Carceri, la politica si divide sulle parole del Papa. FI: «Ora soluzioni». Vannacci: «Raro si parli delle vittime dei detenuti»

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Serracchiani (Pd): Tajani faccia seguire alle parole i fatti. Magi: «Il governo inventa nuovi reati e aggrava la situazione. Serve amnistia». I radicali: urgente un ampio dibattito in parlamento

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L’appello del Papa, la richiesta di un «atto di clemenza» contenuto nella bolla di indizione del Giubileo e le parole rivolte ai detenuti di Rebibbia sollecitano la politica a schierarsi — e a polemizzare — sulle condizioni nelle carceri e sulle misure da introdurre per porvi rimedio.

In prima fila alla messa, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, con il quale Francesco si intrattiene anche per un breve colloquio. «Ma non abbiamo parlato di un atto di clemenza per il Giubileo», riferisce dopo lo stesso papa ai cronisti. «Francesco vuole farci capire che il detenuto non è uno scarto ma un soggetto da rieducare e da comprendere — commenta invece il guardasigilli, evitando il tema di un eventuale indulto —. Operativamente insisto nel progetto per migliorare i protocolli che portano lo sport e il lavoro nelle carceri, e intendo patrocinare iniziative culturali».




















































Entra nel merito dell’invito del papa, invece, Antonio Tajani: «La pena è privazione della libertà, non della dignità. La decisione di Francesco di aprire la porta Santa a Rebibbia impegna tutti noi ad affrontare il tema carceri» dice il vicepremier e segretario di Forza Italia, il partito di maggioranza che ha avanzato più proposte contro il sovraffollamento. Le elenca Tajani: «Che fare? Intervenire sulla carcerazione preventiva, riconoscere la pena in comunità per i tossicodipendenti, incrementare i giudici di sorveglianza e gli agenti di polizia penitenziaria». 

L’opposizione però attacca le forze di maggioranza accusando il governo di inerzia. «C’è una distanza enorme tra le parole del papa e la volontà del governo di mostrare la faccia cattiva» dice il senatore pd Franco Mirabelli. Debora Serracchiani, responsabile giustizia del partito, sfida Tajani a «passare dalle parole ai fatti» rivedendo la norma che rende facoltativa la sospensione della pena per le mamme contenuta nel ddl Sicurezza a breve in discussione in Senato. Alla Camera Fi, pur avendo presentato un emendamento, si adeguò alla contrarietà di Fdi e Lega. Ora può votare e abrogare – dice Serracchiani – «quella norma incivile». Durissimo Filippo Sensi: «I suicidi in carcere hanno il nome e cognome di chi ne porta la responsabilità». 

Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, rimprovera all’esecutivo di «aggravare la situazione con la continua e compulsiva invenzione di nuovi reati e aumenti di pena» mentre «vagheggia di fantomatici piani di edilizia», quando invece servono «misure straordinarie: amnistia, depenalizzazione». I radicali provano a mediare: il segretario Maurizio Turco e la tesoriera Irene Testa invocano «un atto di buon governo», chiedono «l’amnistia» e un «urgente e ampio dibattito parlamentare».

Per il M5S è Mariolina Castellone vicepresidente del Senato a ricordare: «Il 2024 è stato l’anno nero per le carceri italiane. Non solo i detenuti, ma anche gli agenti penitenziari si tolgono la vita. E il governo, però, non ha una strategia». E l’europarlamentare di Alleanza verdi e sinistra, Ilaria Salis, che a Natale ha visitato il carcere di Monza, protesta per le «condizioni degradanti, indegne di un Paese civile». Davide Faraone di Iv accusa di ipocrisia il ministro Nordio, per la sua presenza alla Messa del Papa a Rebibbia: «Il governo sta peggiorando le condizioni di vita di carcerati e agenti». 

Ma se FdI tace, il leghista Roberto Vannacci replica a muso duro anche al Papa: «Raramente si ascoltano parole contro le vittime di quei detenuti che hanno rapinato, violentato, ucciso, che oggi Francesco ha visitato». Quindi propone che i detenuti «lavorino duramente per devolvere i propri emolumenti ai risarcimento delle vittime».

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