Il brevetto non parla in alcun modo del Sars-Cov-2 o della proteina Spike
Si sostiene che in Commissione Covid sia stato rivelato che il brevetto del vaccino Pfizer sia datato 26 novembre 2019, ossia mesi prima dell’inizio della pandemia di Covid-19 e della stessa scoperta del Sars-Cov-2. Quanto dichiarato in Commissione Covid risulta del tutto fuorviante, in quanto il brevetto citato non riguarda il Sars-Cov-2.
Per chi ha fretta
- Il vaccino Pfizer risulta studiato, sperimentato e approvato a seguito della scoperta del Sars-Cov-2. Pertanto, un brevetto di tale portata non poteva essere stato approvato in precedenza.
- I brevetti sono pubblici e consultabili da chiunque da ben prima della Pandemia.
- Il brevetto al quale si fa riferimento non riguarda il Sars-Cov-2 e non si parla della proteina Spike.
- La fonte della dichiarazione, una consulenza tecnica di parte, non afferma che si tratta di un brevetto del vaccino Pfizer.
Analisi
La narrazione circola attraverso un’immagine che riporta il seguente testo:
“Il brevetto del vaccino della Pfizer è datato 26 novembre 2019”, Sindacato di Polizia Osa Italia in Commissione Covid. La denuncia fu fatta all’epoca… “il problema è che le procure sono venute proprio meno”
Non si tratta di un brevetto del vaccino
Il testo fa riferimento all’intervento in Commissione Covid di Antonio Porto, Segretario Generale Nazionale del sindacato OSA Polizia, che nella stessa sede aveva dichiarato informazioni fuorvianti (ne parliamo qui). Ecco quanto detto da Porto in merito al presunto brevetto del vaccino:
Noi abbiamo gli studi del dottore Segalla che ha dimostrato tutto, ma soprattutto ha dimostrato il brevetto del vaccino della Pfizer che è datato 26 novembre 2019.
Ricercando riferimenti su Segalla e il sindacato OSA Polizia, riscontriamo un documento dove non conferma quanto dichiarato da Porto. Si tratta di una consulenza tecnica di parte a firma del Dott. Gabriele Segalla dove leggiamo:
Esiste un brevetto concesso il 26 novembre 2019 a BioNTech, dove vengono dichiarate particolari caratteristiche che un preparato destinato all’immunoterapia, cioè alla vaccinazione, deve avere (o criticità che NON deve avere).
Si tratta del brevetto US10485884B2 «RNA formulation for immunotherapy», pubblicato il 26 novembre 2019 e presentato nel 2013, che «riguarda il campo dell’immunoterapia e in particolare l’immunoterapia tumorale». Nelle rivendicazioni leggiamo: «Metodo per somministrare un antigene alle cellule presentanti l’antigene nella milza di un soggetto».
Inoltre, il testo afferma che «gli agenti e le composizioni qui divulgati possono essere utilizzati come vaccino terapeutico o profilattico per il trattamento o la prevenzione di una malattia». Non viene fatto riferimento a un virus e una malattia in particolare, così come non si fa riferimento alla proteina Spike dei vaccini a mRNA di Pfizer o Moderna.
Gli altri brevetti e il percorso dal 2003
Tra i brevetti citati nel documento troviamo anche il numero KR20190093816A della Corea del Sud dal titolo «Lipid nanoparticle mRNA vaccine», pubblicato nell’agosto 2019 e avviato nel 2017, che non ha niente a che vedere con Pfizer o Moderna, ma serve per far comprendere che le ricerche nel campo erano già in corso da anni e non risulta una correlazione con l’arrivo del Sars-Cov-2.
In un documento intitolato «US Public Investment in the Development of mRNA COVID19 Vaccines», pubblicato il 10 ottobre 2022 dal British Medical Journal (BMJ), è presente una lunga lista di brevetti associati al vaccino anti Covid a mRNA, il primo di questi datato 2003 (US7901708B2). Tra questi non viene citato quello coreano.
Conclusioni
Quanto dichiarato in Commissione Covid in merito a un brevetto del vaccino Pfizer datato 26 novembre 2019 risulta infondato. La stessa consulenza tecnica collegata all’intervento non riporta una tale informazione. Il brevetto in questione è uno dei tanti brevetti pubblicati dal 2003 legati alle tecnologie rivelatisi utili per la creazione, sperimentazione ed infine autorizzazione dei vaccini anti Covid-19 a mRNA.
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