Lucca, domani apertura diocesana del Giubileo. Il messaggio del vescovo Giulietti

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Giubileo 2025

Giulietti: “Per dodici mesi saremo sollecitati a tornare «Chiesa pellegrina sulla terra», partecipando agli eventi romani come a quelli che si vivranno in Diocesi, nelle Aree pastorali o nelle Comunità parrocchiali”

Il vescovo di Lucca Paolo Giulietti

A venticinque anni dal Giubileo ordinario del 2000 e a dieci dal Giubileo straordinario della Misericordia – quest’ultimo celebrato in occasione dei 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II – arriviamo al Giubileo ordinario del 2025. Aperto da Papa Francesco la notte di Natale a Roma, viene aperto domenica 29 dicembre anche a Lucca come in ogni diocesi del mondo. La partecipazione dei fedeli al rito di apertura prevede tre ritrovi alle ore 16: l’Area pastorale Piana di Lucca guidata dal vicario episcopale don Piero Ciardella si ritrova nella chiesa dell’Arancio; l’Area pastorale Valle del Serchio guidata dal vicario episcopale don Angelo Pioli si ritrova nella basilica di San Frediano; l’Area pastorale Versilia guidata dal vicario episcopale don Giorgio Simonetti si ritrova nella chiesa di Sant’Anna. Dopo una preghiera, da ognuno dei tre punti di ritrovo i fedeli in pellegrinaggio arriveranno prima alla chiesa dei Santi Giovanni e Reparata (entrando dall’ingresso laterale posto all’incrocio tra via del Battistero e via del Gallo ed uscendo dal portale della facciata) per poi dirigersi nella cattedrale di s. Martino. Qui, dopo l’ingresso di diaconi e presbiteri, inizierà la messa solenne presieduta dall’arcivescovo Paolo Giulietti. Quanto raccolto durante l’offertorio verrà destinato a realizzare il segno giubilare diocesano: il «polo della carità» nella città di Viareggio. La raccolta fondi per questo obiettivo continuerà in diocesi per tutto il 2025.

Messaggio dell’arcivescovo Paolo Giulietti
La Bolla di indizione del Giubileo 2025 fa riferimento alla speranza non come a una condizione, ma come a un esito del cammino dell’anno santo: Peregrinantes in spem. In effetti Papa Francesco identifica nel “far ripartire la speranza” il principale obiettivo dell’appuntamento giubilare. Tutta la Chiesa è chiamata a mobilitarsi, non tanto e non solo verso Roma, ma assumendo l’atteggiamento interiore di chi «va alla ricerca del senso della vita» (n. 6). Una Chiesa tutta pellegrina, tutta in cammino per le vie di questo mondo travagliato e complesso, in continua e veloce trasformazione, nel quale i tradizionali riferimenti stabili uno dopo l’altro vacillano, lasciando disorientati, cioè privi di senso. Dove parlare di senso significa riconoscere che la vita, per essere sensata, ha prima di tutto bisogno di un orizzonte, una direzione verso la quale dirigersi. Se manca, si diventa in-sensati, cioè vagabondi, per i quali una direzione vale l’altra, una scelta vale l’altra, rimanendo come unica bussola il soddisfacimento dei bisogni del momento, la minimizzazione dello sforzo o la massimizzazione del profitto. Un itinerario sensato, invece, è guidato dall’intuizione di una meta, che si desidera e alla quale si tende, cosicché in virtù di essa si diviene finalmente capaci di decidere, cioè di tagliar via le strade sbagliate e di imboccare quella giusta. Ma la meta, proprio perché sta alla fine del percorso, non la si possiede; non è una certezza, ma è – appunto – oggetto di speranza. Il pellegrinaggio insegna a vivere di speranza; mettendosi in cammino si apprende a sperare, poiché si consente progressivamente alla meta di assumere il controllo di ogni passo, ogni respiro, ogni sforzo, ogni decisione… Si inizia il cammino disorientati ed esso trasforma un po’ alla volta in persone felicemente orientate. Anche la grazia dell’indulgenza, a ben vedere, si inserisce in questa dinamica, poiché va a eliminare le ferite che il peccato lascia in noi e che vanno ad appesantire il cammino come un fardello che affatica e rallenta il passo. La misericordia sovrabbondante di Dio fa sentire leggeri, nuovi, capaci di allungare il passo nella marcia. La scorsa notte di Natale il Santo Padre ha dato avvio al Giubileo aprendo la Porta santa nella Basilica Vaticana; la domenica successiva l’Anno viene aperto in tutte le cattedrali del mondo, mediante un rito che inizierà – appunto – con un breve pellegrinaggio. Per dodici mesi saremo quindi sollecitati a tornare «Chiesa pellegrina sulla terra», partecipando agli eventi romani come a quelli che si vivranno in Diocesi, nelle Aree pastorali o nelle Comunità parrocchiali; raggiungendo le Basiliche romane o le nostre chiese giubilari, a cominciare dalla Cattedrale. Molti si metteranno fisicamente in cammino e il nostro territorio sarà chiamato a farsi ancor più accogliente per i pellegrini della Via Francigena o degli altri itinerari che attraversano la Lucchesia. Tutti, soprattutto, potranno scoprire che, se non si persegue con impegno una meta, la vita è priva di senso. Come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, che verrà canonizzato il prossimo agosto: «Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare». La vita di chi, decidendo di non partire, rimane comodamente sdraiato sul divano.

+ Paolo Giulietti
Arcivescovo di Lucca



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