Si chiude il 2024 e porta con sé numeri altissimi di vittime di guerra e che il 2025 sia un anno di pace sembra un’utopia
Anche il 2024 è stato un anno segnato dalle guerre. Anche, perché già il 2023, come riportato dall’annuale report Global Peace Index dell’IEP (Institute for Economics & Peace), era stato l’anno con il maggior numero di conflitti dal 1946: 59 guerre in 34 Paesi. L’Indice, principale indicatore mondiale della pace, utilizza 23 indicatori qualitativi e quantitativi provenienti da fonti attendibili e misura lo stato di pace di 163 Stati e territori considerando tre ambiti: il livello di sicurezza e protezione sociale, la portata dei conflitti interni e internazionali, il grado di militarizzazione.
Un passo indietro: il 2023
Le guerre più cruente degli ultimi anni sono tre: quella nella regione settentrionale etiope del Tigray (286mila morti tra 2021 e 2022), quella in Ucraina (circa 80mila morti) e quella a Gaza (oltre 40mila palestinesi uccisi). Dal report emerge che sia l’Africa, nel 2023, ad aver il più alto numero di conflitti in corso (28) seguita da Asia (17) e Medio Oriente (10).
Nel 2023, emerge dal report, l’Africa ha visto quasi raddoppiare (rispetto al 2013) il numero dei conflitti e nel continente le vittime della guerra hanno superato le 330mila morti. Scenari particolarmente sanguinosi sono stati quelli in Nigeria, a causa delle violenze di Boko Haram e il conflitto in corso nella Repubblica Democratica del Congo.
In Asia i conflitti più brutali sono quelli tra giunta militare al potere e ribelli in Myanmar e quello nell’isola di Mindanao, mentre per l’America Latina il problema principale sono i conflitti che non vedono coinvolti i governi di uno Stato (sono aumentate le violenze sia in Messico sia in Brasile). Nel 2023 avevano tirato un (lievissimo) sospiro di sollievo lo Yemen (per la prima volta dal 2015 quello in corso nel Paese non veniva categorizzato come conflitto) e in Siria, che aveva registrato un calo delle violenze, ma sappiamo quanto sia stato difficile il 2024 per queste zone.
Nel 2023 in Medio Oriente si era tornati a registrare un elevatissimo numero di morti, legati al conflitto in corso a Gaza. Se nel 2022 in tutta la regione mediorientale i morti relativi alle guerre erano stati poco più di cinquemila (il numero più basso dal 2011) nel 2023 è salito a circa 26mila, di cui 23mila quasi uccisi a Gaza.
Il 2024
Sono molti, come si evince, i fronti aperti da anni che anche nel 2024 hanno fatto registrare un numero sconcertante di vittime, a partire appunto da Gaza con il dramma dei più piccoli, imprigionati in un mondo fatto unicamente di violenza e devastazione. Seppur nel disinteresse internazionale, poi, ci sono numerosi conflitti che non riescono a raggiungere la prima pagina dei giornali, ma che continuano a provocare morti e violenze, come quanto succede in Kurdistan.
Come anticipato il 2024 è stato drammatico per la Siria, a seguito della caduta del regime di Assad anche in Siria, da oltre un decennio stritolata da una durissima guerra, il destino più nefasto è quello dei minori.
Mentre Kiev da oltre mille giorni vive una guerra che sembra non avere nessuna possibilità di finire presto, gli echi della guerra in Ucraina sono arrivati fino al Mar Glaciale Artico.
Come emerge anche dal report del 2023 in Sud America sono gli scontri con soggetti non governativi, nel gennaio del 2024 era stato l’Ecuador al centro di violenze massicce. Anche Haiti e Kenya sono stati messi in ginocchio da violenze interne gravissime che hanno provocato morte e devastazione.
E, per concludere, una “guerra” ha interessato l’Europa molto da vicino: quella al turismo di massa che ha reso le città invivibili dalla popolazione locale, specialmente in Spagna.
di: Flavia DELL’ERTOLE
foto in copertina: ANSA/Omar Ashtawy/APA Images via ZUMA Press Wire
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