Dal “regalo di Natale” per i lavoratori Abramo al limbo dei tirocinanti, si chiude un anno caldo per le vertenze in Calabria

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Si accende una speranza sotto l’albero di Natale per tanti lavoratori calabresi coinvolti in annose e sofferte vertenze occupazionali. La coda del 2024 ha infatti riservato importanti novità per migliaia di famiglie in affanno. Uomini e donne che rientrano in svariati bacini per i quali da tempo la politica valutava soluzioni il più possibili indolori per dare una prospettiva a queste persone.

Il limbo dei tirocinanti

Nella notte tra il 17 ed il 18 dicembre, grazie ad un emendamento inserito nella Legge Finanziaria, sono state reperite le risorse per la proroga dei contratti dei circa quattromila calabresi impiegati al servizio dei comuni come tirocinanti. Di fatto questo personale garantisce l’espletamento di servizi che, diversamente, le amministrazioni locali non potrebbe erogare. Nella categoria dei TIS, Tirocinanti di Inclusione Sociale appunto, rientrano in maggior misura, le vittime della crisi finanziaria derivante dalla bolla esplosa vigorosamente negli Stati Uniti che pure in Calabria, a distanza di qualche anno, ha registrato una serie di contraccolpi. Chi in quel periodo ha perso il lavoro è finito in una sorta di girone infernale: prima la cassa integrazione, poi la mobilità, infine sussidi e la speranza di essere ricollocati dallo Stato per coprire i buchi sempre più profondi degli organici pubblici ridotti all’osso per la mancata attuazione del turnover.

Sempre nel 2024 il Governo aveva approvato una misura per autorizzare i comuni ad assumere questi lavoratori con un contratto part time di 18 ore per la durata di 18 mesi, senza aggravio di spese per i bilanci. Ma le amministrazioni che ne hanno disposto l’applicazione si contano sulle dita di una sola mano. Perché da una parte non è chiaro, al termine di questo periodo di un anno e mezzo, se tali risorse saranno nuovamente rese disponibili. Né quale sarà il destino del lavoratore se al termine della scadenza contrattuale il rapporto non dovesse essere rinnovato. Problematiche alle quali si sta cercando di ovviare. In particolare, il recente emendamento alla Finanziaria consente ai comuni di procedere alla stabilizzazione dei tirocinanti, in deroga al piano di fabbisogno del personale ed ai vincoli assunzionali previsti dalla vigente normativa, attingendo pure a risorse che la Regione metterà a disposizione nel 2025.

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L’emendamento è stato accolto con cautela dalle organizzazioni sindacali. In particolare NIdiL-CGIL, FeLSA-CISL e UILTemp-UIL parlano di nodo irrisolto delle coperture economiche. «Con soli 60 milioni di euro – si legge in una nota congiunta – si sarebbe potuto garantire un contratto dignitoso a circa 4.000 famiglie calabresi, offrendo finalmente diritti e tutele a chi da anni sostiene servizi essenziali nei Comuni e negli enti locali. Il governo, invece, ha scelto di destinare risorse enormemente superiori ad altre finalità: nella Legge di Bilancio 2024 si trovano 13,5 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto, 28 miliardi di euro per le spese militari e 100 milioni di euro aggiuntivi per le scuole paritarie. Queste cifre evidenziano una differenza abissale nelle scelte politiche, che ancora una volta penalizzano i lavoratori precari e il Mezzogiorno, negando risposte a chi vive in condizioni di precarietà assoluta». Sulla proposta avanzata dall’assessore regionale al lavoro Giovanni Calabrese, di stanziare un contributo una tantum di 25.000 euro per le assunzioni a tempo indeterminato dei Tis nei comuni, i sindacati hanno espresso condivisione in linea di principio ma, sostengono, «è troppo ottimistica e non otterrà gli effetti sperati, poiché riguarderà solo una minima parte della platea, incidendo poco sul problema complessivo dei 4200 lavoratori. Sappiamo, purtroppo, che quasi il 48% dei Comuni calabresi si trova in condizioni di dissesto o predissesto finanziario e già molti sindaci sollevano la difficoltà di sostenere gli stipendi oltre il primo anno, finito il contributo regionale».

La vertenza Abramo

Al fotofinish risolta l’annosa questione dei lavoratori della Abramo Customer Care. Dopo la messa in liquidazione della società, i dipendenti sono andati avanti per mesi in un clima di sofferenza, di insicurezza e di sacrifici a causa del sistematico ricorso alla cassa integrazione. Proprio in chiusura del 2024 si è riusciti a scongiurare l’espulsione dal mercato occupazionale dei circa mille operatori coinvolti nella vertenza. Una parte di essi, applicata alle commesse Tim Business e Fibercop, già dal 16 dicembre era transitata in Konecta, altro colosso delle telecomunicazioni con sede a Rende e che ha preannunciato l’apertura di un secondo stabilimento aziendale a Crotone proprio per ospitare i lavoratori fuoriusciti da Abramo in servizio nella città pitagorica. Poi, per il gruppo più nutrito di dipendenti a rischio, circa settecento, il 19 dicembre è maturato il passaggio, sempre a Konecta, nell’ambito di un progetto promosso dalla Regione Calabria di concerto con il Ministero dell’Economia, per la dematerializzazione delle cartelle sanitarie. L’appalto è stato affidato a Tim che a sua volta si avvarrà appunto di Konecta e dei lavoratori fuoriusciti da Abramo. Per tutti si è riusciti a far valere la clausola sociale, ovvero il mantenimento sia dell’anzianità di servizio sia dei precedenti livelli contrattuali.

Le incognite di Amaco

Il curatore della liquidazione giudiziale di Amaco, Fernando Caldiero, il 20 dicembre scorso ha accettato l’offerta per il fitto del ramo di azienda relativo all’esercizio del trasporto pubblico locale dell’ex municipalizzata per la mobilità nell’area cosentina. Nella giornata successiva ha proceduto alla formale aggiudicazione. Per cui presto la gestione dei servizi in capo ad Amaco passerà al Consorzio Autolinee Srl, unica partecipante al bando di gara. Poco meno di 75 mila euro annui il canone stabilito. Il contratto, con ogni probabilità, avrà effetto a partire dal primo febbraio 2025, quando scadrà la proroga delle attività concessa ad Amaco dal giudice fallimentare. Il Consorzio si è impegnato, pena la decadenza dell’accordo, ad assorbire tutte le unità attualmente impiegate sugli autobus di linea. Parliamo di circa 110 figure. Ma questa prospettiva comunque presenta una serie di incognite. Intanto perché questo percorso trasferisce un nucleo di lavoratori impiegati nel settore pubblico, ed assunti attraverso concorso, in un ambito privato con evidente riduzione delle garanzie di mantenimento del posto a lungo termine. Inoltre si prospetta un braccio di ferro tra Amaco, e di riflesso anche tra il Consorzio delle Autolinee, ed il Consorzio Cometra. Quest’ultimo, rivendica la titolarità del chilometraggio trasferito ad Amaco per l’esercizio del servizio di trasporto pubblico locale nell’area cosentina che adesso sarà trasferito, per effetto della gara, al Consorzio Autolinee e che rappresenta il capitale più importante per l’Azienda. In base al chilometraggio infatti, Amaco, che di Cometra è socio, percepisce cospicui trasferimenti dalla Regione. Ma in virtù del passaggio di esercizio al Consorzio Autolinee, dunque al di fuori di Cometra, le cose potrebbero cambiare. Lo statuto di Cometra prevede che, in caso di messa in liquidazione di una delle consorziate, come nel caso di Amaco, il chilometraggio dovrebbe tornare in capo a Cometra ed affidato ad un’altra delle consorziate stesse oppure, in maniera frazionata, a più consorziate. Non è escluso quindi che la procedura condotta dal curatore Caldiero, possa essere impugnata. Una incognita che accompagnerà i lavoratori dell’Amaco nella prima parte del 2025 e che preoccupa la Cgil: «Le incredibili, paradossali e schizofreniche vicende che si stanno susseguendo in queste ultime ore, rimaste nell’imbarazzante silenzio delle istituzioni preposte, in primis Regione Calabria e Consorzio Cometra, che riguardano solo in maniera apparente l’Azienda di Trasporto Pubblico Locale di Cosenza, ovvero, la ex municipalizzata Amaco già dichiarata fallita dal Tribunale di Cosenza – si legge in una nota congiunta del segretario generale di Cosenza del sindacato Massimiliano Ianni e di Gianni Angotti, segretario Filt Cgil – se non fossero collocate in una situazione terribilmente seria, considerato che riguardano il presente e soprattutto il futuro del TPL nella nostra Regione, potrebbero tranquillamente farci impaurire, pensando di guardare un film di Dario Argento, oppure, al contrario, per essere ottimisti, farci morire dal ridere e credere, visto il periodo, che stiamo assistendo ad un bellissimo Cinepanettone adeguato alle festività Natalizie. Purtroppo, ahinoi, la realtà dice altro».

Secondo la Cgil la situazione che si è venuta a creare «rischia di vanificare un processo di razionalizzazione ed ammodernamento del settore, riportandolo indietro di 50 anni, con conseguenze dannose, poco efficienti e sicuramente di non facili rimedi a posteriori». Poi nel comunicato vengono ricostruiti gli ultimi risvolti della vicenda: «Siamo stati ufficialmente convocati dall’assessore regionale ai trasporti Gianluca Gallo negli uffici della Cittadella Regionale, con gli altri sindacati, il presidente del Consorzio Cometra e l’assessore del Comune di Cosenza Damiano Covelli. Ebbene, l’assessore Gallo, anche alla presenza del dirigente regionale di settore, ha messo in evidenza il fatto rilevante che i chilometri messi a bando della curatela fallimentare non rientrano assolutamente nella disponibilità di Amaco ma esclusivamente del Consorzio Cometra, ed in ragione di ciò, lo stesso assessore Gallo, con la condivisione di tutti i soggetti presenti, rappresentava quindi che i servizi attualmente gestiti dall’ex municipalizzata Amaco dovevano essere svolti attraverso Cometra. E però nella realtà le cose stanno andando in maniera diametralmente opposta». La Cgil inoltre, si dice preoccupata dalla diseguaglianza del trattamento retributivo per i lavoratori impiegati nell’ambito del trasporto pubblico locale i quali, pur svolgendo le medesime mansioni, percepiscono salari differenti per la iniqua applicazione del trattamento accessorio. «Una disparità – scrivono – francamente non più accettabile e sostenibile». Sviluppi sono quindi attesi al termine del periodo delle festività natalizie.



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