Raccolta differenziata: Cremona è al 21º posto

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CREMONA – Con il 78% di raccolta differenziata nel 2023, la città e il resto della provincia si piazzano in una posizione medio alta di classifica a livello nazionale: il 21esimo posto a pari merito con Trapani. Il quantitativo complessivo di rifiuti prodotti è cresciuto rispetto al 2022, passando da 163.543 a 167.649 tonnellate, con 130.833 tonnellate che non sono finite in discarica, rispetto alle 128.346 dell’anno precedente. Nel complesso la percentuale di differenziata provinciale è però diminuita dello 0,5%. Sono questi i principali dati contenuti nel rapporto Ispra relativo al 2023, pubblicato nei giorni scorsi.

A livello regionale, Cremona perde due posizioni. Da quarta a sesta. Fanno meglio l’irraggiungibile Mantova, dove la differenziata è all’87%, poi Bergamo 80,5%, Monza e Brianza 79,1%, Lecco 78,6 % e Varese 78,1%. Queste ultime due province l’anno scorso erano dietro a quella cremonese. «Il dato provinciale — commenta l’assessora all’Ambiente Simona Pasquali — è sostanzialmente in linea con quello cittadino. L’ultimo rilevamento comunale a disposizione, fornito a luglio dalla società Aprica, ci dava al 79% di differenziata. Significa una conferma del buon lavoro svolto fino ad oggi, anche grazie alla raccolta puntuale che abbiamo sviluppato in città. Una strada su cui proseguiremo convintamente anche nel 2025».

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L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è un ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica, autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile. Era stato istituito dal ministero dell’Ambiente nel 2008 e ogni anno produce questa serie di report sulla gestione dei rifiuti in Italia.

Dall’analisi dei dati risulta che il 93,5% (4,3 milioni di tonnellate) dei rifiuti urbani smaltiti in discarica sono preliminarmente sottoposti ad operazioni di trattamento, sia di tipo meccanico, sia meccanico/biologico. Rispetto al 2022, in cui si era rilevata una percentuale del 93,7%, il quantitativo di tali rifiuti smaltiti in discarica diminuisce di circa 537mila tonnellate (-11,1%), passando da 4,8 milioni a 4,3.

La quota dei rifiuti urbani che finiscono negli impianti senza trattamento preliminare, nel 2023 ammonta invece a circa 302mila tonnellate (6,5% del totale) con un calo del 6,9% (-22 mila tonnellate) rispetto al 2022. Più in dettaglio, negli impianti del nord risultano smaltite 202mila tonnellate di rifiuti non pre trattati, pari al 67% del totale; 50mila tonnellate vanno in quelli del centro Italia (17% del totale) e circa 49mila tonnellate al sud (16% del totale). L’esame per macro area geografica evidenzia che al nord viene pre trattato l’84,6% dei rifiuti smaltiti in discarica, al centro il 96,7% e al sud il 97,3%. Rispetto al 2022, si registra, un decremento di un punto percentuale al nord (85,6% nel 2022), di 0,7 punti al centro (97,4% nel 2022) e un incremento, invece, di 1,1 al sud (96,2% nel 2022).

Entrando ancora più nel dettaglio l’Italia fa molto bene per quanto riguarda la raccolta differenziata dell’umido. Nel 2023, il totale dei rifiuti urbani biodegradabili smaltiti in discarica in Italia è stato di 2.767.635 tonnellate, corrispondente al 16,5% di quelli prodotti nel 1995, quindi ben al di sotto dell’obiettivo fissato dalla normativa europea. Quella italiana è di gran lunga più restrittiva, non solo in termini quantitativi, ma soprattutto perché impone il raggiungimento degli obiettivi a livello di ambito territoriale ottimale. Il pro capite nazionale di frazione biodegradabile in discarica risulta, nel 2023, pari a 47 chili per abitante, molto inferiore rispetto agli obiettivi indicati dalla normativa nazionale nel 2018, che erano di 81 chili/anno per abitante.

L’analisi dei dati a livello regionale mostra che, nel 2023, 12 regioni hanno conseguito l’obiettivo fissato per il 2018 (Campania, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Calabria, Veneto, Basilicata e Puglia). La Sardegna (71 chili/abitante) si colloca leggermente al di sotto dell’obiettivo mentre la Sicilia (93 chili/abitante) è ancora al di sopra del target. Valori pro capite ancora troppo elevati si rilevano in Abruzzo (101), Umbria (106) e Liguria (119).





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