L’incredibile, pazzo derby di Calabria

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Io non so se sapete cosa si prova a pareggiare un derby al 106’ dopo aver trascorso oltre 80 minuti in inferiorità numerica. Se non lo sapete, ve lo dico io: esultanza sfrenata, tachicardia, gioia immensa, dolori con ipotesi di stiramento su muscoli del corpo che non pensavate di avere.

Questo è la storia in breve. Di seguito, invece, trovate quella lunga, se avete solo distrattamente letto di questa partita pazza che è stata Cosenza-Catanzaro, e volete sapere com’è andata. Uno dei derby più assurdi degli ultimi anni.

IL CONTESTO
Come potrete immaginare, e come abbiamo già raccontato insieme a Emanuele Mongiardo proprio qui su Ultimo Uomo, Cosenza-Catanzaro non è una partita come le altre, per nessuna delle due squadre e delle due città.

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Quest’anno, poi, i sentimenti intorno a questo derby sembravano ancora più esasperati. Il Cosenza arrivava al derby da ultimo in classifica, un classico di Natale al quale il presidente Guarascio ha abituato i tifosi, il nostro Una poltrona per due. C’era stata la penalizzazione di quattro punti comminata a inizio stagione ma anche i giorni precedenti erano stati complicati. Venerdì sera la società aveva ufficializzato il costo dei settori popolari per la partita più attesa dell’anno a 30 euro, salvo poi fare marcia indietro alle 23:16 dello stesso giorno. La vigilia di Natale Cosenza Channel aveva annunciato in esclusiva le dimissioni di Beppe Ursino da direttore generale del Cosenza. Il giorno di Natale, per non farsi mancare niente, veniva reso noto che la Tribuna Rao, uno dei settori storici del tifo rossoblù, sarebbe stato riservato agli accreditati provenienti da Catanzaro. E questo senza contare le insistenti voci di una cessione e di cordate interessate alla società.

Anche il Catanzaro non era in un momento facile, comunque. La squadra allenata da Fabio Caserta aveva interrotto la lunga striscia di risultati utili consecutivi proprio nella partita precedente a questa, con lo Spezia, e questo, pur non intaccando la differenza di punti tra le due squadre (sette, per la precisione), aveva gettato un’aura sinistra su un derby, che come da tradizione vede favoriti gli sfavoriti. Fabio Caserta, tra l’altro, ex allenatore proprio del Cosenza, che la scorsa stagione aveva deciso di esonerarlo nonostante fosse a tre punti dai playoff e a più quattro sui playout.

Alla fine, però, non c’è più tempo per parlare. L’arbitro Aureliano di Bologna, uno dei protagonisti di questa storia, fischia l’inizio in un freddo pomeriggio di Cosenza. Il derby di Calabria può iniziare.

IL ROSSO A CAPORALE
Inizia meglio il Cosenza. La squadra di Alvini sembra avere un’energia diversa e al 20’ Kourfalidis, innescato da un cross rasoterra in mezzo, colpisce la traversa da ottima posizione. Sul ribaltamento di fronte, però, Pittarello del Catanzaro va a contatto con Caporale del Cosenza. Tutti si aspettano un giallo ma a sorpresa Aureliano tira fuori un rosso. Sgomento, proteste, si attende il VAR che, però, non interviene. Dal possibile vantaggio, il Cosenza si trova a giocare in dieci uomini per la seconda partita consecutiva. E mancano ancora 70 minuti più recupero (che, come vedremo, sarà corposo).

Il DS rossoblù Delvecchio minaccia di ritirare la squadra, le due panchine quasi vengono a contatto. Il suo labiale è inconfondibile: «Andiamo negli spogliatoi». Aureliano impiega cinque minuti buoni per ristabilire l’ordine. Alvini sistema i suoi con un 4-3-1-1 di sacrificio (che poi spiegherà in conferenza stampa), il Catanzaro colpisce un palo con Bonini. Il primo tempo si chiude sullo 0-0. Da registrare gli inevitabili fischi ad Aureliano e quelli altrettanto inevitabili a Iemmello.


GLI ULTIMI 25 MINUTI
La ripresa segue lo stesso canovaccio del primo tempo: il Catanzaro abbaia ma non morde, il Cosenza lotta con sacrificio. Sono proprio i rossoblù ad avere l’occasione migliore, ma Kouan solo davanti a Pigliacelli decide di piazzare il tiro e la palla termina fuori. La gara si trascina così fino all’80, quando iniziano i venticinque minuti più folli della storia di ogni derby (lo so, sto esagerando, ma tanto non ci sono statistiche per misurare questo tipo di cose).

Minuto 80, discesa sulla sinistra di Pittarello che mette in mezzo. Charlys, classe 2004 arrivato in estate dal Verona, pupillo di Delvecchio, non aggancia in tempo e regala il pallone a Pompetti. Quest’ultimo sarebbe un mancino, la palla gli finisce sul destro, ma l’occasione è troppo invitante per non tirare subito. Sembra un replay del gol di Rodri contro l’Inter. Micai, portiere del Cosenza, resta immobile. 0-1. Il San Vito-Marulla resta gelato per un attimo, poi prorompe in una serie di fischi e cori contro il presidente Guarascio, che assiste immobile. Da qui in poi è il delirio.

Alvini tenta il tutto per tutto e inserisce Ciervo, Zilli e José Mauri: sì, QUEL José Mauri. Tutti e tre protagonisti nel finale.

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Minuto novanta, Ciervo scende sulla destra e mette in mezzo. Pigliacelli interviene in modo avventato, la palla si impenna e finisce sulla testa di Kouan, che deve farsi perdonare dell’errore di venti minuti prima. Il pallone, in qualche modo, carambola in rete. Il Cosenza ha pareggiato un derby al 90’, sembra il classico lieto fine, ma il VAR richiama l’arbitro Aureliano. Si perdono cinque minuti buoni. Il direttore di gara viene circondato dai giocatori delle due squadre in maniera opprimente e a un certo punto è costretto a dire (come si sente negli highlights di DAZN): «Guardo quando ve ne andate». Dal replay è evidente che, dopo averla impattata di testa, Kouan la colpisca col braccio. Segno rettangolare. Gol annullato. Il Cosenza affonda nello sconforto, il Catanzaro tira un sospiro di sollievo.

La partita, però, inizia ad allungarsi in maniera preoccupante. L’arbitro aveva dato cinque minuti di recupero, ma visto tutto quello che è successo inizieranno a partire dal minuto 96, quando Pigliacelli batte la punizione per il mani del centrocampista rossoblù. Alla fine quei cinque minuti diventeranno dieci, ma non per volontà dell’arbitro.

Un minuto dopo la ripresa del gioco, Ricciardi riesce a smarcarsi davanti alla porta e calcia, forse chiudendo gli occhi: Pigliacelli ringrazia e respinge, provando a redimersi dall’errore che aveva (quasi) regalato il pari al Cosenza.

Minuto 100, quindi a uno dalla fine: tripla sponda di Kouan, Strizzolo e Cimino, sinistro di Massimo Zilli, uno degli eroi della salvezza 2021/22. Il tiro è perfetto, troppo perfetto. Palo pieno. Qui mi astengo dal descrivere cosa succede dentro allo stadio perché potrebbero ritirarmi il patentino da giornalista.

Gli ultimi 5 minuti di partita, per intero.

Il Catanzaro riparte ma perde palla, il Cosenza guadagna un calcio di punizione. Della battuta si incarica proprio José Mauri, arrivato in estate ma finora non molto utilizzato da Alvini anche e soprattutto per problemi fisici. È l’ultima azione, poi si andrà negli spogliatoi.

Tiro. Barriera. Il pallone si impenna. Scognamillo, difensore del Catanzaro, colpisce di testa allargando il braccio e il pallone, per uno scherzo del destino, finisce proprio lì. Se era da annullare il goal di Kouan, urlano i tifosi del Cosenza dentro allo stadio e dentro le case illuminate dalle TV, sarebbe rigore anche questo. Appena finisce l’azione di contropiede degli ospiti, Aureliano fa il rettangolo che indica il VAR con le mani. È la seconda volta che l’arbitro va al monitor e la quarta in cui viene richiamato dal VAR. Il fallo di mano è arrivato sull’ultima azione disponibile, ma nel frattempo è già il 103’. La revisione dura un minuto e mezzo buono. Dopo un’eternità, l’arbitro indica il dischetto.

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Riccardo Ciervo ha già il pallone sotto il braccio mentre si incammina verso il piccolo cerchio di gesso che indica dove battere il rigore. L’esterno scuola Roma, proprietà Sassuolo, l’anno scorso al Südtirol, tecnicamente ottimo per la Serie B e forse uno dei giocatori più talentuosi in squadra, non sta però riuscendo a trovare spazio. È per questo che si prende la responsabilità di un pallone che pesa un quintale, forse sente che può essere una svolta. Guarda Pigliacelli che perde altro tempo. Dopo quel rigore sarà tutto finito. Pareggio o sconfitta, pareggio o vittoria.

Minuti sul cronometro: 105 e 00. Ciervo parte dopo qualche secondo. Apre il piattone. Pigliacelli intuisce ma non ci arriva. La rete si gonfia. Lo stadio esplode. È 1-1 al 106’. Come segnalato da Giuseppe Pastore, è il gol arrivato più tardi nella storia della Serie B.

Massimiliano Alvini, in panchina, piange. La sua immagine farà il giro dei social e oggi è su tutti i quotidiani sportivi nazionali. Com’è possibile che il calcio riesca a ridurre così una persona di 54 anni? Il Cosenza strappa un pareggio meritato, il Catanzaro recrimina. Ognuno si chiede se è un punto perso o guadagnato. Per una volta, il Cosenza ha aperto la porta ed è finito negli almanacchi dalla parte giusta.





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