Ti spieghiamo perché non dovresti mangiare il tonno (fresco, in scatola o affumicato) a Natale e a Capodanno

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Ecco i motivi per cui il consumo di tonno durante le festività natalizie e di fine anno (e non solo) dovrebbe essere evitato. Tra le principali ragioni troviamo l’impatto ambientale della pesca intensiva, i rischi per la salute legati alla presenza di mercurio e bisfenolo A (BPA), oltre al contributo all’inquinamento dovuto alla lunga filiera di produzione e trasporto.

Con l’arrivo delle feste natalizie, molti di noi stanno già pianificando i menu per i cenoni e i pranzi in famiglia. Tra gli antipasti più gettonati c’è sempre lui: il tonno fresco, affumicato, ma anche chi per tradizione usa quello in scatola. Ma quest’anno, prima di mettere nel carrello l’ennesima scatoletta, o il tonno fresco è importante conoscere perché non è proprio una buona idea.

Il tonno e la pesca intensiva

La domanda globale di tonno ha portato a una pesca intensiva che sta decimando le popolazioni di questa specie. Secondo il WWF, molte varietà di tonno, come il tonno rosso, sono considerate sovrasfruttate, mettendo a rischio l’equilibrio dell’ecosistema marino. La pesca a strascico e le FAD (Fish Aggregating Devices) hanno un impatto devastante non solo sul tonno, ma anche su altre specie marine, come tartarughe, squali e delfini, spesso catturate accidentalmente.

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Il tonno non è sostenibile

Il consumo di tonno ha un enorme impatto ambientale a causa della lunga filiera che include congelamento, trattamento e trasporto globale, aumentando significativamente l’impronta ecologica. A livello economico e ambientale, il prezzo reale del tonno dovrebbe includere energia sprecata, inquinamento, trasporti e depauperamento della fauna marina. In Italia, la pesca del tonno rosso è concentrata nel Mediterraneo, ma la maggior parte del tonno consumato proviene da luoghi lontani, come Australia e Giappone. Inoltre, la pesca illegale, che prolunga la stagione di cattura fino a quattro mesi, compromette gravemente i cicli naturali di crescita e riproduzione della specie.

Il tonno è ricco di metalli pesanti

Il mercurio, assorbito dalla maggior parte dei pesci, è particolarmente preoccupante nei pesci di grossa taglia e più longevi, che accumulano maggiori quantità della sostanza. Essendo tossico, il mercurio può causare gravi disturbi neurologici negli esseri umani, come perdita di memoria, danni cerebrali e aborti spontanei. Sebbene un consumo moderato di pesce non comporti automaticamente tali problemi, sintomi come affaticamento e annebbiamento mentale sono così comuni da avere un termine medico dedicato: “fish fog”.

Secondo l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), il consumo regolare di tonno, specialmente in grandi quantità, può portare a un’assunzione pericolosa di mercurio.

Una nuova indagine europea, durata 18 mesi, ha rivelato dati preoccupanti sul contenuto di mercurio nel tonno in scatola. L’organizzazione Bloom ha testato 148 scatolette provenienti da diversi paesi europei, tra cui l’Italia, e i risultati sono scioccanti: il 100% dei campioni analizzati conteneva mercurio.

Ancora più allarmante è il fatto che più della metà delle scatolette (57%) superava il limite massimo di mercurio consentito per altri pesci. In un caso particolare, è stato trovato un livello di mercurio 13 volte superiore al limite considerato sicuro per altri pesci.

Il tonno contiene Bisfenolo A

Oltre alla presenza di mercurio, c’è un’altra ragione per ridurre il consumo di tonno: alcune scatolette possono contenere Bisfenolo A (BPA), un composto utilizzato nei rivestimenti delle confezioni, noto per interferire con il sistema endocrino. Uno studio pubblicato nel Journal of Endocrinological Investigation nel 2021 ha evidenziato il legame tra l’esposizione al BPA e alterazioni ormonali.

Un’indagine della rivista Il Salvagente ha rilevato che tutte le scatolette di tonno analizzate dai laboratori del gruppo Maurizi contenevano tracce di BPA. L’EFSA ha recentemente rivisto i limiti di migrazione di questa sostanza, innalzandoli di 100 volte rispetto ai valori precedenti, sollevando ulteriori preoccupazioni.

Per evitare il rischio di esposizione al BPA, è consigliabile scegliere confezioni in vetro, una soluzione più sicura sotto questo aspetto.

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Il tonno contiene sodio e conservanti

Il tonno in scatola, oltre a essere un alimento pratico e versatile, può nascondere insidie per la salute a causa dell’alto contenuto di sodio e della presenza di conservanti. Il sodio, utilizzato sia per esaltare il sapore che per favorire la conservazione, è presente in quantità significative, tanto da rendere il consumo regolare di tonno in scatola problematico per chi soffre di ipertensione, problemi renali o altre patologie legate all’equilibrio elettrolitico. Inoltre, per prolungarne la durata, spesso vengono aggiunti conservanti come nitriti e nitrati, i quali, se assunti in eccesso, possono avere effetti negativi sulla salute, inclusi potenziali rischi di sviluppare disturbi gastrointestinali o metabolici.

I rischi del tonno crudo

Per chi ama il tonno crudo e si vuole lanciare in preparazioni di tartare o sashimi, ricordiamo che può ospitare parassiti come l’Anisakis, un verme che può provocare anisakidosi, una condizione caratterizzata da sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, dolori addominali e, in rari casi, reazioni allergiche gravi. Sebbene il congelamento a temperature molto basse riduca questo rischio, non lo elimina completamente. Inoltre il consumo di tonno crudo può esporre al rischio di infezioni da batteri come Salmonella, Listeria monocytogenes ed Escherichia coli, che possono causare sintomi gastrointestinali gravi, in particolare in soggetti vulnerabili come bambini, anziani e persone con sistema immunitario compromesso.

Alcuni tipi di tonno crudo possono contenere tossine naturali come l’istamina, generata da una cattiva conservazione del pesce. L’intossicazione da istamina, nota come sindrome sgombroide, può causare reazioni allergiche come arrossamento del viso, prurito, mal di testa e, in casi gravi, difficoltà respiratorie.

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