i risparmi per pagare i premi del personale. La novità nella Manovra (e cosa cambia ora)

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Dal tanto criticato blocco del turnover al 75 per cento imposto alle principali pubbliche amministrazioni nel 2025, arriveranno i fondi per finanziare il trattamento accessorio per gli statali. Lo prevede la manovra che si appresta a ricevere il via libera finale domani dal Senato, dove è presente anche la norma che inserisce per l’anno prossimo un freno per le nuove assunzioni – ne vanno in pensione quattro, ne entrano tre – nel pubblico impiego. Una misura con la quale si punta a risparmiare circa 270 milioni di euro.

Ed è una boccata di ossigeno importante per gli statali, anche nell’ottica di rasserenare i rapporti tra il principale datore di lavoro del Paese – lo Stato e le sue amministrazioni collegate – e i sindacati. Lo dimostrano le spaccature registrate negli ultimi rinnovi contrattuali, compreso quello per le funzioni centrali (ministeri ed agenzie fiscali), che ha ottenuto il via libera dal governo lunedì scorso ma non il placet di sigle confederali come Cgil e Uil.

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Senza dimenticare che il trattamento accessorio, con il suo 0,22 per cento sul totale del monte risorse, ha portato gli aumenti per il comparto nel biennio 2022-2024 al 6 per cento. Soprattutto con esso si eroga la parte di salario “premiale” legato al raggiungimento degli obiettivi delle singole amministrazioni per migliorare il livello dei servizi pubblici agli utenti. In sintesi, i dipendenti e i dirigenti ottengono una busta paga più pesante se rispondono a criteri come «qualità, produttività e capacità innovativa» nella loro prestazione lavorativa.

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LE NOVITÀ

Nella legge di bilancio sono presenti non poche novità per il comparto della pubblica amministrazione. Oltre al già citato tetto al turnover (dal quale sono esclusi soltanto i Comuni e le Province, le Forze dell’Ordine, gli enti di ricerca e le amministrazioni sotto i venti dipendenti), ci sono la possibilità per i travet nelle amministrazioni più bisognose delle loro competenze di poter continuare a lavorare fino a 70, superando il pensionamento economico a 67 anni; il pignoramento coatto in busta paga per chi ha un debito di almeno 5mila euro con l’erario; le risorse per i rinnovi contrattuali. Su questo versante sono state inserite sia quelle triennio 2025-2027 – 5,5 miliardi in un triennio dove l’aumento medio sarà di circa 153 euro – sia quelle per il periodo successivo, 2028-2030, dove a regime i fondi saranno di 6,1 miliardi.

Soprattutto non mancano modifiche sull’erogazione e sul finanziamento del salario accessorio. Al riguardo in manovra è previsto – come spiega la relazione tecnica alla manovra – che «i risparmi permanenti conseguiti per effetto di assunzioni a tempo indeterminato effettuate in misura inferiore a quelle consentite dalla legislazione vigente in materia di turn over, possano essere destinati ad incrementare i fondi per il trattamento accessorio del personale». In poche parole, le amministrazioni che quest’anno dovranno ridurre gli ingressi rispetto alle uscite, si vedranno riconoscere risorse per il pagamento della parte accessoria, da recuperare in parte dai 270 milioni del monte complessivo dei risparmi. Più precisamente ci sarà sicuramente un aumento del 10 per cento rispetto al fondo ad hoc per questa voce, che per legge viene calcolato partendo dalle risorse destinate nel 2016.

I LIMITI

Ma sul trattamento accessorio c’è un altra importante modifica contenuta nella legge di bilancio. È stato previsto che – rispetto al passato – si può anche derogare dal tetto del 10 per cento sul monte salari complessivo. Risultato? Come si spiega nella relazione tecnica della manovra, per aumentare la parte premiale degli stipendi, «i limiti di spesa relativi al trattamento economico accessorio, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, possano essere superati». Criteri e modalità per allargare i cordoni della borsa sono «da definire nell’ambito dei contratti collettivi nazionali di lavoro e nei limiti delle risorse finanziarie destinate a tale finalità».

Questa disposizione finisce anche per rispondere, superandola, al dettato di una recente deliberazione della Corte dei Conti. Seconda la magistratura amministrativa il tetto del 10 per cento non può essere applicato alle «risorse destinate alla contrattazione decentrata finalizzate a misure di welfare integrativo».

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