A Terni un’impresa su quattro è a guida femminile, nonostante carichi familiari e pochi servizi

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A Terni un’impresa su quattro è a guida femminile. Un dato che vale alla città dell’acciaio il quindicesimo posto in Italia per incidenza di imprese femminili sul totale delle aziende attive. Segno, dice l’ufficio studi dell’associazione di artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre, di un tessuto economico dinamico, nonostante non manchino zone d’ombra. Come il tasso complessivo di occupazione femminile, la sproporzione nella distribuzione dei carichi familiari che ancora rappresenta un ostacolo o la difficoltà nell’accesso ai servizi, che spesso sono del tutto assenti. Questo, a grandi linee, il quadro delle dinamiche imprenditoriali e occupazionali femminili che vede le due province dell’Umbria emergere a livello nazionale per caratteristiche diverse e complementari.

Il panorama imprenditoriale di Terni e Perugia

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Nel 2024, Terni conta 4.908 imprese femminili su un totale di 18.450, pari al 26,6%, mentre Perugia ne registra 14.837 su 59.442, con un’incidenza leggermente inferiore del 25%. Questi numeri indicano che Terni, sebbene abbia un numero assoluto di imprese inferiore rispetto a Perugia, mostra una maggiore densità di attività guidate da donne rispetto al totale provinciale.

A livello nazionale, la media delle imprese femminili si attesta al 22,7%, con alcune province del sud Italia, come Cagliari (40,5%) e Benevento (30,5%) che guidano la classifica. In questo contesto, Terni si colloca in una posizione di rilievo, superando anche Perugia in termini percentuali e posizionandosi tra le prime quindici province italiane per incidenza di imprese femminili.

Settori di attività e peculiarità locali

Le imprese femminili umbre si concentrano prevalentemente nei servizi, in linea con la tendenza nazionale. Circa il 56% delle attività è legato ai servizi alla persona e alle imprese (parrucchiere, estetiste, consulenti, agenzie di viaggio e immobiliari). Un ulteriore 20% opera nel commercio, mentre il restante si suddivide tra Horeca (hotel, ristoranti, bar) industria e agricoltura.

Terni, con la sua tradizione industriale, ha visto una maggiore diversificazione delle attività femminili, includendo una percentuale significativa di imprese legate all’industria e alla produzione. Perugia, invece, si distingue per una maggiore presenza di attività legate al turismo e ai servizi culturali, grazie alla sua rilevanza storica e artistica.

Occupazione femminile: un punto critico

Nonostante l’elevata imprenditorialità, l’Umbria – come il resto d’Italia – soffre di un basso tasso di occupazione femminile. Nel 2024, l’occupazione femminile in Italia si attesta al 53,6%, contro una media europea del 66,5%. Terni e Perugia riflettono questa difficoltà, con tassi di partecipazione femminile che restano sotto la media regionale.

Le cause principali includono la sproporzione nella distribuzione del carico familiare con le donne che continuano a essere penalizzate dalla mancanza di servizi per l’infanzia e il lavoro domestico, che limita la loro partecipazione al mercato del lavoro. In entrambe le province, inoltre, gli investimenti nei servizi sociali sono ancora insufficienti.

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Confronto con il resto d’Italia

Nel confronto nazionale, la provincia di Terni emerge per la sua maggiore incidenza percentuale di imprese femminili rispetto a molte altre province del centro-nord. Perugia, pur avendo un numero assoluto di imprese più elevato, si posiziona leggermente al di sotto. Questa differenza è indicativa di un tessuto imprenditoriale a Terni più dinamico in proporzione alle dimensioni della provincia. Le province del sud Italia, come Benevento e Avellino, continuano a registrare i tassi più elevati di imprenditoria femminile, dimostrando come la spinta all’autoimprenditorialità sia spesso correlata a condizioni economiche più difficili. Al contrario, le grandi città del nord come Milano (17,9%) e Torino (22,4%) evidenziano una minore incidenza, nonostante un numero assoluto più alto di attività femminili.

Le prospettive

Per Terni e Perugia, il potenziamento dell’imprenditoria femminile può rappresentare una leva strategica per l’intera regione. Tuttavia, secondo l’analisi di Cgia, è necessario investire nei servizi sociali e migliorare l’accesso ai servizi per l’infanzia e alle infrastrutture sociali per provare a incentivare una maggiore partecipazione femminile al lavoro. L’associazione di categoria sottolinea poi la necessità di sostenere le imprese femminili attraverso agevolazioni fiscali e incentivi mirati così da rafforzare le realtà imprenditoriali già esistenti e promuovere nuove iniziative. Oltre a favorire la formazione con corsi specifici per le donne imprenditrici, focalizzati su innovazione, digitalizzazione e sostenibilità.



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