Calabria, sanità venduta. Scandalo transazioni milionarie, c’è un disegno politico con la complicità di banche e avvocati



di Saverio Di Giorno

L’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sui debiti della sanità calabrese portata alla ribalta dall’inchiesta de L’Espresso continua a tenere banco. Nonostante il massimo riserbo da Milano a Cosenza non sono così bravi e nonostante il direttore generale dell’Asp di Cosenza Graziano abbia smentito gli avvisi di garanzia, le voci di corridoio parlano di riunioni agitate e di dimissioni dietro l’angolo.

Torna di attualità la vicenda di Santo Gioffrè che conosce bene anche questa transazione Qui l’intervista fatta circa un anno fa – https://www.youtube.com/watch?v=v6Jpc_LG7aw&t=1s

Una nota di chiarimento. Per chi è esperto passi pure oltre.

Quando un debitore non è in grado di ricostruire compiutamente la sua contabilità (nel nostro caso le Asp che non hanno idea dei bilanci) si accordano con i creditori. E cioè: chi ha fornito servizi all’Asp (cliniche, mense, fornitori e tutti quelli che aspettano di essere pagati). L’azienda che si avvale della cartolarizzazione richiede, quindi, a un fornitore, un cliente o, in generale, a un creditore di confermare, all’interno della propria contabilità, la registrazione di una determinata operazione nei propri conti. Questo avviene tramite “creature” come la BFF l’ex Banca Farmafactoring, che di mestiere acquista a sconto crediti problematici da aziende bisognose di chiudere le loro partite contabili con la pubblica amministrazione. Acquisti fatti a interessi stracciati ma super sicuri (è lo Stato a garantire!) e quindi possono essere rivenduti in prodotti finanziari, ad esempio.

Se la Procura di Milano farà il suo lavoro, questa vicenda potrà facilmente allargarsi. Ne è convinto Santo Gioffrè, ex commissario dell’Asp di Reggio Calabria nel 2015, che in quegli anni e per primo aveva denunciato il sistema di cartolarizzazione dei debiti finendo in un fiume giudiziario che ha portato al primo scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria da una parte e qualche processo per lui, da cui è uscito vittorioso. Gioffrè, che la materia la conosce, tira in mezzo le responsabilità delle tesorerie, delle banche, degli avvocati, degli istituti fino a quelle dei governi.

Raggiunto al cellulare è un fiume in piena e comincia immediatamente, conosce bene la transazione di cui si parla.

“La BFF Bank ha avuto a che fare anche con l’Asp di Reggio Calabria. La Delibera citata dall’Espresso, n°1135 pubblicata sul sito istituzionale dell’Asp, nel prendere atto dell’avvenuta transazione, dispone il pagamento, a favore della BFF Bank, di 46.466,984,38 milioni di euro, di cui 24.317.499,62 milioni di euro di sorte capitale e 22.149.484,07 milioni di euro di interessi moratori, maturati fino al 31/12/2023. Aldilà dei soldi se si guarda tutto il documento riporta tabelle dove figurano ben 12.374 tra fatture e le note di credito transatte. E attenzione perché le fatture pagate iniziano dal mese di aprile 1996, 28 anni addietro!”.


Teniamo a mente questo dato. Perché la vicenda ruota attorno a questo dettaglio. Per ora però, questo ci dice che le aziende ospedaliere calabresi pagano male. Perché questo è importante?

“E chi ti dice che in realtà non sono state già pagate queste fatture? È questo il punto. Nel corpo della delibera, viene riportata la dicitura che la società creditrice si è impegnata a manlevare l’Asp nei confronti di cedenti che avessero, per ipotesi, già ottenuto il pagamento di qualche partita oggetto dell’accordo, con l’obbligo di restituzione immediata dell’indebito incasso. Il problema è che nessuno controlla se tra queste somme ci sono fatture già pagate! Nessuno dei tanti esperti pagati in questi tre anni si è mai messo a verificare”

È il solito e vecchio gioco delle fatture pagate due o tre volte…

“Per farlo è necessario che anche le tesorerie facciano il loro! Io sono stato Commissario dell’Asp di Reggio Calabria per 5 mesi, nel 2015. Senza bilanci e con una montagna di debiti, le cosiddette assegnazioni non regolarizzate per 398 milioni di euro, cioè, somme sicuramente pagate ma non estinte. Cioè, nonostante i pagamenti fossero stati fatti non venivano cancellate le voci e risultano sempre debiti. Le banche tesoriere, come leggevo nella corrispondenza dei miei predecessori con codesti istituti, non avevano fornito le minute singole delle fatture pagate atte alla procedura di cancellazione delle voci debitorie. Questo ha portato tutta una serie di soggetti, proprietari di case di cura private, di laboratori d’analisi o di diagnostica, di fornitori di beni e servizi, a prosciugare la sanità svendendo i crediti a queste società come la BFF che fa proprio questo di lavoro.”

Qual erano le procedure più facili per entrare in possesso di somme già pagate?

“Le transazioni, attraverso le procedure di cartolarizzazione, i pignoramenti in estensione e, al limite, le assegnazioni giudiziarie. Una cosa simpatica: quando le aziende ospedaliere vanno a processo per discutere di queste somme, generalmente non si difendono quasi mai. Quindi queste società di factoring vincono sempre. È quasi norma”.

Non è che vuole dire accordo? Gioffrè glissa… 

“Eppure, gli avvocati li paghiamo. Ai miei tempi tutto partiva dalla DBE (ufficio centralizzato di pagamento del debito della sanità calabrese che ha operato, dal 2010 al 2014, a Catanzaro).”

Secondo Gioffrè c’è un disegno politico. C’è la volontà a non ricostruire i pagamenti.

“C’è una sentenza che ricordo bene su una vicenda identica e riguarda le somme erogate allo studio radiologico Fischer. Quando io arrivai a Reggio Calabria, mi ritrovai con una serie di transazioni fatte per qualche decina di milioni, che, poi, risultarono somme già pagati addirittura 6 anni prima. Risultavano tutti debiti mentre, come ha dimostrato la sentenza Fischer, erano stati pagati. Ma io dico: in mancanza di carte certe, come si possono pagare, con tranquillità, somme ingentissime? Non si è mai voluta fare una ricostruzione delle fatture. Si sono spesi milioni in strutture e consulenti, quando in sei mesi con un gruppo di esperti si potrebbe fare questa operazione storica e capirci qualcosa. Ma invece si è preferito andare nella direzione opposta.

Draghi fa una legge, la 215 del 17 dicembre 2021, e, poi, un decreto fiscale sulla Calabria, con relativo scudo per i Direttori Generali che si accingono ad approvare bilanci annuali (che, in mancanza di bilanci decennali, è un controsenso contabile). Cioè, si dice che si possono approvare bilanci annuali senza sapere nulla degli anni precedenti. L’Asp di Reggio Cal – che è il caso che conosco – è dal 2013 che non ha approvato il bilancio e, secondo me, quell’atto fu funzionale a questo procedimento”.

Ora se almeno fino al 2013 non c’è stato bilancio ci si chiede: le fatture di 28 anni fa pagate alla BFF Bank su quale base si pagano? Ecco il dolo. Ma, probabilmente, non è un caso unico. E su chi siano i beneficiari di queste somme pagate più volte a Cosenza almeno fino ad un certo anno lo sappiamo bene, esiste una relazione di ormai diversi anni fa che però è di esempio. Così come sulla sentenza Fischer sarà bene tornarci.



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