Una questione morale per una politica “amorale”

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Oggi il politico si caratterizza per la amoralità. Quando non si affrontano questi gravi problemi della mafia, allora non siamo noi soli, noi cittadini, responsabili, ma il politico, che avrebbe avuto il dovere di fare e non ha fatto nulla. Ecco perché il rimorso, il senso di colpa, il problema morale, devono essere sentiti da tutti ma specialmente da coloro i quali noi mandiamo col voto al Parlamento per darci le leggi. Le leggi che il politico non ci dà

Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo il libro “L’illegalità protetta”, edito per la prima volta nel 1990 e ristampato nuovamente da Glifo Edizioni, dedicato a Rocco Chinnici e ai giudici del pool antimafia


E di quei ragazzi tossicodipendenti? Devo raccontare un episodio, e finisco.

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Ho partecipato giorni fa a un convegno su Nietzsche. Il moderatore, un uomo estremamente colto e intelligente, col senso dello humour, forse quello humour sottile inglese, pensando che in un convegno di tanta elevatezza culturale «un giudice… ma che ci stava a fare un giudice? che può dire in un convegno di alti studiosi di filosofia!», annunciò il mio intervento dicendo che avrei parlato di droga. Lo ha detto con ironia, certamente.

Allora io, lì per lì, fui tentato – tanto più che l’uditorio era costituito da ragazzi, principalmente da giovani studenti – di parlare di droga. Poi invece ho preferito – il tema era «Morale, politica e cultura» – inserire l’argomento droga nel problema morale: il problema morale di cui oggi tanto si parla. perché i politici fanno continuamente richiamo al problema morale?

Qual è la ragione? Perché oggi il politico si caratterizza per la amoralità. Quando non si affrontano questi gravi problemi della mafia, quando non si affronta con la dovuta energia il problema della lotta alla droga, allora non siamo noi soli, noi cittadini, responsabili – noi lo siamo per quella indifferenza che ha caratterizzato il nostro comportamento – ma il politico, che avrebbe avuto il dovere di fare e non ha fatto nulla. Ecco perché il rimorso, il senso di colpa, il problema morale, devono essere sentiti da tutti ma specialmente da coloro i quali noi mandiamo col voto al Parlamento per darci le leggi.

Le leggi che il politico non ci dà.

Le leggi che il legislatore non ci dà.

Allora le colpe su chi ricadono? Beh, sui giudici, sulla polizia, su chi è chiamato istituzionalmente ad applicare le leggi.

Ma se non ce le danno, quali leggi dobbiamo applicare noi?

Un codice di procedura penale, sul quale non esprimo giudizi, ma che potrebbe sortire effetti negativi anziché positivi, e che pure è da dieci anni in cantiere e non ci hanno ancora dato! Il garantismo. Certo, il giudice non può condannare se non c’è una legge. Ma le leggi ce le devono dare.

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Un’ultima considerazione, prendendo un po’ spunto da quello che ha detto il prof. Renda sul fascismo. Ma il fascismo non ha combattuto la mafia! Mi consenta professore. Io sono un attento osservatore, non sono uno storico.

Però io devo dire che quando Mori affermò di avere debellato la mafia in Sicilia, ingannava per primo se stesso.

Storicamente noi ora abbiamo saputo che il fascismo colpì la mafia, diciamo, piccola. Ma la grande mafia, quella che ha sempre imperato sotto tutti i governi e con tutti i regimi, aderì al fascismo, e non fu toccata, non fu mandata al confino di polizia: la grande mafia, quella che dopo l’ingresso degli americani diventò potere, di nuovo, dopo quella breve parentesi. dobbiamo dire che anche nel ventennio i mafiosi più astuti, più furbi e più intelligenti, con l’adesione al fascismo continuarono a comandare. la frase «abbiamo distrutto la mafia», era come quella «abbiamo sette milioni di baionette». Anche quello fu un bluff

E allora, signori miei, il rimedio. Ecco: la mobilitazione delle coscienze, la voce ammonitrice del cardinale e del Papa. Questo convegno. Io trovo più efficaci queste prese di posizione. Perché solo così, quando tutti noi saremo sensibilizzati, quando tutti noi uscendo da qui avremo detto o ci diremo: non è stata una riunione accademica, non abbiamo fatto «cultura», da questo momento in poi noi ci sentiamo solidali con chi è caduto, noi avvertiamo imperioso il bisogno di compiere il nostro dovere di cittadini: solo così si potrà dare un contributo per la lotta contro la mafia e contro la droga.

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