Il capogruppo del Carroccio: al segretario do un’opportunità per durare
«È andata non bene. È andata benissimo. Che squadra meravigliosa che siamo…», l’hanno sentito urlare al telefono sabato nei corridoi di Palazzo Madama poco dopo il varo definitivo della terza finanziaria del governo Meloni, la sua settima di fila da capogruppo della Lega a Palazzo Madama.
Peccato che la frase con la legge di bilancio non avesse nulla a che fare e che l’entusiasmo del momento fosse figlio dei tre punti portati da Cagliari dalla sua Inter, di cui è un tifoso assatanato, talmente assatanato che sull’aereo che portava un anno e mezzo fa i parlamentati interisti a Istanbul per la finale di Champions League quasi si sentiva solo la sua voce.
Già, perché a Massimiliano Romeo, leghista di rango e soprattutto fresco di elezione alla guida della Lega lombarda, la manovra licenziata dalla stessa maggioranza di cui fa parte non è piaciuta granché. O, almeno, è l’immagine che ne hanno ricavato dall’opposizione i parlamentari più scafati, tipo Francesco Boccia, che dopo averlo sentito nelle dichiarazioni di voto ha chiesto ironicamente «di fare spazio a Romeo tra i nostri banchi, dove si sentirebbe senz’altro a suo agio…».
Del protagonismo romeiano dell’ultima fase — «romeiano, ma dai, ma non scherziamo», si schermisce lui in privato — si parla tanto, dentro e fuori dal Carroccio. È lui la nuova spina leghista nel fianco del governo Meloni? «Non è che bisogna dire che va sempre tutto bene, eh?», azzanna Romeo nelle conversazioni private. Poi si ferma: «Tanto per cominciare, nel mio intervento ho elencato le cose che sono state fatte bene dal governo: i provvedimenti per la natalità, l’Irpef per le fasce più deboli, il sostegno alle famiglie, l’Ires premiale per le imprese che investono…». Poi riparte all’attacco, forse memore di quella fase di gioco dell’Inter di Simone Inzaghi che, quando l’avversario lo richiede, aspetta compatta dietro e attacca in ripartenza: «Però, scusate, dobbiamo porci degli obiettivi per il futuro o no? Possiamo dire che la parte produttiva del Paese si aspetta di più dal governo o dobbiamo tacerlo? Ecco, io non ho fatto altro che mettere in fila queste cose, che l’anno prossimo ci aspettiamo…». Altrimenti? «Non c’è un altrimenti, su, dai, è chiaro, l’anno prossimo vanno fatte delle cose in più», scandisce ostentando quel sorriso ironico dietro il quale ogni tanto si nasconde qualche traccia di perfidia politica.
I più meticolosi osservatori di cose di Palazzo lo ricordano perché fu proprio lui, prendendo la parola subito dopo pranzo in una bollente giornata di luglio del 2022, a leggere in Senato l’intervento che fece capire a Mario Draghi che il suo governo era arrivato improvvisamente al capolinea. La corposissima fanbase della trasmissione La Zanzara su Radio24, invece, lo conosce come il fratello maggiore di Filippo Champagne, iconico personaggio della movida milanese reso celebre dalle ospitate radiofoniche dal duo Cruciani-Parenzo. «Sono il fratello di Filippo Champagne», scherzò lui qualche settimana fa di fronte ai cronisti, poco prima che si sbloccasse l’impasse del congresso della Lega lombarda e che uno dopo l’altro venissero rimossi gli ostacoli che si frapponevano tra lui e la segreteria.
Dicono di lui: è chiaro, lavora al dopo Salvini. Teorema, neanche troppo campato in aria, al quale Romeo risponde così: «Io, a Salvini, in realtà voglio dare un’opportunità: quella di fare il federatore. Se fa il federatore, la sua strada può avere un futuro». Come? «Bisogna recuperare le radici del Nord e impiantarle come si deve all’interno del progetto del partito nazionale. Sintetizzando al massimo, perché non ci siano equivoci: la Lega deve essere un movimento dal respiro nazionale ma dalle forti identità territoriali». Se non siamo al vecchio «prima il Nord», ecco, poco ci manca.
Parte delle sue fiches sul tavolo verde del Carroccio, e anche della maggioranza, Romeo le ha lanciate. Ora si vedrà: «Io faccio il capogruppo, sono un parlamentare. Al Parlamento spetta il compito di dare un indirizzo al governo. Adesso l’auspicio è che queste cose di cui ho parlato in Aula si concretizzeranno presto». E all’«altrimenti?», sempre in privato, oppone un silenzio che dice tante cose. Tantissime.
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