Turismo enogastronomico: 40,1 miliardi di euro il fatturato nel 2024, la Toscana la prima della classe, la Sicilia al sesto posto

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La Toscana si conferma la prima regione nella classifica delle mete preferite per la cultura enogastronomica italiana, a preferirla il 19,1% dei turisti. La Sicilia con il 3,2% (1.283.200.000 di €.) si posiziona al sesto posto, dopo la Toscana (7.659.100.000 di €.), l’Umbria, la Puglia, la Calabria e il Lazio.

È quanto emerge dal Rapporto 2024 sul turismo enogastronomico italiano, presentato da Aite-associazione italiana turismo enogastronomico a Parma. Rapporto curato da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, con il supporto di Visit Emilia e Valdichiana Living, il patrocinio di Federturismo, Fondazione Qualivita, Iter Vitis Les Chemins de la vigne en Europe, e la collaborazione dell’Università degli studi di Bergamo, Economics Living Lab e TheFork.

Il dato che lascia sbigottiti non è il sesto posto della Sicilia ma la percentuale degli intervistati che sancisce la differenza di circa il 16 %, tra la capolista e la nostra isola. Credo che questa voragine dovrebbe far riflettere la politica regionale su come gestire l’attività promozionale “enogastronomica” della nostra Sicilia.

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Il turismo enogastronomico ha generato un business di 40,1 miliardi di euro nel 2024, da fatturato diretto, indiretto e indotto, con una crescita del 12% rispetto al 2023 e un +49% sul 2016. Un bacino di turisti in crescita che, secondo le stime dell’Osservatorio ha un potenziale bacino di 14,5 milioni di italiani. (Dati Rapporto sul turismo 2024).

Tra i prodotti più rappresentativi emergono il vino (38,1% delle preferenze) è considerato il prodotto più rappresentativo dell’Italia in ambito agroalimentare, seguono l’olio extravergine di oliva (24%), la pizza (22%), la pasta (15%) e i formaggi (11%). 

Lo studio analizza anche il profilo dei viaggiatori che vengono così suddivisi:

  • “I ricercatori (42,1%), viaggiano per provare nuove esperienze enogastronomiche ed entrare in contatto con la comunità locale.
  • I festaioli (23%), turisti che si avvicinano con una certa “leggerezza” all’enogastronomia, per stare in compagnia e divertirsi.
  • Gli intellettuali (19%), il cui motto è “viaggiare per arricchire il proprio bagaglio culturale”.
  • I figli dei fiori (11,5%), che vedono nel viaggio enogastronomico un’occasione per pensare al proprio benessere psico-fisico e volersi bene.
  • Gli edonisti (4,3%), che decidono di compiere un viaggio enogastronomico per concedersi un lusso”.

I dati del Rapporto certificano che si è ulteriormente consolidato il legame tra gli italiani e il viaggio alla ricerca di cibo, vino, olio e tutte le altre tipicità agroalimentari del territorio italiano. Il 70% degli intervistati dichiara infatti di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con questa motivazione primaria: le risposte evidenziano un +12% sul 2023 e +49% sul 2016. E mentre il turismo domestico generalista ha segnato un calo nel corso dell’ultima stagione estiva, quello enogastronomico non ha deluso, anzi: c’è un ampio bacino di domanda, stimato in 14,5 milioni di potenziali turisti del gusto, che opta prevalentemente per mete domestiche (64%).

Come nei semestri passati, l’enogastronomia si conferma fra le esperienze più desiderate anche per i turisti europei: il 15,3% della popolazione del Vecchio Continente (circa 20,6 milioni di potenziali turisti) ha intenzione di affrontarle nei viaggi in programma per questa stagione invernale, a prescindere dalla tipologia di viaggio (mare, city break, culturali e outdoor). Ed è alto anche l’interesse per le mete e le attrazioni a tema cibo dei mercati long-haul: in particolare svettano le destinazioni del Far East (Giappone, Corea del Sud, Cina) e il Brasile.

La crescita del turismo enogastronomico: dati e trend 2024

Per Roberta Garibaldi, occorre uno strumento strategico nazionale per lo sviluppo armonico del territorio, rivitalizzando i borghi e le aree rurali. “Urgono modifiche normative, investimenti pubblici per infrastrutture e centri museali, formazione e comunicazione dedicate, innovazione tecnologica, un nuovo modello di governance”, ha affermato Garibaldi. Il Rapporto 2024 si conclude con una parte propositiva, la più corposa e completa nella storia ormai settennale dello studio ideato da Roberta Garibaldi.

“Dieci sono le azioni proposte:

  1. Consentire alle imprese agricole e produttive di esercitare le attività turistiche a 360 gradi senza vincoli normativi.
  2. Agevolare le assunzioni nonché la possibilità di collaborazioni flessibili con figure professionali specializzate, disponibili a chiamata, per supportare le imprese nella gestione turistica e nella creazione di esperienze e i percorsi di rete.
  3. Creare musei nazionali del cibo, dedicati a eccellenze italiane come il vino, l’olio e la pizza.
  4. Migliorare l’accessibilità e i collegamenti verso le aree rurali e interne, con soluzioni innovative e sostenibili che prevedano formule ad hoc per le destinazioni interne e rurali con assenza di mezzi pubblici e taxi.
  5. Introdurre l’educazione alimentare nei corsi scolastici, per diffondere cultura sul patrimonio enogastronomico, per dare indicazioni sui principi di sana alimentazione.
  6. Sostenere percorsi per formare professionisti capaci di mettere in rete i produttori, creare e guidare percorsi turistici e supportare le aziende nella commercializzazione delle esperienze.
  7. Favorire la digitalizzazione delle esperienze e l’adozione dell’intelligenza artificiale per la gestione turistica, garantendo supporto ai piccoli produttori per superare eventuali divari tecnologici.
  8. Innovare la governance, oggi troppo frammentata: creare un soggetto inclusivo per definire congiuntamente strategie ed azioni di promozione tra i diversi attori coinvolti (assessorati, Camere di Commercio, DMO, strade del vino, consorzi di produttori, distretti del cibo).
  9. Sviluppare un sito nazionale dedicato al turismo enogastronomico e creare un ufficio stampa internazionale dedicato alla gastronomia italiana.
  10. Potenziare la presenza dell’Italia nei circuiti di eventi internazionali, come i 50 Best Restaurants, e promuovere l’organizzazione di fiere e saloni B2B dedicati al turismo enogastronomico.

“Queste azioni – conclude Roberta Garibaldi – rappresentano i pilastri per trasformare il turismo enogastronomico in un volano di crescita sostenibile, capace di esaltare le identità territoriali, promuovere l’innovazione e garantire benefici economici, sociali e ambientali. Il successo di queste iniziative richiederà una stretta collaborazione tra istituzioni, operatori e comunità locali, ponendo il turismo enogastronomico italiano come modello di eccellenza a livello internazionale”.

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