Voragine Cimitero Poggioreale, il Comune scrive al gip: «No all’archiviazione»

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Per gli avvocati del Comune non ci sono dubbi: l’inchiesta sul crollo nel cimitero di Poggioreale non deve essere archiviata. Anzi: bisogna portare avanti altre indagini e chiedere alla Procura di valorizzare alcuni punti emersi nel corso di questa primissima fase investigativa. In parole dirette: «Sono stati ignorati alcuni segnali di allarme, nei mesi precedenti all’evento maggiormente traumatico». Una sintesi, che fa nasce da una convinzione che sta alla base dell’istanza dei legali di Palazzo San Giacomo: «Il crollo a Poggioreale poteva essere evitato, bisognava intervenire in modo tempestivo e rafforzare le pareti delle gallerie di scavo». Un passo indietro. Siamo ai primi di gennaio del 2022, quando la quiete della città viene turbata da un evento traumatico. Il crollo di una parte del cimitero monumentale.

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È la notte di venerdì quattro gennaio, quando centinaia tra urne, bare e cappelle vengono inghiottite da una voragine. Un miracolo che l’evento sia accaduto nelle ore notturne e non nel corso degli orari di punta, quanto sono migliaia i cittadini a visitare il Monumentale. Due anni dopo l’inchiesta della Procura di Napoli approda a un punto conclusivo. Secondo gli inquirenti non ci sono gli estremi per elaborare un capo di imputazione a carico dei soggetti che erano finiti sotto il cono d’ombra delle indagini. Una vicenda approfondita dai pm Federica D’Amodio e Giuseppe Titta Ferrante, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte, la richiesta di archiviazione fa leva su un punto in particolare: quello che è accaduto a Poggioreale è un evento imprevebile, che poco ha a che vedere con la capacità da parte di tecnici e amministratori di portare avanti i propri progetti nel sotto suolo napoletano.

Come è noto, la zona è interessata dalla definizione della linea della Metropolitana che collega piazza Garibaldi a Capodichino, con una fermata ad hoc in zona Cimitero. Decisiva, alla base della richiesta di archiviazione della Procura di Napoli, una consulenza di ufficio disposta dallo stesso pool di inquirenti. Parliamo della perizia di Nicola Augenti, specialista del ramo, che è già intervenuto in alcuni processi per crolli e disastri accaduti a Napoli, tra cui conviene ricordare la voragine accaduta in zona Riviera di Chiaia undici anni fa (vicenda culminata in alcune condanne in primo grado). Eppure il ragionamento dei consulenti del pm non convince i legali del Comune, secondo quanto emerge dalla richiesta di opposizione all’archiviazione, che chiedono di tornare su alcuni aspetti emersi nel corso delle indagini.

È il capitolo prevenzione. O meglio: il capitolo legato ad alcuni allarmi che hanno scandito la gestione dei lavori sotterranei alcuni mesi prima del crollo di gennaio 2022. Questione di valutazione, di prospettiva, di punti di vista che – dati tecnici alla mano – ora tocca al giudice per le indagini preliminari passare al setaccio e valutare fino in fondo. Una opposizione, quella firmata dall’avvocato Fabio Maria Ferrari per conto del Comune di Napoli, che indica la possibile traiettoria investigativa, a distanza di due anni dal crollo: lì dove non dovessero emergere riscontri in grado di dare forza a una imputazione coatta, Palazzo San Giacomo chiede di indicare al pm una serie di indagini suppletive, per integrare il lavoro svolto fino a questo momento. Più nello specifico, sui «rischi ravvisati per le lavorazioni di scavo in falda freatica; sulla adeguatezza delle misure di controllo e di monitoraggio adottate nel corso dei lavori»; ma anche la possibile escussione testimoniale del personale tecnico «che ebbe ad eseguire i monitoraggio nel 2021 (quindi due anni prima della voragine».

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Non è solo un problema di accertamenti investigativi. È chiaro infatti che attorno alla storia del crollo all’interno del monumentale resta aperta la partita degli indennizzi nei confronti dei cittadini che hanno subìto danni per attività di scavo condotte negli ultimi anni; ma anche la partita delle spese per la messa in sicurezza dell’area e il restauro all’interno del principale cimitero cittadino. Prossimo step ai primi di febbraio. Tocca infatti al giudice decidere se archiviare, se disporre nuove indagini o se – nell’ipotesi più estrema – disporre una imputazione coatta nei confronti dei soggetti finora coinvolti dall’indagine.





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