci giorni di nuovo Codice della Strada abbiamo notato molta confusione da parte degli utenti. Le nuove regole seguono un’impostazione ideologica e propagandistica», spiega a Open Andrea Giaretta, vicepresidente di Assosharing, la prima associazione di categoria nel comparto della sharing mobility in Italia.
Le 3 novità del Codice della strada per i monopattini
Il nuovo Codice della Strada targato Salvini introduce di fatto tre novità per chi usa un monopattino elettrico. La prima riguarda l’obbligo di contrassegno – ossia di una targa adesiva, plastificata e non rimovibile – così da identificare chiunque si renda protagonista di una trasgressione. La seconda novità riguarda l’obbligo di stipulare un’assicurazione, analoga a quella prevista per auto e moto. Infine, chi utilizza un monopattino elettrico dovrà indossare necessariamente un casco. Fino a poche settimane fa, questo obbligo era previsto solo per i minorenni, ma d’ora in avanti riguarderà tutti i conducenti.
Quest’ultima novità è l’unica effettivamente entrata in vigore il 14 dicembre scorso. Le nuove regole sulla targa e sull’assicurazione necessitano invece di un decreto ministeriale che ancora deve essere approvato. Intanto, il nuovo Codice della Strada ha mandato su tutte le furie le aziende della sharing mobility, un settore che in Italia dà lavoro a 2 mila persone e ha un fatturato annuo da 70 milioni di euro. Il rischio, spiegano dall’associazione di categoria, è che le nuove regole mettano in ginocchio un comparto chiave della mobilità alternativa. «L’obbligo di contrassegno è l’unica novità su cui siamo tutti d’accordo: è un sacrificio necessario per aumentare la sicurezza. Sul resto, invece, ci sono diversi problemi», fa notare Giaretta.
L’obbligo di assicurazione e la sentenza europea
Il primo punto controverso del nuovo Codice della Strada riguarda l’obbligatorietà dell’assicurazione. «È stato definito l’obbligo di Rca, ma quella “a” sta per “auto”. Non si può pensare di imporla anche a un mezzo che la legge italiana equipara a un velocipede (ossia a biciclette tradizionali e biciclette a pedalata assistita – ndr)», osserva il vicepresidente di Assosharing. A supportare il punto di vista delle imprese del settore è anche una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha stabilito l’impossibilità di imporre l’Rca a un mezzo che non è equiparabile a un’automobile. «Ci aspettiamo un emendamento che corregga il tiro», dice ancora Giaretta. E se ciò non dovesse accadere, le aziende di sharing sono già pronte a fare ricorso contro il nuovo Codice della Strada, forti della sentenza del tribunale del Lussemburgo ma anche del fatto che in Italia dal 2019 i monopattini elettrici sono equiparati alla categoria dei velocipedi, e non a quella delle automobili.
Le prime multe per chi non indossa il casco (e il rischio ricorsi)
A destare qualche perplessità è anche l’obbligo di indossare un casco protettivo. Come per l’assicurazione, il problema sta nel trattamento che il nuovo Codice della strada riserva ai diversi velocipedi. «L’obbligo di casco è stato imposto in modo cieco e trasversale per tutti i monopattini, anche quelli non elettrici, mentre altri velocipedi non devono seguire le stesse regole. Questo significa che la norma è assolutamente attaccabile dal punto di vista costituzionale», spiega ancora Giaretta. A fare ricorso, in questo caso, non sarebbero le aziende di sharing ma i cittadini che in tutta Italia stanno iniziando a ricevere le prime multe. Le nuove regole del Codice della Strada prevedono infatti che sia in capo all’utente, e non a chi offre il servizio, dotarsi di un casco. Questo significa che anche chi non possiede un monopattino elettrico, ma usa i mezzi in condivisione per coprire brevi tragitti in città, dovrebbe girare sempre con un casco protettivo a portata di mano. «Confidiamo che anche in questo caso ci sia un emendamento, altrimenti si apre un problema giuridico», insiste ancora Giaretta.
Cosa farà ora il governo?
Tutte queste problematiche, assicurano gli operatori del settore, sono state fatte notare in più occasioni al ministero dei Trasporti durante l’iter di stesura e approvazione del nuovo Codice della Strada. «Ci sono stati alcuni emendamenti della stessa maggioranza, in particolare da Forza Italia e Fratelli d’Italia, che però sono stati fatti accantonare dal ministero per approvare subito la legge», rivela Giaretta. Le norme restrittive introdotte con il nuovo Codice sono state giustificate da Salvini in nome della sicurezza stradale. Ma in realtà, spiegano dall’associazione di categoria, i monopattini in sharing sono già regolati a livello locale in molte città, con limitazioni che impediscono di superare una certa soglia di velocità nelle vie del centro. Ed è grazie a regole come queste che negli ultimi tre anni i mezzi in condivisione hanno fatto registrare zero incidenti mortali. Secondo il vicepresidente di Assosharing, il nuovo Codice della Strada segue un’impostazione «ideologica e propagandistica», che rischia di mettere in difficoltà un settore chiave per decongestionare le strade urbane e ridurre il numero di auto in circolazione. «Non è un problema solo ambientale – osserva Giaretta – ma anche sociale. Ci sono migliaia di posti di lavoro in ballo e un servizio fondamentale che rischia di venire a mancare».
Foto di copertina: Dreamstime/Frank Bach
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