Il lavoro minorile è un fenomeno globale che mette a repentaglio i diritti fondamentali di bambini, bambini e adolescenti, negando loro la possibilità di studiare, di crescere in maniera sana e di godere del massimo benessere fisico e psicologico. I dati forniti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sono allarmanti: si stima infatti, che circa 3,3 milioni di bambini nel mondo siano vittime di lavoro forzato.
Il nuovo regolamento dell’UE
Introduce misure rigorose che mirano a interrompere il flusso di beni prodotti attraverso il lavoro forzato all’interno del mercato europeo. In particolare, il regolamento vieta l’ingresso nell’Ue di prodotti provenienti da qualsiasi parte del mondo che siano stati fabbricati attraverso l’uso di lavoro forzato o minorile forzato. Questo divieto non si limita alla vendita all’interno dell’Unione, ma riguarda anche l’esportazione di tali prodotti dai mercati europei.
L’intervista
Uno degli attori principali dietro questo risultato storico è la Federazione Internazionale Terre des Hommes, che ha giocato un ruolo cruciale nell’elaborazione della proposta legislativa. L’ONG ha collaborato attivamente con le istituzioni europee, presentando modifiche che hanno permesso di porre maggiore enfasi sulla protezione dei diritti umani, e in particolare su quelli che riguardano i bambini. Interris.it ha approfondito questo delicato Lavinia Liardo, responsabile delle Politiche e Advocacy UE presso la Federazione Internazionale Terre des Hommes, che ha elogiato la legislazione definendola una“rivoluzionaria e potente.
Lavinia, cosa sancisce il Regolamento ?
“Integra la Direttiva sulla Due Diligence per la Sostenibilità Aziendale, entrata in vigore nel luglio 2024, rendendo le aziende responsabili delle loro pratiche nelle catene di approvvigionamento e fornendo un meccanismo per proteggere i lavoratori vulnerabili. Questo regolamento non è solo una vittoria per l’Europa, ma rappresenta anche un potente segnale globale, stabilendo standard innovativi che potrebbero ispirare altre nazioni a seguire l’esempio”.
Quali sono le forme più gravi di sfruttamento minorile?
“Le peggiori forme di sfruttamento minorile, secondo la Convenzione n. 182 dell’OIL, includono situazioni estremamente gravi come la schiavitù, la tratta di bambini, la schiavitù da debito e da nascita, il lavoro forzato e il reclutamento di minori nei conflitti armati. Inoltre, un’altra forma di sfruttamento è l’impiego dei bambini nella prostituzione, nella produzione di pornografia o in attività illegali, come il traffico di droga. Anche i lavori che, per la loro natura o le circostanze in cui vengono svolti, espongono i bambini a gravi rischi per la salute o la propria sicurezza, come i lavori nelle miniere, nelle discariche o in ambienti con sostanze pericolose, sono considerati forme inaccettabili di sfruttamento”.
Quali sono gli effetti del lavoro minorile sullo sviluppo dei bambini?
“Le conseguenze del lavoro minorile sono molte e devastanti. I bambini coinvolti in lavori pericolosi rischiano di avere dei danni fisici a causa di condizioni di lavoro estreme, esposizione a sostanze tossiche o a situazioni violente. Ma non è solo la salute a essere compromessa. Questi bambini sono privati dei propri diritti, tra cui quello di poter accedere all’istruzione. D’altronde, soprattutto in Paesi poveri, molte famiglie non hanno altra scelta che mandare i propri figli a lavorare per cercare di sopravvivere. Purtroppo, in queste situazioni, l’accesso all’istruzione è limitato e, di conseguenza, il ciclo di povertà si perpetua. Inoltre, ci sono conseguenze anche fisiche, in quanto questi minori sono a rischio di infortuni gravi”.
Quali sono i Paesi più a rischio per il lavoro minorile?
“Le regioni più colpite dallo sfruttamento minorile sono l’Africa Subsahariana e l’Asia Pacifico. In Africa Subsahariana, ci sono 125,6 milioni di bambini lavoratori, e ben 38,6 milioni di loro sono impegnati in lavori pericolosi. L’Asia Pacifico segue con 70,9 milioni di bambini lavoratori, di cui 22,2 milioni sono coinvolti in lavori rischiosi”.
In un’epoca km cui il consumatore cerca, sopratutto in rete, per un singolo prodotto, la variante che costa meno, pensa ci sia la consapevolezza, che dietro quel pagare poco ci può essere il lavoro forzato minorile?
“Probabilmente sì, ma sembra ancora una realtà lontana. Per questo motivo è importante informare il cittadini e sensibilizzarli per non rimanere indifferenti. Serve un forte cambio di mentalità che a sua volta modifica la abitudini. Senza dubbio questo nuovo Regolamento promuoverà il consumo responsabile, affinché tutti possano evitare di contribuire, anche involontariamente, a forme di sfruttamento”.
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