Cinque secoli di natura al Man –

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Linguaggi sperimentali e maestri del passato, mondo naturale e Rinascimento, il Man di Nuoro ha in serbo variegati appuntamenti. Innanzitutto le tre personali del ciclo «Essenze naturali», con tre artisti contemporanei che raccontano il mondo naturale da punti di vista differenti, l’astrazione delle forme, la memoria della terra, il ciclo della materia. E poi Domínikos Theotokópoulos (1541-1614) noto come El Greco. 

Sono state inaugurate il 22 novembre, la mostra dedicata a Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965) intitolata «Accumuli» a cura di Chiara Gatti, accompagnata da un testo critico di Bruno Corà, quella di Una Szeemann (Locarno, 1975) intitolata «Scenafenomenica» a cura di Elisabetta Masala con un testo critico di Juliette Desorgues, e quella di Alessandro Biggio intitolata «Filira» a cura di Chiara Gatti con un testo critico di Caterina Riva. Stessa data di inaugurazione anche per «El Greco. Dialogo tra due capolavori», realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, il presidente Marco Tirelli, il segretario generale Claudio Strinati e Musei Civici di Reggio Emilia. 

Nella mostra di Löhr sono protagoniste le architetture di natura: cupole di semi e cattedrali di fili d’erba. L’artista tedesca, toscana d’adozione, presenta al Man un’ampia installazione, un inno alla levità e alla complessità della natura. Le mani di Christiane Löhr issano nello spazio sottili strutture arboree, edificano paesaggi minimi. A nuove forme astratte si aggiunge, per l’occasione, un omaggio alla Sardegna, che vede piccoli accumuli di chicchi o sementi evocare torri e costruzioni nuragiche. Nella mostra di Una Szeemann, invece, il magico e la mitologia, la tradizione classica e la cultura arcaica si mescolano attraverso materiali scelti per il loro valore espressivo dando forma a un racconto corale dalle sfumature epiche. Il progetto per il Man si presenta connesso al territorio della Sardegna, alle sue asperità, alla leggenda delle Janas e alla persistenza archeologica nel paesaggio con le creste del Supramonte. Alessandro Biggio presenta il progetto inedito «Filira», una mostra personale concepita come un unico lavoro dove tele e sculture sono connesse fra loro in una visione d’insieme organica e unitaria. 

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Con El Greco si completa poi il ciclo, avviato lo scorso anno con il dialogo fra Giotto e Lucio Fontana. Il museo propone dunque un progetto inedito che mette a confronto due capolavori di El Greco, fra i massimi rappresentanti della pittura europea del tardo Rinascimento. Il museo nuorese, grazie a un accordo di collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, presenta per l’occasione il ritrovamento di «L’Adorazione dei Magi» di El Greco, rimasta per secoli ignota alle cronache e restituita solo di recente alla paternità del genio cretese. Un film documentario, prodotto dal Man e realizzato dal regista Stefano Conca Bonizzoni con gli interventi di Claudio Strinati, Fabrizio Biferali e Fabio Porzio, introduce la visita alla mostra e alla seconda opera esposta, il «Salvatore benedicente» dei Musei Civici di Reggio Emilia, reduce dalla importante antologica del maestro al Palazzo Reale di Milano. El Greco, nato a Creta sotto il dominio della Repubblica di Venezia, si trasferisce nella città lagunare nel 1567, alla ricerca di un nuovo modo di dipingere, di una dimensione dinamica che si allontanasse dall’universo bidimensionale, astratto e immobile della tradizione d’Oriente. Operò nella bottega dell’anziano Tiziano, da cui imparò l’uso espressivo del colore, violento, totale, pastoso, luminoso, spirituale. 

Con queste mostre il Museo d’Arte della Provincia di Nuoro conferma la sua identità e la volontà di abbracciare passato e presente, mirando alle nuove generazioni e alla contemporaneità. Da ricordare la precedente mostra, conclusasi lo scorso 10 novembre, «Diorama. Generation Earth», un progetto inedito dedicato a temi di cocente attualità, come la crisi ambientale globale, il rapporto degli esseri umani con le altre specie viventi, il rispetto delle risorse. Il Man, diretto da Chiara Gatti, continua ad attirare grandi numeri di visitatori con mostre di artisti storicizzati nel panorama mondiale e con un occhio di riguardo verso gli artisti, giovani e non, del territorio, sempre in dialogo con altri musei, dall’Archeologico Asproni di Nuoro alle istituzioni sparse in tutta Italia.



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