Integrare sì, ma rispettare la legge

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Le rivolte nelle periferie si affrontano anche con lo “ius scholae” e non scatenando gli “opposti estremismi”

Caro Aldo, questa settimana vorrei toccare un tema molto preoccupante: la rivolta delle periferie italiane. A Milano, al quartiere Corvetto, c’è stata una vera sommossa dopo la morte di un ragazzo che fuggiva dai Carabinieri. Siamo solo agli inizi o dobbiamo aspettarci derive ancora peggiori, per capirci di tipo francese?

Sulla rivolta del Corvetto, il quartiere di Milano, si sono confrontati gli opposti estremismi, come si sarebbe detto una volta. Da una parte quelli che si rallegrano, come se fosse possibile rallegrarsi per la morte di un ragazzo di 19 anni con tutta una vita da costruire, con tutta una vita davanti da immaginare, per coloro che gli volevano bene.
Ovviamente non possiamo rallegrarci e anzi ci dobbiamo dolere per la morte violenta e drammatica di un ragazzo così giovane. Ma attenzione: ci sono anche quelli per cui la colpa è sempre degli altri, la colpa è sempre della società.

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Allora di chi è la colpa, a chi dobbiamo imputare queste tragedie?
Non è così. La responsabilità è del Codice penale italiano ed è anche personale.
All’alt di Polizia o Carabinieri ci si ferma sempre. Il ragazzo Ramy che purtroppo è morto aveva già precedenti per rapina. Evidentemente non significano una condanna a vita. Questo per spiegare che la sua vita era già cominciata male. Ricordiamo poi che il guidatore della moto aveva precedenti per droga. Allora diciamo una cosa e questa non è una cosa che ho detto io. L’ha detta Enrico Mentana e mi ci riconosco in pieno: chi compra droga, e a Milano purtroppo la comprano in tanti, alimenta la criminalità e rende più facile che queste giovani vite vengano indirizzate sulla via che appare semplice ma è sbagliata: la via dello spaccio della droga. Ci vorrebbero più controlli, ma non basta. Ci vorrebbe anche più autocontrollo. E voglio dire chiaro anche questo: il quartiere Corvetto non può essere nemmeno considerato periferia. Il Corvetto è un quartiere di Milano, in un quarto d’ora di metropolitana si è in pieno centro, in piazza Duomo. Dunque non è accettabile mettere a soqquadro, tenere in assedio un intero quartiere. Tutto ciò per quanto sia giusto chiedere di accertare la verità sulla morte di Ramy. Però la violenza sulle cose, sulle persone e a maggior ragione sulle persone che non c’entrano nulla è del tutto inaccettabile.

Ma è un problema che riguarda gli immigrati di seconda generazione?
Se i figli degli immigrati pensano di integrarsi, se pensano di farsi voler bene mettendo a soqquadro e tenendo in ostaggio un quartiere, decisamente hanno sbagliato. Eppure la questione ci riguarda, la questione ci chiama in causa. Questi ragazzi vanno integrati perché sono nuovi italiani, sono i nuovi italiani.
Già noi non li riteniamo tali, perché fino a 18 anni non sono in realtà italiani. Poi non è così automatico che a 18 anni lo diventino, italiani. Ci sono ancora tempi lunghi eccetera, eccetera. Invece sarebbe giusto, secondo me, legare il conseguimento della cittadinanza alla conclusione di un ciclo di studi, da cui deriva appunto l’espressione “ius scholae”. Cosa che peraltro ha proposto anche Forza Italia. Integrare è fondamentale per prevenire: però non basta.

Che cosa intendi dire che prevenire “non basta”?
Che si tratta anche di reprimere. Le responsabilità individuali vanno accertate e una volta accertate vanno perseguite. Altrimenti succede che il carabiniere o il poliziotto la prossima volta non inseguiranno il ladro. Voi dite: se un carabiniere non avesse seguito quel ragazzo allora Ramy sarebbe ancora vivo. Sì, però se passa l’idea che ci si può non fermare all’alt della Polizia o dei Carabinieri, beh allora…

Che cosa succederebbe?
Che ci sarebbero in giro persone pericolose, messe nelle condizioni di poter fare del male agli altri. Per cui vedete che integrare e punire non sono un’alternativa, sono le due facce della stessa medaglia. Integrare e reprimere sono due aspetti complementari. È cosi che si evitano le rivolte del futuro, è cosi che si evita il rischio Francia, dove i musulmani di origine algerina o marocchina o dell’Africa centrale sono 6 milioni e dove l’integrazione non è riuscita. Il risultato è che lì vince l’estrema destra. Di sicuro la verità su ciò che è accaduto al Corvetto va accertata. Ma tenere in scacco un intero quartiere, i cui abitanti non hanno fatto nulla di male, non aiuta affatto l’integrazione.
Anzi, scava un solco profondo tra immigrati e milanesi. Mentre dovrebbero esserci soltanto milanesi. E basta.



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