Dal divieto dei matrimoni precoci alle consegne di sangue tramite droni per le donne che partoriscono: sono 10 i cambiamenti positivi avvenuti nel 2024 individuati da Save the Children.
Il primo riguarda la Sierra Leone che ha vietato i matrimoni precoci in seguito alla campagna condotta dalle ragazze e da Save the Children: il Paese – viene sottolineato – “ha uno dei tassi di matrimoni precoci, gravidanze precoci e mortalità materna tra i più alti al mondo, con circa un terzo delle ragazze sposate prima dei 18 anni e un altro terzo che partorisce prima dei 19 anni. Ragazze che si sposano giovani non vengono solo derubate della loro infanzia ma anche del loro futuro”. In Gambia, invece, è stato confermato il divieto delle mutilazioni genitali femminili (Mgf) respingendo “un disegno di legge che aveva l’obiettivo di porre fine al divieto della pratica dannosa della mutilazione genitale femminile, che ha diffuse implicazioni sulla salute delle ragazze e delle donne, anche durante il parto”; nella nazione dell’Africa occidentale si riscontra uno dei tassi di (Mgf) più alti al mondo, affrontata dal 73% di donne e ragazze dai 15 ai 49 anni. Il terzo cambiamento sottolineato dall’Ong è la partecipazione dei bambini al G20, avvenuta per la prima volta nei suoi 25 anni di storia; come ricorda Save the Children, “gli adolescenti – di età compresa tra 16 e 17 anni – hanno consegnato una lettera ai leader durante il vertice sociale del G20 di novembre, che includeva messaggi di minori di tutto il mondo, tra cui le raccomandazioni ai leader su come promuovere la partecipazione dei più piccoli al processo decisionale globale, comprese le decisioni sul clima, quelle per affrontare la fame e la povertà e i meccanismi per raggiungere equità economica e investimenti equi”. Nell’ambito di un’iniziativa volta a contrastare il lavoro minorile nelle miniere della Repubblica democratica del Congo, poi, l’Ong ha organizzato delle classi di recupero per aiutare i bambini che lavorano nelle miniere a restare a scuola o a tornare con successo in classe: “Save the Children – si legge – chiede maggiori investimenti nelle comunità minerarie di cobalto, artigianali e su piccola scala, per aiutare i genitori a sostenere i propri figli senza la necessità del lavoro minorile”. In Costa d’Avorio, invece, dotati di biciclette e kit medici migliaia di operatori sanitari comunitari hanno contribuito a ridurre i casi di malaria fino al 70% in alcune aree del Paese raggiungendo villaggi remoti per curare i bambini ed educare le famiglie. Poi, il Laos è diventato il primo Paese del Sud-Est asiatico a vietare le punizioni corporali (il 66° al mondo): “Tuttavia, ci sono ancora molti progressi da fare”, precisano dall’Ong, considerato che da un’analisi condotta quest’anno “ci vorranno altri 60 anni per raggiungere l’obiettivo globale di eliminare tutte le forme di punizione corporale, a meno che l’attuale ritmo di progresso non venga accelerato”. Il settimo cambiamento evidenziato riguarda Vepaia, giovane attivista climatica di Vanuatu, che quest’anno si è rivolta alla Corte internazionale di giustizia (Icj) per sostenere l’inclusione dei diritti dei bambini in un caso storico. Ha chiesto un forte parere consultivo presso la più alta corte mondiale affinché riconosca gli obblighi dei Paesi di affrontare la crisi climatica e proteggere le generazioni future. Il parere consultivo del caso giudiziario internazionale è atteso per il prossimo anno. A Bogotà, in Colombia, si è invece svolta la prima conferenza ministeriale globale per porre fine alla violenza contro i bambini: i rappresentanti di 119 Paesi si sono impegnati a lavorare insieme per eradicare la violenza contro i più piccoli. “Durante il vertice – viene ricordato – sono stati raggiunti accordi in diverse aree chiave con il 63% dei partecipanti impegnati a rafforzare i servizi di risposta e supporto, il 59% a migliorare i quadri di protezione legale e il 46% a fornire maggiore sostegno alle famiglie e agli operatori sanitari”. Nel Malawi meridionale un quinto della popolazione sarà meglio equipaggiato per proteggersi dai rischi sanitari aggravati dal clima grazie a un’iniziativa da 37 milioni di dollari annunciata in ottobre dal Green Climate Fund, dal governo del Malawi, da Save the Children e dai suoi partner; il progetto si concentrerà su bambini e altri gruppi vulnerabili e cercherà di portare benefici diretti a circa il 22% della popolazione in sei distretti nei prossimi cinque anni. Infine, in Rwanda un’iniziativa salvavita sta offrendo alle donne del campo profughi di Mahama (il più grande del Paese) la possibilità di partorire in circostanze più sicure.
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