Ormai mancano circa due settimane alla scadenza della seconda ordinanza anti movida a Bari scaturita, principalmente, dai dati rilevati, sull’inquinamento acustico, dall’Arpa, l’agenzia regionale per la prevenzione e protezione dell’ambiente, al quartiere “Umbertino”. In attesa di capire verso quale decisione il Comune del capoluogo pugliese si sta orientando in vista della scadenza del prossimo 15 gennaio, ieri pomeriggio un nutrito gruppo di rappresentanti del mondo giovanile barese ha organizzato una assemblea cittadina per discutere sulla questione.
L’assemblea
Al momento di confronto, per il Comune hanno partecipato il sindaco, Vito Leccese e l’assessore al marketing territoriale, Pietro Petruzzelli. Secondo le rilevazioni sull’inquinamento acustico notturno i decibel rilevati erano stati settanta, rispetto al massimo consentito per legge di cinquantacinque. Per i giovani baresi lo strumento normativo adottato dall’amministrazione comunale per arginare il problema movida, termine, peraltro, contestato dagli organizzatori dell’evento, «ha limitato la vita sociale nella città» e per questa ragione hanno organizzato la pubblica assemblea, tenutasi per motivi climatici, all’interno del teatro Kursaal, anziché a largo Adua, alla quale hanno invitato le autorità cittadine che hanno accolto di buon grado e con molto interesse l’invito. Per il presidente di “Zona Franka”, Gennaro Cifinelli «l’ordinanza ha avuto diversi effetti, su tutti quello di limitare la socialità dello studente e delle giovani della città. Noi da anni contestiamo l’esistenza di un unico modello di socialità a Bari, costruito solo per incentivare il consumo in determinate zone della città, ma evidentemente restringere gli spazi di socialità non può essere la soluzione giusta, serve ragionare su come diversificare l’offerta sociale e culturale e su come rendere Bari una città in cui l’aggregazione e la socialità non siano alla mercé del mercato».
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Antonella Albergo, rappresentante dell’Unione degli studenti baresi, per la quale «la vita notturna a Bari è un problema da ben prima di questa ordinanza. Gli effetti della stessa hanno aperto un vaso di pandora che ora è difficile richiudere. Il bisogno di spazi di socialità e di aggregazione accessibili è, oggi, più forte che mai e noi vorremmo che da questa situazione di conflitto che si è generata in città si possa ricavare qualcosa di positivo che tuteli tutti: i giovani e gli studenti non devono più essere considerati solo come consumatori; chi lavora nelle attività, spesso gli stessi giovani che poi consumano in quei locali, i gestori delle attività che vivono grazie alla vita notturna e chi vorrebbe avere diritto al riposo. Le soluzioni non sono e non saranno semplici ma dobbiamo provare a costruirle insieme, partendo dalla vera vittima di questa situazione: la socialità e l’aggregazione nella nostra città». A fare da eco ai suoi giovani colleghi, organizzatori dell’assemblea, anche, la coordinatrice Udu – Link Bari, Sahar Locaputo, secondo cui «vivere, la sera, a Bari era difficile già prima dell’ordinanza, oltre i luoghi, ormai famigerati, mancavano e mancano luoghi in cui gli studenti e i giovani possano stare insieme senza essere costretti al consumo. Il modello di socialità che ha caratterizzato Bari in questi anni non è sostenibile ma le soluzioni offerte dall’ordinanza spostano il problema. Noi non vogliamo che si torni alla situazione precedente, vogliamo costruire, insieme a chi è stato colpito dall’ordinanza, insieme a chi sogna un modello nuovo e insieme all’amministrazione, la socialità della Bari del domani».
In sintesi, loro i giovani baresi che aborrono il termine movida e ancor più la sua criminalizzazione chiedono una maggiore partecipazione e coinvolgimento nei processi decisionali in materia che possa portare a una co-progettazione congiunta in materia di socialità e luoghi di aggregazione. «Mi pento – ha esordito il primo cittadino barese – che tra i tanti rappresentanti dei vari attori in campo che ho ascoltato, prima di arrivare a emettere le ordinanze, non ho pensato di confrontarmi con voi che siete i giovani fruitori dell’aggregazione sociale anche notturna. Come sindaco ho l’onere e il dovere di garantire il diritto di tutti, compresi quelli sacrosanti dei residenti. Ma penso che con un percorso comune di concertazione si possa arrivare ad adottare scelte che possano, in qualche modo, ottemperare alle esigenze di tutti».
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