Incendio alla Carcano di Delebio, sopralluogo della Procura

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Nella tarda mattinata di venerdì, alle 12.30, la Procura di Sondrio ha conferito l’incarico al consulente per l’accertamento delle cause dell’incendio allo stabilimento Carcano di Delebio, divampato lo scorso 31 ottobre, e delle condizioni di sicurezza per valutare una possibile ripresa dell’attività, piena o parziale.

Nel vasto rogo quel giovedì sera, dopo le 20.30, fu colpita un’importante ala produttiva dell’impresa della Bassa Valle, leader a livello europeo nella lavorazione dell’alluminio, e non ci furono, fortunatamente, né morti, né feriti, ma unicamente un grosso spavento fra alcuni dei circa 70 operai del turno di notte in servizio nel momento in cui divampò il rogo nel capannone industriale in tutta fretta abbandonato dai lavoratori che con tempestività lanciarono l’allarme.

In poco tempo la fabbrica venne raggiunta dai mezzi dei vigili del fuoco del distaccamento di Morbegno, presto supportati dai volontari morbegnesi, e quindi dai colleghi effettivi del Comando provinciale di Sondrio, guidato dall’ingegner Alessandro Granata. In poco tempo, al lavoro, c’era una ventina di pompieri: una squadra di permanenti dalla città del Bitto con Aps (Autopompa di soccorso), due squadre di volontari morbegnesi con altri due mezzi, ossia una Aps e un’Abpa (Autobotte di soccorso che porta l’acqua), l’autoscala dal capoluogo valtellinese e, sempre da Sondrio, il carro bombole (quello che trasporta le bombole per le sostituzioni dei cosiddetti autoprotettori). A coordinare l’intervento, concluso all’alba, il funzionario Fabrizio Tosatto.

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Le indagini dei carabinieri della vicina caserma di Delebio e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Chiavenna sono state coordinate dal magistrato di turno Giulia Alberti, che ha disposto l’immediato sequestro del grosso e costoso macchinario per la lavorazione dell’alluminio e dell’area immediatamente circostante, al fine di meglio concentrare gli accertamenti investigativi. Non si è potuto stabilire con certezza quale sia stata l’origine delle fiamme, ma al centro dei sospetti è finito il funzionamento di un grosso macchinario che utilizza petrolio lampante.

«Il macchinario per la trafilatura dell’alluminio – aveva spiegato subito dopo il rogo un esperto del settore – è un macchinario che al suo interno ha del lubrificante che serve a fare scorrere l’alluminio, sino a che la lastra abbia lo spessore desiderato, a volte più sottile, a volte meno». Il macchinario, durante la fase della delicata lavorazione, si sarebbe all’improvviso guastato, ma la cosa più grave – se fosse confermata dagli accertamenti – è che non avrebbe funzionato il collegato impianto antincendio: quando le fiamme, inizialmente basse, si sono sprigionate non sono dunque state fermate sul nascere e, in breve tempo, si sono propagate, alzandosi sino a raggiungere la copertura del capannone: il tetto è costituito da pacchetti di lamiera isolante e il fuoco avrebbe, in pochi minuti, intaccato il materiale isolante con il risultato di distruggere l’intera copertura.

L’altro giorno la Procura, diretta da Piero Basilone, ha conferito l’incarico alla presenza dei difensori degli indagati che, a loro volta, hanno nominato consulenti tecnici. Subito dopo sono iniziate le operazioni peritali con un sopralluogo nel capannone Valtellina della Carcano che è durato circa un’ora e si è concentrato, in prevalenza, sul laminatoio da cui si svilupparono le fiamme, per consentire di fare il prima possibile le valutazioni sul dissequestro.

L’obiettivo degli inquirenti è di procedere con rapidità, affinché gli imprenditori possano rimettere tutto a posto per riprendere l’attività, ma garantendo la sicurezza alle maestranze. In un secondo momento i periti analizzeranno gli impianti antincendio. Questa operazione non è stata effettuata venerdì, al fine di garantire agli indagati di fare partecipare i propri consulenti, interessati all’impianto antincendio.

Sarà, inoltre, necessario un ulteriore sopralluogo, anche sul laminatoio. Al sopralluogo dell’altro giorno del consulente tecnico nominato dai magistrati, oltre agli avvocati, sono intervenuti gli esperti dei vigili del fuoco.

La Carcano copre un’area complessiva di circa 40mila metri quadrati, mentre il capannone interessato dall’evento ha una superficie di circa 2500 mq: sono presenti per ogni turno circa 60/70 lavoratori e l’attività lavorativa si svolgeva 24 ore su 24, tranne la domenica dalle 12 alle 20.

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