La straordinaria annata di Lebrun, diciottenne occhialuto che a Parigi 2024 ha fatto innamorare la Francia.
Il 2024, nello sport, è stato senza alcun dubbio l’anno di Parigi, delle Olimpiadi più scenografiche di sempre e, per chi scrive, anche le più belle di sempre. Abbiamo tutti ancora negli occhi, e per tanto tempo le avremo ancora, la Tour Eiffel illuminata con i cinque cerchi che si stagliava dietro al campo da beach volley come immagine simbolica della grandeur di questi Giochi; così come abbiamo ancora negli occhi l’impresa clamorosa della Battocletti, la cavalcata inarrestabile delle ragazze del volley, lo sprint indolente di Ceccon, i volteggi sicuri ed eleganti di Alice d’Amato.
Chi, più di tutti, non dimenticherà mai questi Giochi, sono però i francesi, che hanno aperto le porte della loro capitale – e, solo in seguito, anche i loro cuori – allo sport nella sua miglior versione. Fra i tanti eroi francesi di Parigi 2024, che mai come quest’anno hanno potuto festeggiare un numero altissimo di medaglie d’oro, ce n’è uno di cui si parla poco fuori dalla Francia ma a cui sono bastati due bronzi per far innamorare un paese intero: Félix Lebrun.
La Francia, il ping-pong e i fratelli Lebrun
Il primo passo per capire la grandezza di quello che sta facendo Félix Lebrun è un’occhiata veloce alla storia del ping-pong. È difficile trovare un altro sport in cui una sola nazione sia dominante come lo è la Cina nel tennis tavolo. L’ultimo titolo mondiale vinto da un non cinese risale al 2003, con l’austriaco Werner Schlager, ma è stato solo uno dei pochi exploit che di tanto intanto interrompono un dominio cinese che dura dal 1959, con il primo Mondiale conquistato da Rong Guotuan, e ogni quattro anni si palesa agli occhi del pianeta come una delle cose più ovvie e insindacabili che ci siano nel mondo dello sport: ad oggi, sono state assegnate 37 medaglie d’oro olimpiche e 32 sono finite in Cina. L’ultimo non cinese a salire sul gradino più alto è stato il sudcoreano Ryu Seung-min, ad Atene 2004. L’unico non asiatico fu lo svedese Jan-Ove Waldner a Barcellona ’92. La Francia, prima di Parigi 2024, aveva ottenuto un totale di due medaglie olimpiche: un argento nel ’92, con Jean-Philippe Gatien che perse la finale proprio con Waldner, e un bronzo a Sidney 2000, nel doppio, disciplina che dal 2008 è stata sostituita dalla prova a squadre.
Non fraintendiamoci: il dominio cinese in questo sport è ancora oggi saldo e inscalfibile. A Parigi 2024, però, una nuova potenza è apparsa, più o meno improvvisamente, sulle cartine mondiali del ping-pong e rischia di diventare il più grande spauracchio dei cinesi da tanto tempo a questa parte, tutto grazie ad una coppia di figli d’arte: i fratelli Lebrun. Nati a Montpellier, nel sud della Francia, sono frutto dell’amore fra un ex numero 7 del ranking francese, Stephane Lebrun e la sorella di Cristophe Legout, che ha rappresentato per tre volte la Francia del ping-pong ai giochi olimpici. Insomma, difficilmente i fratelli Lebrun sarebbero potuti diventare qualcosa di diverso da quello che sono.
Il fratello maggiore Alexis (classe 2003), a vent’anni diventava il primo francese a battere un numero uno al mondo nel nuovo millennio, da perfetto sconosciuto. Il numero uno di allora, ovviamente cinese, era Fan Zhendong e negli ultimi 15 mesi aveva ottenuto il 92% di vittorie. Per il presidente della federazione francese di tennis tavolo “è stato come se Roger Federer, nel momento del suo massimo splendore, avesse perso contro un ragazzino di 19 anni che un anno prima era intorno al numero mille nella classifica”. Oggi Alexis occupa la 21esima posizione del ranking mondiale e quella vittoria fu solo un assaggio di quello che avrebbe fatto il suo fratellino Félix.
Parigi 2024: la Francia scopre i fratelli Lebrun
E all’improvviso arriva Félix. Il più giovane dei fratelli Lebrun si presenta a Parigi 2024 da predestinato e perfetto sconosciuto allo stesso tempo. Predestinato perché arriva da numero 5 al mondo, con in bacheca un oro ai Giochi Europei di un anno prima e un secondo posto a livello nazionale, battuto solo dalla sua unica kryptonite, il fratello Alexis. Perfetto sconosciuto perché puoi essere predestinato quanto vuoi ma in uno sport come il ping-pong, in Francia, non c’è modo di uscire dall’anonimato se non vincendo una medaglia olimpica.
Ed è proprio quello che fa: ne vince due e alla fine dei Giochi è un eroe nazionale, tanto che in un articolo su Le Figaro dell’ultimo giorno di Olimpiadi, Cédric Cailler ne parla così: “al fianco di Teddy Riner (2 medaglie d’oro, n.d.r) e Léon Marchand (4 ori e un bronzo, n.d.r), Félix Lebrun resterà come uno degli eroi blu-bianco-rossi di questi Giochi” – con “solo” due bronzi – “e per quelli che hanno avuto la fortuna di vivere un match all’Arena Paris Sud, il tennis tavolo non sarà mai più solamente uno di quei passatempi da campeggio che si praticano fra un bagno e un bicchiere di rosé”.
Se il bronzo individuale – ottenuto perdendo in semifinale contro il numero 1 al mondo Fan Zhendong e battendo la sorpresa brasiliana Hugo Calderano nella finale per il terzo/quarto posto – lo ha rivelato ai francesi come l’ennesimo ragazzino destinato a fare grandi cose nello sport per il loro paese, è il secondo bronzo, quello a squadre, a far sì che l’intero paese impazzisse per lui. Un po’ perché le medaglie a squadre scaldano e uniscono sempre più di quelle individuali, probabilmente facendoci sentire tutti un po’ più parte dell’impresa; un po’ perché la presenza del fratello Alexis in squadra faceva schizzare il livello di suggestione; e un po’ perché la sua doppia vittoria è stata decisiva nella conquista di una partita al cardiopalma contro lo stra-favorito Giappone nella finale per il bronzo.
Prima batte l’attuale numero 3 al mondo Tomokazu Harimoto, portando la Francia sul 2-0, poi entrambi i suoi compagni vengono sconfitti e si ritrova a giocarsi il bronzo olimpico per sé e per i propri compagni da favorito contro il meno forte dei giapponesi, quindi con letteralmente tutto da perdere, ricordiamo, a 18 anni ancora da compiere. Vince 3-1 e fa impazzire, per una medaglia di bronzo, un’intera nazione che in quei giorni si stava abituando a vincere ori come non ne aveva mai immaginati di vincere.
L’ascesa continua dopo Parigi
A Parigi 2024 è nato il mito di Félix Lebrun e gli ultimi mesi del 2024 non possono essere altro che una continua scalata. Continua a vincere titoli, in singolo e in doppio, e a risalire posizioni nel ranking WTT, con una differenza rispetto al pre-Parigi 2024: ora ha milioni di tifosi che fanno il tifo per lui.
A ottobre, si fa eliminare ai quarti di finale degli Europei di Linz (in Austria), ma subito dopo si laurea campione nel doppio con il fratello Alexis. I Lebrun diventano la terza coppia francese nella storia ad ottenere il titolo continentale.
Pochi giorni dopo, Félix conquista il suo primo WTT Champion (l’equivalente dei Masters 1000 nel tennis) a livello individuale, a Montpellier, davanti a 42 mila persone accorse nei 6 giorni di torneo solo per vedere i suoi colpi. L’epopea sembra la più classica e banale trama di un film. Ai quarti di finale, per la prima volta nella sua vita, sconfigge il suo fratello-kryptonite in un match epico. In semifinale ritrova Lin Shindong che lo aveva buttato fuori a Parigi e che nel frattempo era sceso a numero 2 del ranking mondiale: lo batte 4-0. In finale è ancora rivincita, ma questa volta al contrario: il suo avversario è Harimoto, che aveva battuto nella prova a squadre a Parigi. Vince 4 a 1 e diventa il primo francese della storia a vincere un WTT Champion, a casa sua, dove tutto è iniziato.
A novembre, i quarti di finale nel WTT Champion di Francoforte gli valgono il quarto posto nel ranking, il più alto della sua ancora giovanissima carriera. Il trionfo più grande, però, deve ancora arrivare.
A dicembre, a Fukuoka, si giocano le WTT Finals. Félix e Alexis raggiungono la finale contro i giapponesi Togami-Shinozuka e li battono, davanti al loro pubblico, per 3 a 2. Con questa vittoria, i fratelli Lebrun salgono in vetta al ranking di coppia, diventando, non serve neanche dirlo, i primi francesi di sempre a farlo.
La rivincita dei nerd
Non sono, però, solo i risultati e la giovane età ad aver fatto innamorare i francesi di Félix Lebrun: due bronzi olimpici e un quarto posto nel ranking mondiale, per quanto ottenuti a cavallo dei 18 anni, non possono bastare a diventare l’idolo di una nazione che ha visto brillare in casa propria campioni come Marchand, Riner, Wembanyama, Dupont e Ngapeth. La Francia si è innamorata di Félix perché è l’esatto contrario di tutti questi campioni. Lebrun rappresenta la rivincita dei nerd nello sport.
Il fisico esile, i capelli biondi, ordinati ma senza una reale pettinatura, gli occhiali da vista quadrati, essenziali, senza fronzoli né particolari ambizioni estetiche lo avvicinano ai francesi, sia a quelli come lui, che in lui vedono anche una propria vittoria, personale e di categoria sociale, sia a quelli distanti dal suo modo di essere, che però con lui empatizzano in modo quasi paternalistico, vedendo in lui il compagno di classe un po’ sfigato, che nessuno prendeva particolarmente sul serio e gioendo nel vedere che ce l’ha fatta. E poi c’è quell’impugnatura alla cinese, chiamata “a penna”, con indice e pollice stretti attorno al manico della racchetta, rivolta verso il basso, un’impugnatura del tutto inusuale in Europa che aggiunge quel tocco di anti-convenzionalità che non può mancare in un eroe moderno.
Grazie a lui e alle sue prodezze, in singolare e in coppia col fratello, i francesi si sono appassionati al tennis tavolo, che ora spera di vivere un boom di iscrizioni e investimenti. Un primo assaggio lo ha dato il torneo di Montpellier che ha consacrato definitivamente Lebrun. Alla Sud de France Arena sono stati venduti 42 000 biglietti in 12 sessioni, una media di 3500 spettatori a sessione, ma con un picco di 6000 per la finale vinta dall’eroe di casa. Le strade di Montpellier erano assalite da gente con la maglia di uno dei fratelli Lebrun, finite sold out in una manciata di giorni, come ha dichiarato all’Equipe Roland Berg, proprietario di Tibhar, sponsor tecnico dei Lebrun fino al 2032. Sugli spalti si cantava il nome di Félix Lebrun sulle note del ritornello di Highway to Hell, come a voler aggiungere un po’ di rock al personaggio più anti-rockstar dello sport francese.
Il ritorno in campo per i Lebrun è previsto il 6 gennaio, a Doha, ma il primo grande appuntamento sarà a fine mese, con il Grand Smash di Singapore, dove Félix proverà ancora una volta fare la storia, scalzando i cinesi dal trono. Se il 2024 è stato l’anno della scoperta di Félix Lebrun e della sua rapida ascesa, il 2025 dovrà essere l’anno della consacrazione. Lo sa lui e lo sa il suo coach, Natahnael Molin, ex giocatore professionista e grande amico di papà Lebrun, che dopo le medaglie di quest’estate ne parlava così: “fisicamente non ha ancora finito di crescere, tecnicamente c’è ancora molto lavoro da fare, e anche mentalmente deve migliorare, perché per battere i migliori due al mondo ci vuole un livello eccezionale in tutto. Ma è un campione e proveremo a renderlo una leggenda”
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