Nuovo Giornale Nazionale – L’UCRAINA, PUTIN E I PIFFERI DELL’UNIONE EUROPEA

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Putin gioca come il gatto con il topo e regolarmente i pifferai magici dell’Unione Europea suonano sullo spartito predisposto dal Cremlino.

Putin ha indicato la Slovacchia, guidata dal premier Robert Fico, come possibile luogo dove allestire il tavolo delle trattative per chiudere il conflitto.

L’indicazione di Putin entra come un cuneo nelle divisioni già ampiamente aperte all’interno dell’Unione Europea sul cosa fare, al di là delle chiacchiere, nei confronti dell’Ucraina, mettendo a nudo il contrasto tra i falchi e chi vorrebbe avviare un processo di pace.

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Si è detto che Putin ha gelato il congelamento della guerra che è nelle intenzioni di Donald Trump.

Gelare un congelamento è di per sé un esercizio da illusionisti, ma che cosa voglia davvero Putin lo sa solo lui.

Quel che si percepisce è che Putin sta tastando il terreno, gioca come il gatto con il topo europeo e con quel che resta dell’amministrazione Biden in attesa che entri in campo l’altro gatto, ossia quello con il quale dovrà fare i conti.

Il tema di fondo, come è già stato detto, è la fiducia. In questi trenta anni guidati da una banda di imperialisti di sinistra denominati neocons, qualsiasi rapporto con la Russia è stato segnato dalla volontà di ridurla ai minimi termini, dopo la fine dell’Urss.

Putin lo sa, così come lo sanno i russi, che non si fidano e hanno scelto di uscire dalla logica diplomatica per entrare in quella del confronto bellico, essendo consapevoli di essere una potenza nucleare, forse la più potente del mondo, anche se la stessa cosa non vale per le armi tradizionali.

La sfida del missile non intercettabile, che sembra una buffonata, è, al contrario, il segnale che se qualcuno vuol andare avanti con la guerra, prima di arrivare al nucleare ci sono molti modi per metter in difficoltà gli Usa e le cancellerie europee, che non fanno i conti con un crescente malessere dei popoli, non disposti a qualsiasi avventura.

Putin gioca le sue carte in un momento di estrema debolezza degli europei, con Macron ormai impotente, Sholz eliminato dalla scena politica e Sanchez sull’orlo del fallimento del suo governo.

Leonardo Panetta, ottimo giornalista, ha così stigmatizzato la situazione francese su X: “Quindi in Francia si procede a formare il secondo governo per fermare la destra che però deve piacere alla destra affinché non venga fatto cadere dalla destra”.

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Cosa ce ne facciamo degli europei? Niente. E così Putin gioca a far correre i topolini, in attesa del gatto Usa.

Nel frattempo, a 24 ore dalle parole del capo del Cremlino, che ha ricevuto il premier slovacco Robert Fico il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha definito come, “vacui” i commenti del presidente russo: “Non è un uomo che va preso seriamente quando si parla di una soluzione”, ha affermato Kirby, annunciando un imminente nuovo pacchetto di aiuti per Kiev.

Il fatto è che John Kirby è in procinto di essere un signor nessuno e quel che dice vale praticamente nulla. Aria fritta.

Quel che vale, è, invece, la realtà. E la realtà dice che l’Ucraina sta rallentando il lancio di missili sulla Russia in quanto sta esaurendo le scorte dei dispositivi a lungo raggio Atacms forniti dagli Stati Uniti.

A riportarlo non è la Tass, ma il New York Times, che sottolinea come questo avvenga mentre Donald Trump, estremamente critico rispetto all’utilizzo di armi americane sul territorio russo, si stia preparando per tornare alla Casa Bianca.

Gli Usa in versione Biden in zona cesarini stanno per annunciare l’invio di 1,25 miliardi di dollari in aiuti militari.

Lo hanno affermato funzionari statunitensi, secondo quanto riferito dall’Associated Press.

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Il pacchetto di aiuti comprende missili Stinger, proiettili di artiglieria da 155 mm e 105 mm e munizioni per i sistemi missilistici terra-aria avanzati e per il sistema di difesa aerea HAWK.

Questo nuovo invio non cambierà le sorti del conflitto che fa i conti più che con le armi con la mancanza di uomini, lo scoramento delle truppe, un sempre più significativo distacco tra i vertici di Kiev e chi combatte al fronte.

I giochi non sono fatti. Il gatto russo per ora lancia messaggi per capire fino a dove gli Usa sono decisi ad una svolta che rimetta al suo posto la base essenziale di ogni trattativa: la fiducia reciproca.

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