Il silenzio assoluto. Trapani, Consiglio comunale: il dopo condanna/sospensione della presidente Bianco, poche parole spese pari a zero

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Stamane nuova riunione del consiglio comunale

Trapani – di Rino Giacalone – Vi giuro. In attesa di una parola …una, anche di un sospiro o di un mannaggia a me, o un mannaggia a mia in dialetto siculo,  ho provato a relazionarmi con formule fisiche e matematiche, anche con la più nota “teoria della relatività”. Mi scuseranno i professori ed i cultori degli studi in materia, gli affezionati e conoscitori di Galilei ed Einstein, ma questa teoria, basata sul principio (cit wikipedia) che le leggi della fisica debbano essere invarianti al cambiamento del sistema di riferimento, oggi viene applicata in politica, con qualche correzione: le leggi su norme giudiziarie  debbono essere invarianti sul sistema politico istituzionale. Insomma i politici ad alta voce delle leggi ci dicono ogni giorno, ce ne sbattiamo. Esempi? Tanti, a iosa. Ma oggi non mi occupo del vociare dei politici, ma di certi loro silenzi…assordanti. Mi rendo conto che il tema nel quale mi sto infilando è rognoso e delicato insieme, e mi confermerà nel ruolo di rompiscatole. E’ la mia natura assieme a quella, spesso, di navigare in solitaria.

Da qualche giorno Palazzo Cavarretta sede del Consiglio comunale ha sulla carta (ma anche sul sito web del Comune) un presidente che non c’è. Non ci sarà per diciotto mesi. Condannata per corruzione, legato ad un concorso da lei vinto all’Asp di Trapani, la presidente Annalisa Bianco, è stata sospesa dal prefetto dalla carica di consigliere comunale  in applicazione della  legge Severino, quella introdotta per colpire i riconosciuti  colpevoli di gravi reati, anche i corrotti ed i corruttori, nello specifico quelli che siedono in ruoli istituzionali (Berlusconi perdette a suo tempo il seggio al Senato nel 2013). Sospensione bis. Perché Annalisa Bianco già l’anno scorso fu sospesa, a poche ore dal suo arresto nell’ambito dell’indagine che adesso l’ha vista condannata. Il prefetto l’ha potuta sospendere solo da consigliere comunale, la carica di presidente del Consiglio comunale che comunque Annalisa Bianco, ufficialmente, non potrà esercitare le resta appiccicata addosso.

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Ora mi immagino questo gruppo composito di consiglieri comunali, che spesso a parole se ne danno di santa ragione, scesi nella parte di essere dei “senatori”, trovandosi a sedere sugli scranni di quello che la storia della città ci dice chiamarsi Palazzo Senatorio, prima ancora che Palazzo Cavarretta o Palazzo del Consiglio comunale, da “senatori” con certo stile rispetto alle vicende giudiziarie alla strada dello scagliarsi contro la magistratura, brutta, sporca e cattiva, quando sanno di aver torto spacciato, preferiscono il silenzio. Assordante.

Qualche parola quasi bisbigliata, forse nemmeno in corretto italiano, la sospensione della presidente/consigliere Annalisa Bianco è frutto di una vicenda personale, con le istituzioni non c’entra nulla, il reato non maturò dentro il Palazzo Comunale. E quindi? Tutto va bene? Le coscienze politiche sono a posto? Pare che sia così. Pare dico perché mancano le risposte. La prima quella del soggetto protagonista della vicenda, scusate, condanna di primo grado, Annalisa Bianco che se fosse stata soltanto consigliere comunale sospesa avrebbe , forse, avuto il diritto di non dir nulla alla città, ma restando , sulla carta, presidente del Consiglio comunale, il perché di questa sua scelta la dovrebbe pur spiegare. Passi per le non dimissioni dell’anno scorso, la sospensione fu conseguenza della misura cautelare, poi tornò quasi da trionfante dopo la pronuncia revocatoria del tribunale del riesame, ma oggi siano dinanzi ad una condanna, di primo grado, ma sempre di condanna si tratta. Insomma due parole due, tutte sue, almeno stavolta, dovrebbe pur dirle. La condanna è di primo grado, ci sono ancora due gradi di giudizio da farsi, la sospensione è per diciotto mesi, c’è fiducia nella giustizia, ok, va tutto bene, ma Trapani, oggi ha un presidente del Consiglio comunale condannato per corruzione. Vicenda personale per quanto volete che sia, dell’aspetto etico ne vogliamo parlare. Trapani il 21 marzo accoglierà la manifestazione nazionale di Libera a sostegno di tutte le vittime innocenti delle mafie, corteo contro mafie e corruzione, e la seconda carica cittadina risulterà sospesa per una condanna per reato di corruzione, per vincere un concorso pubblico, a dispetto di tanti altri che ai concorsi si presentano dopo mesi e mesi di studio, con la calcolata possibilità di non poterli superare se trovano qualcuno o qualcuna più bravo o più brava.

In silenzio la presidente sospesa, in silenzio a ruota tutti gli altri, i picciotti di Palazzo Cavarretta, così ogni tanto la Bianco li appellava in aula nei momenti più burrascosi e rumorosi, non si fanno nemmeno suggestionare dal fatto di trovarsi in un’aula dove campeggia, sebbene posato per terra e non appeso  alla parete, un ritratto di Mauro Rostagno , uno che fece uccidere per aver tentato di fare il terapeuta di un città comandata a bacchetta da mafia e certi politici, oggi di certuni ci sono gli eredi, e in un’aulòa che a suo tempo è stata dedicata ai trapanesi vittime innocenti della mafia. Morti per aver fatto il loro dovere. Come se tutto questo sia slegato dalla realtà, e magari ci dicono che è giusto che sia così. Ma nemmeno questo ci dicono.  

Posso dire che tutto questo non mi convince ne mi piace? Mi si potrà rispondere, la tua mancata convinzione non ci tocca, ma almeno una voce potrei dire di averla finalmente sentita.
E’ vero, il miglior e più azzeccato detto trapanese è quello che “a megghio parola è chidda chi un si rice”, la miglior parola è quella che non si dice, ma forse è ora che la miglior parola torni ad essere quella detta.

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