«A dire il vero, è successo tutto così in fretta che me ne sono accorto solo dopo…». È il 9 settembre 2015: a Röszke, al confine tra Serbia e Ungheria, l’allora ventenne Jonas Höschl (1995) si trova fianco a fianco con una reporter ungherese, nel momento in cui questa allontana a calci un bambino rifugiato che cerca di oltrepassare la frontiera. Le drammatiche vicende di Röszke, l’eco di uno scandalo mediatico su scala globale, segnano profondamente il giovane fotografo: il suo sguardo sul legame tra arte e impegno politico si fa più cinico e disincantato. Dalle drammatiche vicende ungheresi nasce infatti 09. September 2015, Röszke (2021) progetto che raccoglie gli screenshots di articoli online sull’evento – stampati e montati su supporti neri d’acciaio – e che, nelle parole dell’artista, «cerca anche di confrontarsi criticamente con l’idea ingenua di essere di poter lavorare in modo oggettivo come fotografo e allo stesso tempo attivo come attivista».
Corredati da interventi grafici e da brevi filmati, gli scatti di Röszke interrogano la presunta fedeltà dell’immagine fotografica, testimoniando altresì la formazione eterogenea dell’artista di Regensburg. Incoraggiato dal nonno, un docente d’arte, Höschl frequenta dapprima un istituto di design per poi completare il suo percorso accademico a Norimberga – dove studia fotografia con Juergen Teller e graphic design con Friederike Girst e Holter Felten – e a Monaco, dove segue la classe di scultura e belle arti di Olaf Nicolai: «Sono stato fortunato – commenta – a poter godere di una formazione così poliedrica, dalla grafica alla fotografia, alla scultura e alla concept art. E che tutti i miei professori fossero molto aperti a nuove idee, incoraggiandomi a lasciare le loro classi di tanto in tanto per cercare nuove competenze altrove». Sin dagli esordi, dunque, l’artista coniuga uno spiccato attivismo politico – un bisogno già espresso nella prima adolescenza e ben sintetizzato, nel 2023, nell’azione di boicottaggio del festival tenutosi, nel castello di St. Emmeram, dalla “principessa del populismo di destra” Gloria von Thurn und Taxis – con la ricerca del dialogo ad ampio respiro e della connessione interdisciplinare.
In progetti come Glückversprechen (2018) e Fade Away Medley (2021), la giustapposizione di soggetti e tecniche diverse (incisioni, xilografie, litografie), e l’interesse per la grafica editoriale e per la componente sonora – il libro di Fade Away Medley è arricchito da un brano musicale realizzato assieme a un DJ – aggiungono un ulteriore grado di complessità a un discorso dove la politica entra in filigrana, assumendo le sembianze dell’edonismo depressivo descritto da Mark Fisher. La melanconia diffusa tra le generazioni più giovani, strette nella morsa che dal mantra liberale della disciplina e della produttività porta all’istinto autodistruttivo, allo spreco volontario e al consumo di sé, è avvertita dall’artista come la risposta introversa alla tendenziale virata a destra nella politica europea. L’Europa è perduta, spiega Höschl, ha ceduto al fascino e al semplicismo delle comode narrazioni populiste: nel lavoro omonimo, Europe Is Lost (2019) – allestito in occasione della personale TW: Europe alla Galerie EIGEN+ART Lab di Berlino del 2022 – Höschl si serve delle strategie visuali e comunicative della destra estrema (ad esempio, le immagini di alcuni rifugiati vengono trattate come foto segnaletiche, corredate da uno slogan scritto con un font, l’Arial Black, impiegato nelle campagne elettorali).
Il generale senso di spiazzamento, di ribaltamento prospettico, è portato alle estreme conseguenze in lavori come Manfred Weber (2019), un breve filmato in cui Höschl raduna gli spot elettorali dei partiti candidati alle elezioni di quell’anno, denunciando le analogie nelle scelte lessicali e comunicative dell’intero arco parlamentare nazionale: “gli spettatori sanno per lo più a quale partito appartengono – si chiede Maja Klimt commentando il progetto – oppure no?”. Simile il monito di Mira Anneli Naß: “per Adorno – scrive – l’arte critica smaschera i suoi meccanismi di produzione ma si rivela molto vicina a loro”. Il dibattito sull’alfabetizzazione visuale della cittadinanza, sulle conseguenze nefaste di un allentamento all’educazione visiva, trova uno spazio di dibattito nel volume Politik von Medienbildern (Politica delle immagini mediatiche, 2022), che riunisce contributi testuali di studiosi e artisti, chiamati a offrire diverse angolature d’indagine sul ruolo ricoperto dalle immagini nella società contemporanea e sul loro immenso potenziale di persuasione.
Dalla dissezione dei codici visivi contemporanei, passando per il détournement dell’immaginario neonazista – condotto, via memes, con il collettivo Tannhäuser Kreis – Höschl entra, con i suoi 80 portraits (2023), nella dimensione della sorveglianza, operando una vera e propria “schedatura” dei militanti dell’estrema destra tedesca. Privati di un volto, e quindi di un’identità personale, i settantatré uomini e sette donne ritratti prestano il fianco a interrogativi sul genere – «di quali caratteristiche abbiamo bisogno per riconoscere un ritratto in quanto tale?», si chiede l’artista – e introducono il tema di un’identità che muta per cristallizzarsi, esaurendosi nel mito del blut und boden (“sangue e terra”): incarnato in un preciso codice simbolico, il senso reazionario di appartenenza finisce sotto la lente di ingrandimento dell’artista che, liquidato in troppa fretta come “politico” – un’etichetta che, spiega Höschl, in un mondo dove «tutto è politico», è del tutto inoffensiva e priva di pregnanza – preferisce definirsi come un operatore che «lavora criticamente con le immagini mediatiche».
L’opera finalista al Talent Prize 2024
80 Portraits: 73 Männer, 7 Frauen (2023), titolo del lavoro presentato al Talent Prize 2024, è una serie composta da ottanta ritratti fotografici di militanti di estrema destra. Le immagini di settantatré uomini e sette donne, il cui volto è stato cancellato dall’artista, vengono proiettate a parete e accompagnate da un rumore meccanico che intensifica la percezione del pericolo. Appropriandosi di una pratica in voga tra i gruppi radicali di destra, e richiamandosi a una lunga tradizione di schedatura praticata nella Germania dell’Est, Höschl ha prelevato numerose immagini da blog, siti e portali di ricerca antifascisti, che solitamente riportano anche informazioni sugli esponenti di gruppi neofascisti e neonazisti in occasione di incontri collettivi, raduni o celebrazioni.
Biografia di Jonas Höschl
L’artista nasce l’11 marzo 1995 a Regensburg. Il 14 febbraio 2012 prende parte a una dimostrazione contro una grande marcia neonazista organizzata a Dresda. Il 9 settembre 2015 è a Röszke per documentare le violenze delle forze di polizia ungheresi nei confronti dei migranti. Nel 2018 intraprende il percorso in Scultura e Belle Arti all’Accademia di Monaco con Olaf Nicolai e nel 2022 si stabilisce a Monaco e Vienna.
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