Un anno tra flop e giravolte: cala il sipario sul 2024 di Meloni

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Liti tra alleati, leggi bocciate dalla Consulta, rilievi dei magistrati contabili, una crescita dello zero virgola, un’occupazione che cresce sì ma con salari da fame, un Patto di stabilità e crescita che è un’ipoteca di tagli e sacrifici per i prossimi sette anni, una sanità al collasso e tre sfide regionali perse: Sardegna, Umbria, Emilia-Romagna. Il 2024 del governo Meloni ci lascia in eredità insuccessi e giravolte come quelle sulle accise e tasse, che avrebbero dovuto scendere e invece. Vediamo i casi più eclatanti che hanno segnato l’anno che sta per concludersi.

Dal flop in Albania alla Consulta che ha smontato l’Autonomia

Il 23 dicembre la premier Giorgia Meloni ha confermato l’intenzione di riprendere fin da gennaio i trasferimenti in Albania dei richiedenti asilo intercettati in mare. Nonostante i Centri si siano rivelati un autentico flop. Agenti italiani – un centinaio – continuano a presidiarli. Peccato che siano vuoti. La Cassazione ha riconosciuto al governo il diritto di stabilire un regime differenziato delle domande di asilo per chi proviene da Paesi designati come sicuri. Il magistrato può tuttavia valutare se la designazione è legittima e disapplicare “in via incidentale” il decreto sui Paesi sicuri. Finora la convalida dei trattenimenti nei Centri è stata bocciata dai giudici delle sezioni immigrazione.

L’Autonomia differenziata, figlia della Lega, è stata su sette profili smontata dalla Consulta. E la Cassazione ha dato disco verde al referendum per l’abrogazione totale della riforma Calderoli. Ora si attende il 20 gennaio la decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità del referendum.

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Dalla nebbia sul premierato ai rilievi della Corte dei Conti

Secondo quanto ha affermato Meloni ad Atreju dovrebbe uscire dal congelatore la riforma del premierato. Per il 9 è stata fissata la conferenza stampa di fine anno- dato che nel 2024 la premier ha evitato l’incontro con i cronisti come la peste – e molti osservatori si attendono delucidazioni. Questa riforma non può essere applicata senza la legge elettorale. Peccato (e siamo a due) che su quest’ultima resti la nebbia.

Resta alta la tensione fra giudici contabili e maggioranza. L’ultimo fronte è stato aperto dal decreto legge Milleproroghe, che allunga di quattro mesi la durata dello scudo erariale, che solleva gli amministratori pubblici da responsabilità contabili in caso di colpa grave, limitandole al danno “dolosamente voluto”.

La novità ha suscitato “fortissime perplessità” nell’Associazione dei magistrati della Corte dei conti. La critica si somma a quella sulla riforma sulla stessa Corte dei conti che in Parlamento procede a rilento, e su cui è acceso anche il faro del Quirinale. Doveva approdare in Aula alla Camera all’inizio del mese, poi a metà dicembre e ora ha come orizzonte gennaio. La pdl Foti – e dunque FdI – trasforma la Corte da ente di sorveglianza ad ente di supporto della PA. Recente il monito di Sergio Mattarella, che ha rimarcato come la Corte sia “garante imparziale della corretta gestione delle risorse pubbliche”.

Dalle norme sulla Giustizia ai ritardi sul Pnrr

Sul fronte della Giustizia è stato cancellato l’abuso d’ufficio e svuotato il traffico di influenze. È stato messo il bavaglio ai giornalisti e con la riforma della separazione delle carriere, sognata da Berlusconi, si vuole indebolire il ruolo del giudice, trascinando il pm sotto l’orbita dell’esecutivo, così da influenzarne l’attività di indagine e preservare da controlli di legalità l’operato dei pubblici poteri, come ha fatto notare l’Anm.

Sebbene l’Italia abbia accelerato sul Pnrr ed è ora in linea con gli obiettivi previsti, secondo l’ultima relazione della Corte dei Conti al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano, sul fronte della spesa i progressi non sono ancora così evidenti. L’avanzamento finanziario, secondo i magistrati contabili, “continua a evidenziare scostamenti rispetto al cronoprogramma”.

Al 30 settembre 2024, il livello della spesa ha sì superato i 57,7 miliardi, ma la cifra rappresenta appena il 30% delle risorse del Piano.

Dalla crescita dello zero virgola al finto boom dell’occupazione

E veniamo alla crescita. Nel 2024 il governo ci lascia un Pil dello zero virgola. Le stime Istat indicano che il Pil italiano crescerà dello 0,5% quest’anno e dello 0,8% nel 2025 (contro l’1% previsto nel Psb per il 2024 e l’1,2% per il 2025).

L’occupazione cresce con salari da fame. Secondo l’osservatorio sul mercato del lavoro, appena pubblicato dall’Inps, nei primi nove mesi del 2024 su oltre 6,2 milioni di attivazioni di contratti nel complesso, 2,33 milioni sono avvenuti con la definizione di un orario part time mentre 3,88 milioni erano full time. In pratica il 37,51%. Tra gennaio e settembre sono stati attivati 6.221.489 rapporti di lavoro nel complesso mentre ne sono cessati 5.585.683 con un saldo positivo di 635.806 contratti, in calo rispetto ai 749.024 registrato nello stesso periodo del 2023.

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Nei primi nove mesi dell’anno le cessazioni scelte dal datore di lavoro per ragioni economiche sono state 387.677, in aumento del 3,85% rispetto allo stesso periodo del 2023. Abbiamo 21 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale; il record di famiglie operaie e minori in povertà assoluta.

Dal Pacco di stabilità all’anno orribile per i Trasporti

Il 2024 è anche l’anno del Patto di stabilità e crescita che supinamente l’Italia ha accettato impegnandosi ad una stretta fiscale da 13 miliardi l’anno da qui ai prossimi sette anni. La terza Manovra del governo Meloni inasprisce la Fornero, mette zero risorse su sanità e istruzione e si limita a chiedere un prestito a banche ed assicurazioni, altro che sacrifici. Il 2024 è stato anche l’anno degli scioperi. Culminati in quello generale della Cgil e Uil contro una Manovra inadeguata e pericolosa.

E anche l’anno orribile dei trasporti, tra ritardi sui treni, sui voli, chiodi e incidenti, con buona pace per il ministro Matteo Salvini. E poi liti sulle liti. Dal canone Rai alla cittadinanza, dall’Autonomia alle banche, dai conflitti in corso in Ucraina e in Medioriente alla giustizia con la norma sulle detenute madri, per non parlare dell’Europa, il 2024 è stato segnato dalle liti in maggioranza.

La premier, consegnando un vasetto di Nutella personalizzato ad ogni ministro nella riunione prima di Natale, aveva lasciato chiare istruzioni per l’uso, scritte di suo pugno. Ora “riposatevi”, in sintesi l’invito ai suoi ministri, perché bisognerà presto ricominciare a correre. O a litigare. Peccato (e siamo a tre) che agli italiani non basti certo un vasetto di Nutella per addolcire un anno così amaro.



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