Elezioni Croazia, il ‘Trump croato’ Milanović stravince

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In Croazia Zoran Milanović, il ‘Trump croato’ e presidente uscente, stravince il primo turno delle elezioni presidenziali, tenutosi domenica 29 dicembre. Con il 49,09% dei voti Milanović non agguanta la maggioranza assoluta e dunque andrà al ballottaggio con il suo principale sfidante, ma in una posizione di assoluta forza: il rivale Dragan Primorac infatti ha ottenuto solo il 19,35%, secondo i dati ufficiali della Commissione elettorale statale (Ces). Il secondo turno è previsto per il 12 gennaio.

Milanović, già primo ministro tra il 2011 e il 2016, è sostenuto dal Partito socialdemocratico croato (Spd), attualmente all’opposizione, mentre Primorac è il candidato del partito conservatore Unione democratica croata (Hdz), al potere governativo. Tuttavia, è l’immagine di Milanović come figura populista a dominare la scena: uno stile comunicativo aggressivo, tanto da essere spesso paragonato a Donald Trump, unito alle feroci critiche alla Nato e all’Unione Europea, e alla contrarietà al sostegno militare occidentale all’Ucraina, lo hanno reso una figura polarizzante e molto popolare.

Nonostante il ruolo del presidente in Croazia sia in larga parte cerimoniale, la rielezione di Milanović potrebbe aggravare le tensioni politiche interne. Già durante il suo precedente mandato, Milanović si è scontrato ripetutamente con il premier Andrej Plenković, bloccando riforme e rallentando l’attuazione di politiche che il governo intendeva portare avanti. Inoltre, la rivalità tra i due ha profondamente segnato la politica croata dell‘ultimo periodo.

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Un copione già visto: il populismo fa sempre più presa

Più che un copione già visto in questo 2024 che ha visto il record di elezioni in Europa, Usa e nel Mondo, il risultato croato conferma una tendenza sempre più chiara e forte ovunque: l’ascesa dei populismi, dell’estrema destra, del rifiuto da parte dei cittadini di ciò che viene percepito come establishment (salvo rivolgersi pur sempre a parti dell’establishment ma percepite come ‘diverse’ o comunque come potenzialmente dirompenti, che potranno cambiare qualcosa). Un fenomeno spesso accompagnato da un ritorno ai valori identitari e nazionalistici: dalla crescita di Alternative fuer Deutschland id in Germania, passando per il ritorno al potere di figure populiste in Slovacchia e Argentina, fino all’avanzata delle forze di estrema destra in Svezia e nei Paesi Bassi, il panorama politico internazionale sembra aver imboccato una direzione precisa, o comunque che non si può ignorare o liquidare come passeggera.

Diversi i fattori che alimentano queste dinamiche, come la disillusione verso i partiti tradizionali, la percezione di una classe dirigente distante e incapace di affrontare le sfide attuali, la crisi economica e il malcontento sociale amplificati, in Europa, dagli strascichi della pandemia e dalla guerra in Ucraina. A questo si aggiunge il potere dei social media, che facilitano la diffusione di messaggi semplici e diretti, spesso polarizzanti, che risuonano con gli elettori, e sempre più sotto la lente proprio per il loro ruolo nell’influenzare l’opinione pubblica.

Inoltre, sebbene Milanović provenga da un partito socialdemocratico, la sua retorica e il suo posizionamento lo avvicinano più al populismo di destra che alla sinistra progressista. Anche la distinzione ideologica tradizionale tra destra e sinistra sembra quindi in crisi, lasciando spazio a un nuovo tipo di polarizzazione basata su valori, identità e atteggiamento verso le istituzioni globali.

Un voto sulla direzione futura del Paese?

Lo stesso premier sta modellando il voto presidenziale come una scelta esistenziale sulla direzione futura del Paese, in sintesi o Unione europea o Russia: “Milanović ci guida a Est, Primorac ci guida a Ovest”, ha affermato.

Milanović da parte sua ha attaccato Plenković per la sua posizione filoeuropea, definendolo il “fattorino” della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Dopo i risultati del voto di ieri ha chiarito subito che intende promuovere “una Croazia che si prende cura dei propri interessi ed è consapevole che solo a noi interessa ciò che accade nel nostro Paese”. Il candidato Spd sta anche spingendo sull’immigrazione come sfida principale della Croazia.

Plenković ha invece sottolineato che “Milanović non ha alcun programma. Non vogliamo essere trascinati verso la Russia, vogliamo che la Croazia vada nella giusta direzione”. Ha definito il presidente uscente “cancro della politica croata” e quanto ai risultati del primo turno ha aggiunto: “Da domani è una nuova partita, due nuove settimane”.

Primorac invece, dopo aver votato, ha dichiarato: “La Croazia sta andando verso il futuro. Ha bisogno di unità, ha bisogno del suo posizionamento globale e soprattutto ha bisogno di una vita pacifica”, facendo riferimento al fatto che Milanović sia un elemento divisivo per il Paese.

Il 2024 anno turbolento per la Croazia, tra scandali ed estrema destra al governo

Il premier tuttavia sconta una serie di scandali per corruzione che hanno portato alle dimissioni o al licenziamento dei oltre 30 ministri del suo partito, da cui proviene lo stesso Primorac. Come se non bastasse, il candidato di Hdz è penalizzato da uno scandalo di corruzione, abuso di posizione e riciclaggio di denaro che ha travolto lo scorso inverno l’ex ministro della Sanità Vili Beros. Anche se quest’ultimo è stato prontamente licenziato da Plenković, il caso ha infuocato il dibattito in occasione delle legislative dello scorso 17 aprile e allungato un’ombra lunga sul governo.

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Per la Croazia il 2024 è stato un anno elettoralmente turbolento: oltre alle elezioni europee, che hanno riguardato l’intera Unione e che a loro volta hanno spostato più a destra l’asse conservatore dell’Europarlamento e della Commissione, il 17 aprile si sono tenute le legislative anticipate, che hanno portato dopo tre settimane alla nascita del terzo esecutivo Plenković. Privo della maggioranza necessaria per governare, il primo ministro si è alleato con l’estrema destra nazionalista di Movimento per la Patria, una decisione confermata poi dal voto di fiducia del Parlamento unicamerale croato, Sabor.

Il Movimento per la Patria (Dp) guidato da Ivan Penava, è stato fondato nel 2020 da nazionalisti radicali e conservatori di estrema destra – tra cui negazionisti dei crimini di guerra croati durante le guerre nell’ex-Jugoslavia degli anni Novanta e nostalgici dell’era ustascia (movimento nazionalista e clerico-fascista durante la Seconda Guerra Mondiale) -, fuoriusciti dall’Hdz di Plenković a causa del suo progressivo spostamento verso posizioni più moderate. E che ora si ritrovano in mano le sorti della maggioranza.

Un quadro già complesso quello del terzo governo Plenković, che la conferma di Milanović alla presidenza potrà solo colorare di ulteriori tinte fosche.



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