Speranza di vita, abitudini più o meno salutari – come fumare o fare sport – e attitudine alla prevenzione.
Sono solo alcuni degli aspetti esaminati nel rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, targato Università Cattolica. Per quanto riguarda il Veneto, la fotografia che ne esce è senz’altro positiva per alcuni aspetti, pur non mancando i fronti che destano preoccupazione.
Ad esempio è una delle Regioni con il tasso di mortalità più elevato per quanto riguarda gli incidenti stradali. Stesso discorso per i feriti gravi. Ma ci sono anche buone notizie: il Veneto è ad esempio la Regione con la percentuale più bassa di fumatori.
Ed è anche uno dei territori dove il tasso di mortalità da malattie croniche negli under 70 è tra i più bassi.
I dati demografici del veneto
Dal punto di vista demografico, i dati che riguardano il Veneto raccontano una Regione dove alcune criticità sono meno profonde rispetto alla media nazionale. Ad esempio per quanto riguarda la natalità: il tasso di fecondità nel 2022 era pari a 1,26 figli per donna, contro la media nazionale di 1,24 figli.
La tendenza della Regione è comunque la stessa del Paese e il calo delle nascite si fa sentire. Anche per quanto riguarda la speranza di vita i dati veneti sono leggermente superiori a quelli nazionali: nel 2023 per gli uomini era di 81,7 anni (contro una media nazionale di 81,1) e per le donne di 86 anni (contro la media nazionale di 85,2).
Il report esamina poi alcune abitudini che incidono sulla salute di una popolazione. Come la propensione a fumare o meno.
Stili di vita
In Veneto nel 2022 la quota di fumatori era pari al 15,7 per cento, contro una media nazionale di diversi punti più alta, al 19,6 per cento.
Negli ultimi 15 anni nella Regione si è registrata una complessiva diminuzione dei fumatori (- 16,9 per cento) che, pur essendo discontinua, è sempre stata più pronunciata di quella nazionale.
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda il consumo di alcol. Se la prevalenza di consumatori a rischio era del 21,1 per cento per gli uomini e del 9,1 per cento per le donne a livello nazionale, in Veneto queste cifre risultano più elevate: 27,6 per gli uomini e 9,8 per le donne.
Abitudini alimentari
Un’altra voce del report riguarda le abitudini alimentari. Da questo punto di vista il Veneto è più o meno in linea con il dato nazionale: gli over 18 in condizioni di sovrappeso nel 2022 erano il 33,7 per cento contro un valore nazionale del 35 per cento.
Negli ultimi quindici anni i dati del Veneto sono sempre stati un po’ più bassi rispetto a quelli nazionali e negli ultimi due si è registrata una lieve riduzione dello 0,6 per cento, in controtendenza con la media italiana che vedeva invece un aumento del 2,3 per cento. Quando si parla di obesità le cose cambiano.
Nella Regione la prevalenza di persone (maggiorenni) obese è pari a 10,5 per cento, mentre il valore nazionale è dell’11,4 per cento: dal 2007 al 2022, però, i dati del Veneto hanno registrato un andamento oscillante con valori sia inferiori che superiori rispetto ai dati nazionali, invece molto più lineari.
La tendenza, comunque, è quella di un aumento: in questi anni presi in esame è stato infatti dell’11,7 per cento a livello regionale e del 15,2 per cento a livello nazionale.
Lo sport
I veneti, comunque, ci tengono ad avere uno stile di vita sano e praticano molto sport. Il numero di coloro che non svolgono alcuna attività fisica è molto più basso nella regione rispetto alla media nazionale: il 26,6 contro il 37,2 per cento.
Percentuali, però, che in entrambi i casi stanno crescendo notevolmente, dopo anni di diminuzione. Una tendenza evidente negli ultimi anni, quelli della pandemia.
I vaccini e la salute mentale
L’emergenza sanitaria sembra aver influenzato anche la propensione a vaccinarsi contro l’influenza.
La copertura in Veneto nella stagione 2022-2023 era leggermente più bassa rispetto a quella nazionale – il 54,7 contro il 56,7 per cento – ma in crescita rispetto alla stagione precedente del 5,6 per cento, in controtendenza con il valore nazionale che è invece sceso di 2,4 punti percentuali.
Infine, sul fronte della salute mentale i valori regionali e nazionali sono più in linea. Questo aspetto viene indagato dal report Osservasalute analizzando le dosi giornaliere di farmaci antidepressivi consumate ogni mille abitanti: se in Veneto nel 2022 la cifra registrata era di 44,4, a livello nazionale questa saliva lievemente a 45,8. In entrambi i casi, però, la tendenza all’aumento è estremamente evidente.
La spesa sanitaria in Veneto
In Veneto la spesa sanitaria pubblica pro capite è leggermente inferiore a quella nazionale. Il che non significa che la qualità delle prestazioni e dell’assistenza medica sia inferiore. È un dato di fatto, evidenziato dal report Osservasalute.
Nel 2022 – si legge – il valore dell’indicatore relativo alla spesa sanitaria pubblica pro capite nella Regione era pari a 2.148 euro, contro i 2.212 nazionali.
Ma, appunto, spendere meno non significa spendere peggio. Né avere servizi sanitari più in difficoltà. Del resto, nelle anticipazioni diffuse appena qualche settimana fa dal ministero della Salute, il Veneto risultava impegnato in un testa a testa con la Toscana per aggiudicarsi il primato di miglior Regione in fatto di sanità.
E anche nel report redatto dall’Università Cattolica emergono le buone pratiche. Nell’ambito dell’assistenza ospedaliera, ad esempio, si indaga in quali Regioni gli over 65 che si fratturano il collo del femore vengono operati entro 48 ore: il Veneto è tra queste.
La percentuale di questi pazienti, nel 2022, era infatti pari all’84,1 per cento, contro una media nazionale del 72,2 per cento. Di oltre dieci punti inferiore, quindi.
La spesa sanitaria italiana
La spesa sanitaria, comunque, è stata un tema particolarmente discusso negli ultimi anni, quando il Servizio sanitario nazionale è stato prima travolto dalla pandemia di Covid e ha cercato poi di risollevarsi.
«Nel 2022, la spesa sanitaria pubblica corrente in Italia è stata del 6,70 per cento del Pil, una leggera flessione rispetto al 2021 (…) Le differenze regionali persistono, con spese più basse in Lombardia (4,95%), Trento (5,15%) e Bolzano (5,34%) e più alte in Sicilia (10,98%) e Calabria (10,42%). Esiste un netto gradiente Nord-Sud, con le regioni meridionali che superano la media nazionale di almeno un punto percentuale», si legge ancora nel report, sempre a dimostrazione del fatto che a volte anche una spesa elevata non riesca comunque a sopperire a tutte le difficoltà della sanità.
Chiaramente questo non significa che destinare al comparto risorse ingenti sia inutile, anzi. «L’Italia continua a essere tra i Paesi con la spesa sanitaria più bassa tra i 32 dell’area OCSE, posizionandosi insieme ai Paesi dell’Europa dell’Est», si legge nel documento.
Il disavanzo
Di fondi per la sanità si è parlato anche con l’ultima Manovra di bilancio, approvata alcuni giorni fa alla Camera.
I finanziamenti sono aumentati, ma così il fabbisogno del Ssn: «Nel 2022, il disavanzo sanitario nazionale in Italia ammonta a circa 1,4 miliardi di euro, evidenziando un peggioramento rispetto al 2021», afferma il report. Per poi guardare ai conti delle Regioni. E sottolineare come il Veneto sia tra quelle con i bilanci in ordine.
I bilanci delle regioni
«Le Regioni a statuto speciale e le Province autonome mostrano disavanzi pro capite elevati, considerati fisiologici poiché derivano dalla volontà di destinare più risorse al Servizio sanitario regionale rispetto alla quota parametrata. Tra le regioni a statuto ordinario e la Sicilia, solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Campania e Calabria presentano un bilancio in equilibrio. L’avanzo della Calabria, pari a 76€ pro capite, però è da considerarsi patologico in quanto collegato al ritardo negli interventi per l’erogazione dell’assistenza sanitaria», chiarisce il documento
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