Senatrice Mariastella Gelmini, oggi nel gruppo Noi Moderati-Centro popolare, che giudizio dà della manovra appena approvata?
«La manovra, in un quadro di risorse scarse, ha alcuni pregi indubbi. Ha tenuto sotto controllo i conti pubblici. È prudente. Improntata alla serietà, all’equilibrio. Ed ha anche un pregio ulteriore: ha recepito le regole del nuovo patto di stabilità europeo. Non era scontato, ma ha avuto un parere favorevole anche dall’Europa. Un governo che si pensava sovranista si è dimostrato nei fatti, sotto la guida di Giorgia Meloni, responsabile ed europeista».
I dati per ora sembrano darle ragione.
«Lo spread è sotto controllo, l’inflazione sta diminuendo, l’occupazione fa ben sperare. Non c’è stato affatto lo smantellamento dello stato sociale paventato dalla sinistra. E nemmeno l’invasione delle cavallette!»
Si poteva osare di più?
«Si può sempre fare meglio, ma proprio perché la coperta è corta e la manovra si muove in un quadro di risorse scarse, è stato fatto il massimo del possibile: il taglio del cuneo fiscale è stato reso strutturale per i redditi fino a 40mila euro. Significa aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, non una tantum ma con una misura stabilizzata».
Sul ceto medio e per le famiglie c’è molto da fare…
«Le risorse che il governo aveva sono state messe sulla famiglia. Mi riferisco all’assegno unico, che è stato rafforzato, all’assegno da mille euro per i nuovi nati, all’ampliamento e allungamento dei congedi parentali, le detrazioni per le spese scolastiche. Si può sempre fare di più, ma la direzione è quella giusta e le risorse impiegate non sono poche. E su questo Noi Moderati – Centro popolare, che insiste proprio sulla tutela dei più deboli e sulla centralità della famiglia può dirsi pienamente soddisfatta».
A proposito di Noi Moderati, i centristi con lei si collocano stabilmente nel centrodestra, non c’è spazio intermedio?
Questi due anni hanno dimostrato – e lo abbiamo visto con le Europee – che per una serie di situazioni che si sono verificate, lo spazio per una forza centrista autonoma, al di fuori dei due poli, è scarsa. E su questo pesano le responsabilità dei due leader del terzo polo che, portando a una rottura, hanno reso non sostenibile la traversata tra le due coalizioni. L’unico spazio per l’elettorato moderato è quello del centrodestra».
Vi sentite valorizzati, non schiacciati?
Per me, Carfagna e Versace è stato naturale intraprendere un percorso con Maurizio Lupi, con cui condividiamo una progettualità piena. L’elettorato moderato ha uno spazio nel centrodestra, dove Giorgia Meloni, pur guidando un partito di destra, sta governando dal centro».
Mi aiuti a capire meglio questo passaggio, Meloni leader centrista?
«È una donna di destra che dimostra di saper condurre l’azione di governo ancorandola a valori e a principi a cui si ispirano i centristi, i popolari e i liberali. Lo vediamo chiaramente nelle scelte di politica estera, dove atlantismo ed europeismo sono linee-guida sulle quali Meloni è coerente con Mario Draghi e Silvio Berlusconi. Non a caso i sondaggi, dopo due anni e mezzo, dicono che gli italiani apprezzano la stabilità con cui Meloni conduce una politica governata dal centro. E vale anche per la politica economica, come dicevo a proposito della manovra».
A quale progetto lavora, Gelmini? Al rafforzamento dell’ala centrista della maggioranza?
«Stiamo lavorando con tanti amici per rafforzare Noi Moderati – Centro popolare in quest’ottica, per dare cittadinanza ai liberali, ai popolari e ai riformisti nell’ambito del centrodestra. Guardiamo anche ai riformisti che con il Pd della Schlein non si trovano più: da noi avranno spazio per esprimere il loro pensiero».
Veniamo all’anno che si apre, un 2025 di Sì?
«Il primo Sì che serve, e che credo sia a portata di mano, è quello legato alla riforma della giustizia, con la nascita di due Csm, e alla separazione delle carriere. Riforme approvate in prima votazione in commissione alla Camera e sulle quali è ormai maturata, dal punto di vista del sentire collettivo, la metabolizzazione necessaria. Nel pieno rispetto del ruolo e delle funzioni della magistratura, l’anno nuovo deve vedere la separazione delle carriere e la nascita di due Csm – uno per la magistratura inquirente e uno per quella giudicante – e l’estrazione a sorte dei togati per limitare lo strapotere delle correnti e per garantire il giusto processo. Questo mi auguro sia il primo sì del 2025».
Quale altro Sì vorrebbe vedere realizzato, l’anno che viene?
«Uno non meno importante, il Sì all’Europa. Quello che serve per un nuovo protagonismo europeo in campo energetico, economico e militare. Lo dice anche Mario Draghi nel Rapporto sulla competitività: serve un’Europa che diventi adulta e prenda in mano il proprio destino. Partiamo dalla difesa comune, nel nome di De Gasperi. Settant’anni fa invocava una difesa comune europea, oggi davanti allo scenario geopolitico che abbiamo, quell’intuizione diventa un’esigenza non più rimandabile».
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