Giovani: «Riscoprire di essere figli di Dio»

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Vita Chiesa

di Sara D’Oriano«Riscoprire di essere figli, affidati al palmo di una mano che ci ha sorretto ed accolto». Forse è l’immagine più suggestiva del discorso che Ivo Lizzola, sociologo dell’università di Bergamo, ha tenuto in occasione del Convegno regionale della Pastorale Giovanile.

L’evento, che si è tenuto a Pistoia domenica 15 gennaio, ha visto la partecipazione di 200 giovani provenienti da ogni diocesi della regione e rappresentanti di quasi tutte le realtà giovanili e di tutti coloro che lavorano a contatto con i giovani. Un numero di presenze che è andato al di là delle previsioni fatte e che è stato motivo di soddisfazione per tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione. Erano presenti, inoltre, il vescovo di Pistoia Simone Scatizzi e il vescovo di Pescia, vescovo delegato per la Pastorale Giovanile, Giovanni De Vivo che ha seguito e accompagnato i giovani per tutta la giornata. Tema del convegno di quest’anno è stato il passaggio del «testimone culturale» da una generazione all’altra e la relazione presentata dal prof. Lizzola, La consegna di nuovi orizzonti di senso, ha ottenuto apprezzamenti e consensi da parte di tutti.

In realtà i giovani di oggi manifestano sempre di più la necessità di relazioni autentiche ma soprattutto tenere, a cui possono affidare le loro paure, delusioni, sconfitte. Si è sempre più perso di vista che l’esperienza di sentirsi deboli e vulnerabili è di fondamentale importanza per la crescita e la maturazione di ognuno. Ecco perché siamo nuovamente chiamati con urgenza a «riscoprire di essere originariamente figli», ad ammettere con semplicità e umiltà che fin dall’inizio abbiamo avuto bisogno dell’altro, che la nostra vita non può essere pensata autonoma e autosufficiente ma solo in funzione dell’altro: «Nasciamo ed è una frattura, è una grande esposizione dei nostri corpi, la nostra fragilità subito esposta. Poi siamo accolti nel palmo della mano che ha mantenuto una promessa, e quel palmo della mano è il segno fisico e concreto che siamo stati accolti da una promessa». Promessa di speranza della quale, a nostra volta, ci facciamo testimoni e come tali siamo chiamati a «diventare palmo della mano su cui gli altri possano poggiarsi»: da affidati, quindi, ad affidabili.

«La scommessa è provare a dire le relazioni tra noi, a dire l’economia, il diritto, la tecnologia e anche la pastorale dal punto di vista della vulnerabilità, dell’essere tutti “figli”, della consegna reciproca; in una danza di forza e fragilità dove chi è più fragile detta il tempo». Questo il forte messaggio consegnato da Lizzola ai presenti, messaggio che ha aperto nel pomeriggio i lavori di gruppo animati dai responsabili diocesani. I giovani sono stati invitati a riflettere e a confrontarsi sulle singole esperienze per individuare luoghi, momenti, modalità, svolte, incontri dove oggi la comunità cristiana non può mancare. Le indicazioni emerse dai gruppi saranno raccolte, rimesse in circolazione per i giovani ed entreranno a far parte della relazione inviata dalla Conferenza Episcopale Toscana per il Convegno di Verona. Il Convegno regionale dei giovani è infatti una delle iniziative scelte dalle Chiese della Toscana per andare verso il Convegno ecclesiale. La giornata dei giovani si è conclusa nella Basilica della Madonna dell’Umiltà dove mons. De Vivo ha presieduto la Messa, concelebrata dai sacerdoti che hanno accompagnato i giovani al Convegno. De Vivo ha sottolineato che sono ben lontani i tempi dello scontro intergenerazionale (erano i tempi intorno al ’68): oggi i giovani, e lo si è visto al Convegno, si integrano facilmente con chi dà loro una mano ed è più grande di loro.

Una giornata davvero ben riuscita, commenta il Responsabile della Pastorale giovanile di Pistoia, Edoardo Baroncelli, che ha superato le aspettative e che ha rinnovato i legami e le conoscenze tra l’ufficio diocesano e le singole realtà. Un modo per conoscersi meglio, per migliorare il nostro lavoro e indirizzare meglio i nostri sforzi. «L’impressione globale, a chiusura del Convegno – sottolinea mons. De Vivo – è stata di giovani animati da collaborazione, da spirito fraterno, disponibili a partecipare, pensosi. Una conferma di quanto era emerso nelle giornate di Colonia: giovani cresciuti nelle domande, nelle risposte e nella voglia di testimoniare».



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