Giorgia Meloni parla della manovra finanziaria sapendo di aver mantenuto l’equilibrio di bilancio. La legge di bilancio, spiega il presidente del consiglio, “sostiene i redditi medio-bassi, aiuta le famiglie con figli, stanzia risorse record per la sanità, riduce la pressione fiscale e dà una mano a chi produce e crea occupazione e benessere”.
Meloni: “Proseguiamo sulla strada del sostegno alla natalità”
“Abbiamo utilizzato le limitate risorse a disposizione per rafforzare le principali misure introdotte in questi anni, rendendone alcune strutturali e con una platea più estesa, a partire dal taglio del cuneo fiscale. Abbiamo proseguito sulla strada del sostegno alla natalità e del lavoro femminile, e siamo intervenuti a sostegno delle imprese che investono e rafforzano la propria solidità e competitività”.
“Teniamo i conti in ordine, non rinunciando ad attuare il programma elettorale che abbiamo presentato agli italiani, e diamo ancor più slancio al nostro impegno per combattere la vera evasione e gettare le basi per un rapporto nuovo tra Stato e cittadini. Un altro passo in avanti per costruire un’Italia più giusta, forte e competitiva”, conclude il premier.
Le misure per una Primavera demografica
La manovra contiene una serie di interventi a favore del lavoro, delle famiglie e delle categorie più vulnerabili. Nonostante le limitazioni di risorse, alcune delle principali misure introdotte negli ultimi anni sono state potenziate e rese strutturali, come il taglio del cuneo fiscale. E’ stata ampliata la platea dei destinatari per le misure come congedi parentali, agevolazioni contributive per madri lavoratrici, il bonus asili nido, l’Assegno di Inclusione (Adi) e il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl), con incrementi previsti a partire da gennaio 2025.
Tra gli interventi per le famiglie, spicca l’introduzione di un nuovo “bonus bebè” da 1.000 euro e la creazione di un fondo “dote famiglia” con una dotazione di 30 milioni di euro per il 2025, destinato a finanziare attività extrascolastiche per ragazzi dai sei ai 14 anni, a beneficio di nuclei familiari con un ISEE pari o inferiore a 15.000 euro. Per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025, sarà inoltre riconosciuto un contributo una tantum di 1.000 euro, erogato il mese successivo alla nascita o adozione, per famiglie con ISEE fino a 40.000 euro.
Il congedo parentale sarà esteso al sesto anno di vita del bambino, con una retribuzione dell’80% (rispetto all’attuale 60%) per tre mesi anziché due. Inoltre, l’assegno unico e universale per i figli a carico sarà potenziato, così come il bonus per le rette degli asili nido, ora accessibile senza considerare la soglia ISEE. Cresce anche l’attenzione al benessere psicologico: il bonus psicologo sarà incrementato di 1,5 milioni di euro nel 2025, verrà istituito un fondo per il supporto psicologico agli studenti e saranno stanziati 60 milioni di euro in due anni per garantire un’indennità agli psicologi specializzandi durante il loro percorso formativo.
Il tetto dei fringe benefit aumenta a 1.000 euro per tutti i lavoratori e a 2.000 euro per chi ha figli, con importi maggiorati per i neoassunti che accettano trasferimenti superiori a 100 chilometri dalla propria residenza. La tassazione agevolata al 5% per i premi di produttività viene prorogata per tre anni, a beneficio dei redditi fino a 80.000 euro.
Infine, vengono introdotte novità sul fronte fiscale, come il cosiddetto “quoziente familiare” e una revisione delle detrazioni con maggiore rigore per i redditi superiori a 75.000 euro. Nasce anche il Fondo per il sostegno e la valorizzazione degli oratori, confermando un impegno più ampio verso il sociale.
Soglie più alte per i benefici sociali e lavorativi
In materia di inclusione sociale e lavorativa, sono stati innalzati i requisiti di accesso ai benefici: la soglia ISEE per Adi e Sfl è stata aumentata a 10.140 euro, mentre l’integrazione al reddito sale da 6.000 a 6.500 euro annui, consentendo a circa 50.000 famiglie in più di accedere all’Assegno di Inclusione. Lo Sfl sarà incrementato da 350 a 500 euro mensili, con possibilità di proroga di 12 mesi per chi prosegue percorsi formativi.
Legge di bilancio, equilibrio dinamico tra austerità e consenso
Un equilibrio di bilancio dinamico: da una parte le ragioni dell’austerità 2.0, dall’altra quelle del consenso. Il ministro dell’Economia Giorgetti usa la stessa sobrietà: “Tagliamo la spesa improduttiva e aiutiamo le famiglie più bisognose”. L’equilibrio di bilancio non è un concetto astratto. Grazie a queste politiche economiche, l’Italia potrebbe continuare a beneficiare della nuova percezione sui mercati internazionali, dove il nostro Paese non è più visto come il “grande malato” d’Europa.
Lo status che abbiamo contribuisce a mantenere bassi i costi del debito pubblico, un elemento cruciale per un Paese che prevede di emettere nuove obbligazioni a medio e lungo termine nel prossimo anno. Inoltre, il differenziale di rendimento tra i BTP italiani e i Bund tedeschi si è ridotto ai minimi di oltre tre anni, segno di un rinnovato interesse degli investitori.
Rilanciare gli investimenti delle imprese
L’IRES premiale riduce l’aliquota per le imprese che reinvestono gli utili e incrementano l’occupazione con assunzioni a tempo indeterminato. Un modo per rilanciare gli investimenti. Il Piano Transizione 5.0 viene potenziato semplificando le procedure e permettendo la cumulabilità degli incentivi con altre agevolazioni, per promuovere la digitalizzazione e la sostenibilità delle imprese. Altri due modi per affrontare un 2025 che potrebbe essere tutt’altro che roseo per l’industria.
Gli analisti finanziari comunque avvertono che i rischi rimangono. La crescita del PIL troppo bassa minaccia i piani di consolidamento fiscale promessi dal governo. Eventuali tagli ai tassi di interesse da parte della BCE potrebbero ridurre l’attrattività dei BTP.
Opposizione all’attacco
E le opposizioni? Elly Schlein del PD boccia la manovra come “senza respiro”, puntando il dito su pensioni minime ritoccate “di meno di 2 euro al mese”, tagli alla sanità pubblica e miliardi destinati al Ponte sullo Stretto.
Dalla maggioranza, qualcuno nella Lega richiama l’attenzione sul Nord produttivo, sperando in qualche scossone sulla linea tenuta fino ad ora dall’Italia rispetto alla guerra in Ucraina. Ma le minacce in realtà sembrano più vicine di Kiev. Se la crisi fiscale e politica di Parigi dovesse degenerare in una crisi finanziaria, nemmeno i BTP italiani sarebbero immuni, avvertono gli esperti.
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