Forse non lo sapete, ma vostro marito è un “separato in casa”. È la scusa più frequente che gli uomini impegnati rifilano all’amante, affinché quest’ultima possa lasciarsi andare senza reticenze. O almeno così raccontano le statistiche della pagina “Bugie Uomini”, un profilo Instagram di oltre centomila follower, che funziona da collettore di tutte le fandonie che gli uomini fedifraghi sono capaci di partorire. Una porta d’accesso a uno spazio finora inesplorato, ovvero la zona grigia di patetica mistificazione in cui certi uomini si muovono agilmente, vigliaccamente, da sempre. E in cui da oggi potrete muovervi attonite anche voi, purché siate dotati un elevato senso del ridicolo.
Qualche mese fa, forse in concomitanza col caso Sangiuliano, la giornalista Guia Soncini scriveva che gli uomini del 2024 non hanno ancora compreso il pericolo fisiologico insito nell’atto moderno dello screenshot. E non devono averlo capito neanche le centinaia di traditori finiti sul profilo fondato da Emanuele, un 39enne di Ancona, che ogni giorno si trova sommerso da oltre settanta storie ai limiti della barzelletta inviate da altrettante donne, oltre che dai relativi screen a testimoniarne la veridicità. Chi infatti pensava che la pagina fosse stata fondata da una signorina infuriata in cerca di vendetta, sbagliava. La nascita dell’account è karmica. Spiega Emanuele: “Io sono in una relazione da vent’anni, ho un figlio, e mi stupisco ogni giorno di quanto si arrivi a essere terrificanti pur di infilarsi nei pantaloni di una persona. La nostra cifra è trattare la tematica con l’ironia necessaria a renderla accessibile, il nostro obiettivo è aiutare le donne a riconoscere le cosiddette ‘red flag’, ovvero i segnali a cui fare attenzione. La maggior parte delle donne che ci scrive ha tra i 25 e i 35 anni”.
Un vero e proprio prontuario per difendersi dalla “banalità del male” del traditore, insomma. Una serie di scuse che si ripetono spesso uguali a loro stesse e che offendono l’intelligenza di chi le pronuncia, prima che quella di chi le riceve. C’è chi, ad esempio, è arrivato a digitare: “Scusa se non ti ho scritto in questo weekend, ma mi è caduto il telefono in una pozzanghera”. La risposta di lei? “Ok, questa finisce in Bugie uomini”.
Google Images, il fido alleato degli uomini traditori (e fessi)
Già, il weekend: un grande tema delle relazioni clandestine. È proprio qui che dà il meglio quello che Emanuele e il suo staff hanno soprannominato il “Ken Saturday Night Fever”, ovvero l’uomo che, ritrovandosi a dover trascorrere il sabato e la domenica in famiglia dopo una settimana in ufficio (notoriamente una zona franca), ha da inventarsi qualcosa per giustificare la sua improvvisa irreperibilità. Mica gliel’ha detto infatti all’amante che a casa tiene famiglia. E qui entrano in ballo i due grandi tormentoni precoci del fedifrago, i primi campanelli d’allarme: la leggera febbre e il leggero tamponamento.
Accade infatti che al venerdì sera il nostro eroe collassa scientificamente, o “sviluppa un’improvvisa sonnolenza patologica, accompagnata da una fastidiosa tosse e da una lieve febbre che gli rende impossibile muoversi di casa”. A corredo della comunicazione, che avviene nel silenzio di una chat WhatsApp, il Ken febbricitante invia anche una foto del termometro, per rendere il tutto più credibile. Peccato che (spoiler!) è regolarmente presa da Google Images. “Ciò che mi colpisce”, racconta Emanuele, “è che tutti dicono di avere la febbre a 37.3, non di più. Una cosa moderata insomma, tale da giustificare poi la rapida ripresa che avverrà puntualmente al lunedì”. Neanche uno sforzo di fantasia, in pratica. Altrettanto moderato, poi, deve essere l’inaspettato tamponamento che al venerdì notte costringe il nostro campione all’improvvisa reclusione in casa nel finesettimana (anche in questo caso, ovviamente, la foto della macchina incidentata è made in Google). Questo perché, al contrario, l’eccessiva preoccupazione dell’interlocutrice potrebbe mandarla fuori dagli argini consentiti, creare casini.
Infine ci sono gli impietosi, i traditori seriali. Quelli che spariscono ogni sera al rientro dall’ufficio, senza dignità: “Scusa cara, ma il mio vicino ha la camera da letto proprio dietro alla mia. Non posso parlare”.
Care mogli, ecco come vi depistano
Il “vicino di casa” è ovviamente la moglie che gli dorme affianco. Ma, a tal proposito, come depistare i sospetti della coniuge? Il Ken addestrato alla “Scuola di magia Mylord” – così è stato soprannominato da Emanuele&co – mette in campo svariate strategie per disperdere la relazione clandestina tra le innumerevoli app del telefono, fino alla sua totale smaterializzazione. C’è chi salva il numero dell’amante come “sospetto spam”, così che la sua chiamata venga dirottata al momento opportuno. C’è, ancora, chi scarica lo stesso gioco dell’amante e ci parla in chat, in modo da non inquinare le app più comuni. E, infine, c’è chi arriva a dichiarare: “Scusa, cara, non ti chiederò l’amicizia su Facebook. Desidero tu resti speciale e non una qualsiasi”.
La neutralizzazione dell’amante, una volta raggiunta una fase avanzata della relazione, avviene invece attraverso diverse tattiche. Che, come prevedibile, hanno a che fare con lo svilimento della vittima, tramite dinamiche che attingono a piene mani dal più tradizionale sessismo. Il grande classico su cui far leva è sempre lui, l’intramontabile senso di colpa: “Sono dovuto stare con la mia compagna perché ha una malattia, se non sai di che parli stai zitta e vergognati” fino all’abusato “Sei pazza”. Ci sono poi i vari “monella”, “stronzetta” e vezzeggiativi affiliati, che vengono usati col tentativo maldestro di aggiungere una affettuosa trasgressione alla conversazione, ma che hanno in realtà l’obiettivo più profondo di ridimensionare la malcapitata, di rimetterla al suo posto, ovvero nella condizione di “preda”.
Non esistono gli amori impossibili, smettetela di guardare Ozpetek
Ma l’obiettivo di questo editoriale non vuol esser certo la polarizzazione classica del “maschi contro femmine”. Di fronte a tanto sconforto infatti, i fronti di desolazione che si aprono sono due. Da una parte c’è il maschio, che definire “tossico” è fin troppo nobilitante perché significa attribuirgli un concetto, dunque una tridimensionalità che non gli appartiene, in quanto smidollato, privo di vertebre, svuotato della sua stessa capacità di interfacciarsi con la verità. Ma altrettanto indifendibili sono quelle donne che restano lì per tempi prolungati, a sentirsi dire che “tranquilla, dormo con lei ma in fondo sono tuo”, “dopo Natale parlerò con l’avvocato”, “sto con lei solo per i figli”. “Niente ravviva la vita coniugale come la vita extraconiugale”, scriveva sempre Guia Soncini nel 2013, nel suo libro “I mariti delle altre”. A chi le scriveva “Siamo fatti l’uno per l’altra ma non possiamo viverci, perché lui è sposato”, la giornalista Laura Campiglio rispondeva invece, nella sua rubrica ‘Al posto del cuore’: “Quelli fatti l’uno per l’altra li riconosci subito: stanno insieme”. Insomma, gli amori impossibili non esistono, smettetela di guardare i film di Ferzan Ozpetek.
Ed è così che la triste Odissea di Ken prima o poi ha una fine. Che, ovviamente, combacia sempre col più tradizionale vittimismo di convenienza. Anche in questo caso finto, artefatto fino all’ultimo: “Ti auguro di trovare uno migliore di me”.
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