A Bari un Natale nel segno della speranza: in Cattedrale le storie di chi ce l’ha fatta a uscire dal tunnel della droga

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di
Francesco Strippoli

Prima della messa di Natale, la sera del 24, sull’altare della Cattedrale il vescovo Satriano ha chiamato quattro persone per testimoniare il proprio percorso di lotta contro la tossicodipendenza

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Non solo una veglia di fede e di liturgia. Anche di sorpresa. Nel corso della messa della notte di Natale, l’arcivescovo di Bari Giuseppe Satriano, senza che nessuno fosse avvertito prima, ha fatto salire sull’altare un gruppo di ex tossicodipendenti. Un modo per testimoniare la vicinanza della Chiesa alle persone che lottano contro la dipendenza dalle droghe, alla luce del messaggio dell’anno del giubileo ispirato alla speranza.

In venti sull’altare

Poco prima della celebrazione, nella tarda serata del 24 dicembre, due pullman si sono fermati davanti alla cattedrale, vi sono scese una ventina di persone, accolte dai volontari del servizio d’ordine e poi accompagnate sull’altare. Commozione e gioia si leggeva negli occhi dei familiari sparsi nei banchi nel vedere i propri figli, mariti, nipoti accolti sull’altare della cattedrale.




















































«Nell’anno giubilare – ha detto monsignor Satriano, parlando del suo invito – saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio: questo ci dice il Papa nel documento di indizione dell’anno santo. Questa sera la speranza si fa carne con le testimonianze di due nostri fratelli che stanno compiendo un cammino di speranza iniziato in comunità per ricominciare una vita degna di essere vissuta».

Le due storie

Hanno preso la parola una giovanissima donna e un uomo maturo. «Sono Valeria – ha detto con voce emozionata la prima – e per me la speranza è tornare a credere che ci sono persone, come i miei familiari e i referenti della mia comunità, che sono disponibili ad ascoltare la tua storia, a darti una mano d’aiuto ad uscire dal tunnel della droga e dalle tante periferie esistenziali che compromettono la dignità umana». 

«Ho 57 anni – ha detto l’uomo – e ho terminato il percorso in comunità da pochi mesi. La droga mi aveva portato anche ad un ricovero in Psichiatria. Pensavo non ci fosse più speranza. La comunità e la fede mi hanno aiutato a rialzarmi. Ora la mia missione è trasmettere la speranza che ho ritrovato a chi l’ha perduta». L’arcivescovo, dopo la messa, si è trattenuto a lungo con i 20 ospiti delle comunità terapeutiche e ha continuato ad ascoltare le loro storie.

Il messaggio di monsignor Satriano

«Auguri sorelle e fratelli che vivete in questa terra di Bari – si legge nel messaggio che Satriano ha diffuso per il Natale – auguri a voi che venite da lontano e siete in questo nostro territorio tra mille difficoltà, auguri a te amata chiesa di Bari-Bitonto, auguri a te che tocchi con mano le conseguenze dei tuoi errori, a te che paghi con la vita gli errori degli altri, a te che cadi sotto il peso dell’indifferenza e a te che dell’indifferenza ti nutri (…) Quotidianamente la cronaca racconta il dramma della violenza in tutte le sue forme, da quella domestica fino all’atrocità insensata della guerra. Il grido del bambino, della donna, dell’uomo, il grido dell’innocente è un linguaggio universale che ci interpella tutti. Non possiamo voltarci dall’altra parte perché non c’è “un’altra parte”. C’è solo questa parte della storia, quella che Dio ha scelto per appartenere a ciascuno di noi. Nel nostro struggente bisogno di Amore, di pace, di verità, di luce».


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26 dicembre 2024 ( modifica il 26 dicembre 2024 | 11:24)

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