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La regina di LinkedIn del 2024 è Giorgia Meloni: è lei, tra i componenti del Governo italiano, ad avere la presenza più assidua sul social media per antonomasia del lavoro, LinkedIn, con post e long post (ossia articoli più lunghi di 3.000 caratteri, spazi inclusi) pubblicati con cadenza regolare, e con ben 443.381 follower (registrati al 26 dicembre 2024 alle ore 12). Una “followerbase” ragguardevole, del tutto simile per ampiezza a quella del premier britannico Keir Starmer (484.807 follower). Considerando, come attesta LinkedIn cliccando sul nome di “Giorgia Meloni” nel suo profilo, che la premier è presente su LinkedIn dal mese di maggio 2023, la crescita registrata è davvero sorprendente.
Questi i principali punti di forza della sua presenza su LinkedIn
- foto di profilo con alle spalle l’emblema della Repubblica italiana e foto di sfondo emozionale, il cosiddetto “human touch”, dove si vede la premier che stringe delle mani
- area riservata alle informazioni che rimanda – tecnica utilizzata dai professionisti della comunicazone – a linktr.ee, ossia all’albero dei link tramite i quali si accede ai canali sociali dove è presente, rispettivamente LinkedIn, WhatsApp, Facebook, Instagram, X (ex Twitter), TikTok, Telegram e YouTube
- interessante in evidenza il link al canale YouTube al canale personale @GiorgiaMeloniUfficiale, dove sono raccolti i suoi interventi: questo link dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, l’importanza di alimentare la piattaforma YouTube di proprietà di Google
- il piano editoriale “sociale” o ped non è un mero “mirroring”, come si dice in gergo: ossia, non adotta la tecnica “copia e incolla” dei contenuti sulle diverse piattaforme, riservando ad esempio a Instagram e X alcune foto cariche di emozioni, come quella dell’abbraccio con la figlia Ginevra, pubblicata il 25 dicembre 2024 e accompagnata da questo breve messaggio: «A voi e alle vostre famiglie, i miei migliori auguri per una giornata colma di serenità e gioia. Buon Natale».
Non c’è solo la premier Meloni su LinkedIn: 11 ministri da Urso a Valditara
Guardando la rosa dei componenti della presidenza del Consiglio dei ministri, non c’è solo la premier Meloni sulla piattaforma dei lavoratori: su LinkedIn, social media acquisito da Microsoft nel 2016 – sono presenti altri 11 ministri.
La scelta di alcuni esponenti del Governo è di utilizzarla attivamente, mentre altri preferiscono la strada del “placeholder”, ossia di registrarsi ed essere visibili senza contribuire con regolarità. Questo (ossia la non presenza), come vedremo, sarà un punto su cui riflettere in vista del 2025.
I profili di questi 11 ministri con relativa “followerbase” (aggiornata, come fatto per la premier Meloni, al 26 dicembre 2024 alle ore 12)
- Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: profilo con doppio ritratto fotografico senza interazioni con persone (a differenza di quanto visto con la premier Meloni, sia nel campo riservato alla foto rotonda del profilo che in quello rettangolare dedicato all’immagine di sfondo); piano editoriale con anche la valorizzazione delle uscite stampa tramite degli elementi grafici orginali => 25.295 follower
- Antonio Tajani, vicepresidente e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: profilo con doppio ritratto fotografico senza interazioni con persone (a differenza, ancora una volta, di quanto visto con la premier Meloni) ma con l’aggiunga dell’indicazione del suo nome e del suo cognome; informazioni generali in lingua inglese; ped in italiano con foto e video ma anche infografiche (come quella dedicata al “Giorno della libertà”, ossia all’anniversario della caduta del muro di Berlino) => 19.267 follower
- Guido Crosetto, ministro della Difesa: profilo sintetico con foto di sfondo emozionale del suo amato Piemonte; piano editorale risalente a due anni fa => 11.227 follower
- Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani: non utilizzo delle aree riservate alle foto di profilo e di sfondo; indicazione di Milano come città di riferimento; piano editoriale basato principalmente su repost => 8.210 follower
- Matteo Piantedosi, ministero dell’Interno: foto di profilo mentre svolge l’attività istituzionale (scattata in occasione di un discorso pubblico); caso unico tra i ministri la presenza di una foto di sfondo dedicata alla sede di lavoro (ossia piazza del Viminale); piano editoriale basato sui risultati ottenuti alla guida degli Interni con anche riprese delle uscite stampa => 7.875 follower
- Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca: foto di profilo professionale accompagnata da immagine di sfondo di grande impatto di colore blu, che finisce con il tricolore e l’indicazione dei suoi due nomi e del cognome così come dei social media dove è presente (rispettivamente Facebook, X, Instagram, LinkedIn); piano editoriale improntato alla non sovraesposizione => 1.590 follower
- Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica Amministrazione: foto di profilo non formale con job title legato all’attività parlamentare precedente alla proclamazione di senatore della Repubblica del 30 settembre 2022; indicazione di Torino come città di riferimento; scelta di essere presente su LinkedIn senza il contributo quotidiano => 851 follower
- Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali: foto di profilo legato all’attività di relatrice con job title legato alla sua esperienza professionale di “Consulente del lavoro in Cagliari”; scelta di essere presente su LinkedIn senza il contributo quotidiano => 394 follower
- Orazio Schillaci, ministro della Salute: non utilizzo delle aree riservate alle foto di profilo e di sfondo con job title legato alla sua esperienza di “Professore universitario presso University of Rome Tor Vergata”; scelta di essere presente su LinkedIn senza il contributo quotidiano => 111 follower
- Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: non utilizzo delle aree riservate alle foto di profilo e di sfondo con job title legato alla sua esperienza professionale di assessore al Bilancio della Regione Piemonte; scelta di essere presente su LinkedIn senza il contributo quotidiano => 37 follower
- Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito: non utilizzo delle aree riservate alle foto di profilo e di sfondo con job title legato alla sua esperienza professionale di “Professore universitario presso l’Università statale di Torino”; indicazione di Milano come città di riferimento; scelta di essere presente su LinkedIn senza il contributo quotidiano => 32 follower
Salvini e altri ministri rischiano tanto su LinkedIn nel 2025
E gli altri 13 ministri della presidenza del Consiglio? Quando nella barra di ricerca di LinkedIn si digita, ad esempio, il nome del vicepresidente e ministro Matteo Salvini, il motore non restituisce alcun profilo ufficiale riconducibile a lui. Vale, oltre che per il numero uno delle Infrastrutture e dei Trasporti, per Giancarlo Giorgetti (ministro dell’Economia e delle Finanze), per Maria Elisabetta Alberti Casellati (ministro per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa), per Luca Ciriani (ministro per i Rapporti con il Parlamento), per Nello Musumeci (ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare) e per diversi altri.
Essere su LinkedIn non è un obbligo di legge, ma una libera scelta da rispettare. Tuttavia, la non presenza da parte di una professionista o di un professionista – che ricopra incarichi pubblici oppure che non li ricopra – rappresenta un grande rischio sotto il profilo reputazionale: anche per LinkedIn vale il principio del “chi prima arriva meglio alloggia” e, dunque, qualche malintenzionato potrebbe registrare a nostro nome e cognome un profilo personale, evidentemente fake, ossia falso. In caso ciò accadesse, il rimedio a cui ricorrere è quello di contattare lo staff di LinkedIn anche tramite il form presente online.
Tuttavia, anche per quanto riguarda la tutela della propria professionalità e della propria reputazione online, è meglio prevenire che curare. L’unico antidoto a essere oggetto di falsari è essere presenti su LinkedIn alla luce del sole (più che in forma privata oppure visibili solo ai propri contatti o al proprio network, o ancora in forma “ibernata”, come permette di fare LinkedIn). Poi, come abbiamo visto, si può decidere se adottare un piano editoriale oppure no. Ma questo è un altro paio di maniche. Anzi, di ped o piano editoriale. Anche, per il 2025.
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